L'articolo si incentra sullo studio della funzione di denominazione nei Mémoires D.M.L.D.M. (Cologne, Pierre du Marteau, 1675). Contrariamente a quanto lascerebbe presagire il titolo, con la sua ostentata dissimulazione del nome dell’autore-protagonista, il testo non prosegue, al suo interno, nel tentativo di nascondimento dei personaggi di una vicenda, certo scabrosa, per il tempo, ma che diventa scandalosa solo nella misura in cui si riconosce nella protagonista Ortensia Mancini, nipote del Cardinale Giulio Mazzarino, primo ministro plenipotenziario di Francia e legata alle famiglie della più elevata nobiltà europea. L’identità della protagonista e l’intreccio dei rapporti della bella Ortensia in particolare con i grandi di Francia rendono la sua vicenda privata degna del privilegio di essere narrata e quindi di essere letta da un pubblico desideroso di conoscere i retroscena della vita quotidiana, familiare, dei personaggi pubblici più in vista del tempo. Come è evidente, il recupero memoriale non permette alla memorialista di raccontare la verità completa di ciò che ha vissuto, in quanto la sua ottica è stata deformata dallo scarto temporale, dalla sua esperienza e dal desiderio di dare di sé un’immagine idealizzata. La verità è spesso trasfigurata dalla nostalgia o dalla tentazione, cui spesso cede l’autrice, di difendersi da accuse infamanti e protestare contro un ordine sociale che impone alla donna una condizione di sottomissione e di sacrificio rispetto all’uomo. In quest’ottica anche i nomi partecipano a un dispositivo che tende a celare e svelare a un tempo, in un gioco che l’autrice conduce con il suo lettore, l’identità dei personaggi reali, presentati ora con descrizioni definite che tendono accuratamente a evitare di nominarli, e nomi, invece, che non lasciano alcun margine al dubbio, producendo un’immediata identificazione dei personaggi del racconto con i personaggi della realtà referenziale. La nominazione, dunque, contribuisce alla creazione di un effetto di verità dei fatti che si sovrappone, però, a una costruzione di eventi rivissuti dall’autrice nel momento della scrittura e che si impone sull’altra, anche se l’autrice non ne è sempre consapevole. Per questo motivo si ritiene che la verità dei mémoires di Ortensia Mancini non possa essere più considerata esclusivamente storica, ma anche e soprattutto artistica, in cui la realtà e la finzione sono strettamente intrecciate, come avviene nel genere del romanzo-mémoires, a cui dà origine il genere dei mémoires autentici. In questo contesto la nominazione contribuisce al mantenimento di un duplice modello di scrittura e, conseguentemente, una duplice possibilità di lettura del testo. Quando i nomi sono espressi in forma esplicita, rinviano direttamente alla realtà dei personaggi storici, alla verità della loro esistenza; ma quando sono ostentatamente taciuti o cedono il passo a descrizioni definite in forma di perifrasi per occultare l’identità di soggetti che l’autrice sembrerebbe non voler nominare apertamente, essi svolgono un ruolo più ambiguo, situando la narrazione in una posizione incerta tra la finzione del romanzo e la verità del genere autobiografico.
Anonimia e denominazione: la funzione dei nomi nei Mémoires di Ortensia Mancini (1675) / Sale, Giorgio. - In: IL NOME NEL TESTO. - ISSN 1591-7622. - XII:(2011), pp. 257-267.
Anonimia e denominazione: la funzione dei nomi nei Mémoires di Ortensia Mancini (1675)
SALE, Giorgio
2011-01-01
Abstract
L'articolo si incentra sullo studio della funzione di denominazione nei Mémoires D.M.L.D.M. (Cologne, Pierre du Marteau, 1675). Contrariamente a quanto lascerebbe presagire il titolo, con la sua ostentata dissimulazione del nome dell’autore-protagonista, il testo non prosegue, al suo interno, nel tentativo di nascondimento dei personaggi di una vicenda, certo scabrosa, per il tempo, ma che diventa scandalosa solo nella misura in cui si riconosce nella protagonista Ortensia Mancini, nipote del Cardinale Giulio Mazzarino, primo ministro plenipotenziario di Francia e legata alle famiglie della più elevata nobiltà europea. L’identità della protagonista e l’intreccio dei rapporti della bella Ortensia in particolare con i grandi di Francia rendono la sua vicenda privata degna del privilegio di essere narrata e quindi di essere letta da un pubblico desideroso di conoscere i retroscena della vita quotidiana, familiare, dei personaggi pubblici più in vista del tempo. Come è evidente, il recupero memoriale non permette alla memorialista di raccontare la verità completa di ciò che ha vissuto, in quanto la sua ottica è stata deformata dallo scarto temporale, dalla sua esperienza e dal desiderio di dare di sé un’immagine idealizzata. La verità è spesso trasfigurata dalla nostalgia o dalla tentazione, cui spesso cede l’autrice, di difendersi da accuse infamanti e protestare contro un ordine sociale che impone alla donna una condizione di sottomissione e di sacrificio rispetto all’uomo. In quest’ottica anche i nomi partecipano a un dispositivo che tende a celare e svelare a un tempo, in un gioco che l’autrice conduce con il suo lettore, l’identità dei personaggi reali, presentati ora con descrizioni definite che tendono accuratamente a evitare di nominarli, e nomi, invece, che non lasciano alcun margine al dubbio, producendo un’immediata identificazione dei personaggi del racconto con i personaggi della realtà referenziale. La nominazione, dunque, contribuisce alla creazione di un effetto di verità dei fatti che si sovrappone, però, a una costruzione di eventi rivissuti dall’autrice nel momento della scrittura e che si impone sull’altra, anche se l’autrice non ne è sempre consapevole. Per questo motivo si ritiene che la verità dei mémoires di Ortensia Mancini non possa essere più considerata esclusivamente storica, ma anche e soprattutto artistica, in cui la realtà e la finzione sono strettamente intrecciate, come avviene nel genere del romanzo-mémoires, a cui dà origine il genere dei mémoires autentici. In questo contesto la nominazione contribuisce al mantenimento di un duplice modello di scrittura e, conseguentemente, una duplice possibilità di lettura del testo. Quando i nomi sono espressi in forma esplicita, rinviano direttamente alla realtà dei personaggi storici, alla verità della loro esistenza; ma quando sono ostentatamente taciuti o cedono il passo a descrizioni definite in forma di perifrasi per occultare l’identità di soggetti che l’autrice sembrerebbe non voler nominare apertamente, essi svolgono un ruolo più ambiguo, situando la narrazione in una posizione incerta tra la finzione del romanzo e la verità del genere autobiografico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.