La visione “geografica” del paesaggio contemporaneo come espressione di una determinata civiltà e come luogo dotato di identità e significati simbolici che rispecchiano un ordine sociale sembra oggi soppiantata dalla mutevolezza che caratterizza la contemporaneità. Nel passato i paesaggi erano progettati per essere visualizzati in un’unica immagine, da punti di vista pri-vilegiati. Il paesaggio contemporaneo si presenta con una tale complessità e pluralità formale che risulta difficile racchiuderlo e descriverlo in un’unica immagine o punto di vista e la sua rappresentazione sembra avvenire per sezioni, fotografie scattate dalle auto in corsa, immagini satellitari. Il panorama metropolitano che sembra ormai caratterizzato dalla rapidità dei mezzi di trasporto, si identifica perciò nella velocità fisica e di pensiero, ovvero nella distrazione. In luogo della scena fissa e prospettica, il nuovo paesaggio urbano è influenzato dal movimento e dalla frammentazione, dalla combinazione di punti di vista diversi situati alla sommità di autostrade e sopraelevate. Il cittadino al volante, inoltre, è abituato a guardare dallo spec-chietto retrovisore e percepire perciò simultaneamente due immagini diametralmente opposte. Gli elementi che condizionano inevitabilmente la percezione quotidiana dell’ambiente, carat-terizzata ora dalla rapidità con cui ci scorrono davanti le immagini e i panorami, sembrano es-sere riconducibili alla fluidità che identifica la contemporaneità e che conducono alla perce-zione del paesaggio come una serie di inquadrature separate e indipendenti il cui collegamento è affidato alla sensibilità del soggetto. Come in un ipertesto, sembra che anche la visione del panorama possa mutare in relazione al lettore/fruitore. Cambiano pertanto i codici di lettura e interpretazione del paesaggio. Quali possono essere le ricadute di tale evoluzione dal punto di vista progettuale? Se fra l’idea di paesaggio e la progettazione della forma/gestione finora esisteva un rapporto biunivoco, nella contemporaneità è ancora possibile tale identificazione?
LA PERCEZIONE DEL PAESAGGIO CONTEMPORANEO / Gasparini, K. - In: PAYSAGE. - ISSN 2611-4348. - (2010).
LA PERCEZIONE DEL PAESAGGIO CONTEMPORANEO
GASPARINI K
2010-01-01
Abstract
La visione “geografica” del paesaggio contemporaneo come espressione di una determinata civiltà e come luogo dotato di identità e significati simbolici che rispecchiano un ordine sociale sembra oggi soppiantata dalla mutevolezza che caratterizza la contemporaneità. Nel passato i paesaggi erano progettati per essere visualizzati in un’unica immagine, da punti di vista pri-vilegiati. Il paesaggio contemporaneo si presenta con una tale complessità e pluralità formale che risulta difficile racchiuderlo e descriverlo in un’unica immagine o punto di vista e la sua rappresentazione sembra avvenire per sezioni, fotografie scattate dalle auto in corsa, immagini satellitari. Il panorama metropolitano che sembra ormai caratterizzato dalla rapidità dei mezzi di trasporto, si identifica perciò nella velocità fisica e di pensiero, ovvero nella distrazione. In luogo della scena fissa e prospettica, il nuovo paesaggio urbano è influenzato dal movimento e dalla frammentazione, dalla combinazione di punti di vista diversi situati alla sommità di autostrade e sopraelevate. Il cittadino al volante, inoltre, è abituato a guardare dallo spec-chietto retrovisore e percepire perciò simultaneamente due immagini diametralmente opposte. Gli elementi che condizionano inevitabilmente la percezione quotidiana dell’ambiente, carat-terizzata ora dalla rapidità con cui ci scorrono davanti le immagini e i panorami, sembrano es-sere riconducibili alla fluidità che identifica la contemporaneità e che conducono alla perce-zione del paesaggio come una serie di inquadrature separate e indipendenti il cui collegamento è affidato alla sensibilità del soggetto. Come in un ipertesto, sembra che anche la visione del panorama possa mutare in relazione al lettore/fruitore. Cambiano pertanto i codici di lettura e interpretazione del paesaggio. Quali possono essere le ricadute di tale evoluzione dal punto di vista progettuale? Se fra l’idea di paesaggio e la progettazione della forma/gestione finora esisteva un rapporto biunivoco, nella contemporaneità è ancora possibile tale identificazione?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.