La chiesa di Sant’Antioco, suggestivo esempio di architettura romanica fortemente influenzata da modelli francesi e con preziose inserzioni di gusto pisano, costituiva uno degli elementi dell’antico borgo medievale di Bisarcio, che fu anche sede vescovile attestata nelle fonti tra il 1102 e il 1503. Lo sviluppo della fabbrica architettonica1 si articolò secondo tre significative fasi costruttive: il primitivo impianto, antecedente al 1090, era di tipo basilicale a tre navate e venne probabilmente distrutto da un incendio. Sono ancora individuabili resti di basamenti murari e un archetto di scarico che indicano le dimensioni e lo sviluppo planimetrico che risulta di tutto rispetto nel panorama coevo dell’isola. Intorno alla metà del XII secolo la chiesa venne ricostruita lasciando immutate le caratteristiche planimetriche del precedente impianto ed aggiungendovi la notevole torre campanaria. Sono probabili, in questa fase, apporti di maestranze pisane che lavoravano nel cantiere di S.Giusta ad Oristano ed altre francesi impiegate in quello dell’abbazia di Nostra Signora di Corte nell’agro di Sindia intorno al 1147. Tra il 1170 e il 1190 venne aggiunto alla facciata principale un singolare avancorpo su due livelli, circostanza pressoché unica nel panorama isolano. L’intervento condotto dalla Soprintendenza di Sassari e Nuoro (diretto dallo scrivente) si è articolato su base triennale dal 2001 al 2003, giovandosi anche dell’apporto di progettisti e consulenti esterni; esso è stato indirizzato al consolidamento e alla reintegrazione dei ruderi della sede vescovile e (in particolare nell’ultima annualità) al restauro della monumentale facciata della chiesa il cui stato di conservazione, nonostante i recenti interventi condotti sul finire degli anni novanta, era tale da richiede un estesa opera di conservazione delle superfici riccamente decorate aggredite da microrganismi e con avanzati fenomeni di erosione. Problematiche strutturali e formali caratterizzavano l’apparato murario a due paramenti dei ruderi della cinta muraria: da una parte occorreva garantire un livello accettabile di stabilità ad elementi privi di manutenzione da diversi decenni e allo stesso tempo fornire una chiave di lettura della stratigrafia e delle fasi costruttive. Si è scelto di operare delle reintegrazioni con l’utilizzo di materiale lapideo della stessa natura accumulato nei depositi di crollo ma non tale da consentire alcuna operazione di anastilosi, avendo cura di arretrarne il filo per consentire la distinguibilità dell’intervento e possibilità di potenziale smontaggio. L’alternativa, subito scartata, sarebbe consistita nell’aumentare la coesione tra gli elementi superstiti con malte ad alta capacità adesiva in grado di sopperire all’insorgenza di sforzi di trazione, ma che difficilmente avrebbero consentito di essere rimosse senza un sacrificio cospicuo di materia storicizzata.

Il restauro del complesso monumentale di Sant’Antioco di Bisarcio presso Ozieri (SS) / Billeci, Bruno. - In: PROGETTO RESTAURO. - ISSN 1974-7799. - 57(2011), pp. 30-35.

Il restauro del complesso monumentale di Sant’Antioco di Bisarcio presso Ozieri (SS)

BILLECI, Bruno
2011-01-01

Abstract

La chiesa di Sant’Antioco, suggestivo esempio di architettura romanica fortemente influenzata da modelli francesi e con preziose inserzioni di gusto pisano, costituiva uno degli elementi dell’antico borgo medievale di Bisarcio, che fu anche sede vescovile attestata nelle fonti tra il 1102 e il 1503. Lo sviluppo della fabbrica architettonica1 si articolò secondo tre significative fasi costruttive: il primitivo impianto, antecedente al 1090, era di tipo basilicale a tre navate e venne probabilmente distrutto da un incendio. Sono ancora individuabili resti di basamenti murari e un archetto di scarico che indicano le dimensioni e lo sviluppo planimetrico che risulta di tutto rispetto nel panorama coevo dell’isola. Intorno alla metà del XII secolo la chiesa venne ricostruita lasciando immutate le caratteristiche planimetriche del precedente impianto ed aggiungendovi la notevole torre campanaria. Sono probabili, in questa fase, apporti di maestranze pisane che lavoravano nel cantiere di S.Giusta ad Oristano ed altre francesi impiegate in quello dell’abbazia di Nostra Signora di Corte nell’agro di Sindia intorno al 1147. Tra il 1170 e il 1190 venne aggiunto alla facciata principale un singolare avancorpo su due livelli, circostanza pressoché unica nel panorama isolano. L’intervento condotto dalla Soprintendenza di Sassari e Nuoro (diretto dallo scrivente) si è articolato su base triennale dal 2001 al 2003, giovandosi anche dell’apporto di progettisti e consulenti esterni; esso è stato indirizzato al consolidamento e alla reintegrazione dei ruderi della sede vescovile e (in particolare nell’ultima annualità) al restauro della monumentale facciata della chiesa il cui stato di conservazione, nonostante i recenti interventi condotti sul finire degli anni novanta, era tale da richiede un estesa opera di conservazione delle superfici riccamente decorate aggredite da microrganismi e con avanzati fenomeni di erosione. Problematiche strutturali e formali caratterizzavano l’apparato murario a due paramenti dei ruderi della cinta muraria: da una parte occorreva garantire un livello accettabile di stabilità ad elementi privi di manutenzione da diversi decenni e allo stesso tempo fornire una chiave di lettura della stratigrafia e delle fasi costruttive. Si è scelto di operare delle reintegrazioni con l’utilizzo di materiale lapideo della stessa natura accumulato nei depositi di crollo ma non tale da consentire alcuna operazione di anastilosi, avendo cura di arretrarne il filo per consentire la distinguibilità dell’intervento e possibilità di potenziale smontaggio. L’alternativa, subito scartata, sarebbe consistita nell’aumentare la coesione tra gli elementi superstiti con malte ad alta capacità adesiva in grado di sopperire all’insorgenza di sforzi di trazione, ma che difficilmente avrebbero consentito di essere rimosse senza un sacrificio cospicuo di materia storicizzata.
2011
Il restauro del complesso monumentale di Sant’Antioco di Bisarcio presso Ozieri (SS) / Billeci, Bruno. - In: PROGETTO RESTAURO. - ISSN 1974-7799. - 57(2011), pp. 30-35.
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