Se è vero che le processioni rappresentano un fenomeno spirituale fortemente radicato nella storia e sono testimoni di un passato di cui custodiscono la memoria, è altrettanto vero che esse sono espressione di una cultura, remota e stratificata nelle comunità, che ha caratterizzato il territorio di appartenenza in maniera unica e irripetibile. Una memoria rievocata ciclicamente attraverso manifestazioni di antiche ritualità, le quali sono in grado di richiamare migliaia di fedeli e, sempre più spesso, categorie di turisti interessati al fenomeno religioso, ma anche (se non soprattutto) alla riscoperta degli aspetti storico-culturali e paesaggistico-territoriali che ad esso si intrecciano. Un turista, cioè, “lento” ed “esperienziale” desideroso di immergersi nelle atmosfere connotate dalla natura e dal sacro e di allontanarsi dai ritmi frenetici della vita contemporanea. I percorsi processionali possono rappresentare, quindi, soprattutto nelle aree interne e a rischio di marginalità detentrici di un capitale territoriale sovente di inestimabile valore (sia sotto il profilo ambientale che culturale), una risorsa capace di generare esternalità positive e, pertanto, da mettere in evidenza all’interno dei piani di valorizzazione territoriale attraverso opportune azioni di promozione. La cartografia, a prescindere dal formato, può rappresentare, in questo senso, un elemento di forza capace di comunicare e vestire culturalmente fatti, fenomeni, emozioni e movimenti altrimenti difficilmente relazionabili tra loro.
Sacræ Stationes. Religious processions, cartography and emotional tourism as prerequisites for local development: possible cases of “smart destinations” / Podda, Cinzia; Secchi, Paolo. - In: EURO-ASIA TOURISM STUDIES JOURNAL. - ISSN 2742-7579. - 3:(2021). [10.58345/LAZY6723]
Sacræ Stationes. Religious processions, cartography and emotional tourism as prerequisites for local development: possible cases of “smart destinations”
Podda, Cinzia
;Secchi, Paolo
2021-01-01
Abstract
Se è vero che le processioni rappresentano un fenomeno spirituale fortemente radicato nella storia e sono testimoni di un passato di cui custodiscono la memoria, è altrettanto vero che esse sono espressione di una cultura, remota e stratificata nelle comunità, che ha caratterizzato il territorio di appartenenza in maniera unica e irripetibile. Una memoria rievocata ciclicamente attraverso manifestazioni di antiche ritualità, le quali sono in grado di richiamare migliaia di fedeli e, sempre più spesso, categorie di turisti interessati al fenomeno religioso, ma anche (se non soprattutto) alla riscoperta degli aspetti storico-culturali e paesaggistico-territoriali che ad esso si intrecciano. Un turista, cioè, “lento” ed “esperienziale” desideroso di immergersi nelle atmosfere connotate dalla natura e dal sacro e di allontanarsi dai ritmi frenetici della vita contemporanea. I percorsi processionali possono rappresentare, quindi, soprattutto nelle aree interne e a rischio di marginalità detentrici di un capitale territoriale sovente di inestimabile valore (sia sotto il profilo ambientale che culturale), una risorsa capace di generare esternalità positive e, pertanto, da mettere in evidenza all’interno dei piani di valorizzazione territoriale attraverso opportune azioni di promozione. La cartografia, a prescindere dal formato, può rappresentare, in questo senso, un elemento di forza capace di comunicare e vestire culturalmente fatti, fenomeni, emozioni e movimenti altrimenti difficilmente relazionabili tra loro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.