L’integrazione delle popolazioni immigrate si è gradualmente affermata, nel dibattito sulle migrazioni in Italia ed altrove, come un concetto-ponte tra il livello degli studi dei movimenti migratori da un lato e quello delle politiche pubbliche indirizzate al fenomeno dall’altro. A fronte di un utilizzo ormai diffuso, nelle sedi accademiche come nel discorso comune o in quello delle istituzioni pubbliche, questo concetto non sempre rimanda a un significato condiviso; spesso assume una forte connotazione normativa o tende a declinarsi, nel discorso quotidiano sull’immigrazione, in rappresentazioni astratte e unidirezionali o in approcci che subordinano il giudizio complessivo sul fenomeno migratorio, in termini di pura utilità, al suo apporto al sistema economico-produttivo, imponendo necessariamente di considerare la dimensione politica ed etica di una tale presenza. La prospettiva alla quale si fa riferimento nel presente contributo è quella in base alla quale i migranti vengono assunti come agenti di solidarietà e di innovazione sociale, culturale, oltre che economica, ossia come interlocutori privilegiati nell’elaborazione di una strategia di co-sviluppo nel territorio e dunque nell’affermazione di un’idea di cittadinanza attiva che non funzioni solo per gli inclusi e gli autoctoni.
"Aspettavamo braccia, sono arrivate persone…”. Verso quale integrazione sociale e lavorativa delle popolazioni migranti? / Cocco, Mariantonietta. - In: QUADERNI BOLOTANESI. - 37:(2011), pp. 45-57.
"Aspettavamo braccia, sono arrivate persone…”. Verso quale integrazione sociale e lavorativa delle popolazioni migranti?
COCCO, Mariantonietta
2011-01-01
Abstract
L’integrazione delle popolazioni immigrate si è gradualmente affermata, nel dibattito sulle migrazioni in Italia ed altrove, come un concetto-ponte tra il livello degli studi dei movimenti migratori da un lato e quello delle politiche pubbliche indirizzate al fenomeno dall’altro. A fronte di un utilizzo ormai diffuso, nelle sedi accademiche come nel discorso comune o in quello delle istituzioni pubbliche, questo concetto non sempre rimanda a un significato condiviso; spesso assume una forte connotazione normativa o tende a declinarsi, nel discorso quotidiano sull’immigrazione, in rappresentazioni astratte e unidirezionali o in approcci che subordinano il giudizio complessivo sul fenomeno migratorio, in termini di pura utilità, al suo apporto al sistema economico-produttivo, imponendo necessariamente di considerare la dimensione politica ed etica di una tale presenza. La prospettiva alla quale si fa riferimento nel presente contributo è quella in base alla quale i migranti vengono assunti come agenti di solidarietà e di innovazione sociale, culturale, oltre che economica, ossia come interlocutori privilegiati nell’elaborazione di una strategia di co-sviluppo nel territorio e dunque nell’affermazione di un’idea di cittadinanza attiva che non funzioni solo per gli inclusi e gli autoctoni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.