In uno dei rari momenti d’abbandono antecedenti al 1997, anno della pubblicazione dell’Autobiografia, in cui supera il naturale riserbo di svelare qualcosa di se stesso in pubblico, Bobbio dichiara le proprie affinità elettive e fornisce, in occasione dell’uscita della prima bibliografia dei suoi scritti nel 1984, l’elenco dei dieci autori che hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita di studioso. Di questi, cinque sono contemporanei: Benedetto Croce, dal quale riconosce di aver appreso il valore della distinzione fra l’impegno dell’uomo di cultura e quello, immediato, dell’uomo politico; Carlo Cattaneo, che lo ha immunizzato, una volta per tutte, dalle sterili astrazioni della filosofia speculativa, slegata dall’esperienza; Vilfredo Pareto, cui deve, in particolare, l’acquisizione della consapevolezza dei limiti della ragione; Hans Kelsen, la cui teoria pura del diritto gli ha fornito le chiavi per accedere, senza filtri ideologici, alla comprensione del fenomeno giuridico; e, infine, Max Weber, le cui concettualizzazioni hanno costituito la base di partenza per la riformulazione e il ripensamento delle principali categorie della politica. Gli altri cinque appartengono alla galleria dei classici, anzi sono «i maggiori filosofi politici dell’età moderna», le cui opere Bobbio dichiara di aver «letto riletto e commentato infinite volte» . Fra questi, dopo Hobbes – l’autore preferito e comunque di gran lunga il più studiato – e accanto a Rousseau, Kant ed Hegel, Bobbio indica John Locke, che considera uno degli esponenti più rappresentativi del giusnaturalismo, all’interno del quale occupa una posizione talmente centrale da costituire un punto di riferimento ineludibile. Bobbio sostiene, infatti, che la filosofia politica lockiana è così radicata nella tradizione giusnaturalistica, di cui costituisce un’espressione «esemplare», una delle «forme più tipiche e radicali», che non si spiegherebbe senza questa; così come non si spiegherebbe la «gloriosa fortuna del giusnaturalismo sino alle Dichiarazioni dei diritti degli Stati Uniti e della rivoluzione francese» se si prescindesse dall’influenza determinante esercitata dall’autore deiDue trattati.
Bobbio interprete di Locke e del giusnaturalismo moderno / Mura, Virgilio Federico Iosto. - In: DIRITTO@STORIA. - ISSN 1825-0300. - 4(2005).
Bobbio interprete di Locke e del giusnaturalismo moderno
Mura, Virgilio Federico Iosto
2005-01-01
Abstract
In uno dei rari momenti d’abbandono antecedenti al 1997, anno della pubblicazione dell’Autobiografia, in cui supera il naturale riserbo di svelare qualcosa di se stesso in pubblico, Bobbio dichiara le proprie affinità elettive e fornisce, in occasione dell’uscita della prima bibliografia dei suoi scritti nel 1984, l’elenco dei dieci autori che hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita di studioso. Di questi, cinque sono contemporanei: Benedetto Croce, dal quale riconosce di aver appreso il valore della distinzione fra l’impegno dell’uomo di cultura e quello, immediato, dell’uomo politico; Carlo Cattaneo, che lo ha immunizzato, una volta per tutte, dalle sterili astrazioni della filosofia speculativa, slegata dall’esperienza; Vilfredo Pareto, cui deve, in particolare, l’acquisizione della consapevolezza dei limiti della ragione; Hans Kelsen, la cui teoria pura del diritto gli ha fornito le chiavi per accedere, senza filtri ideologici, alla comprensione del fenomeno giuridico; e, infine, Max Weber, le cui concettualizzazioni hanno costituito la base di partenza per la riformulazione e il ripensamento delle principali categorie della politica. Gli altri cinque appartengono alla galleria dei classici, anzi sono «i maggiori filosofi politici dell’età moderna», le cui opere Bobbio dichiara di aver «letto riletto e commentato infinite volte» . Fra questi, dopo Hobbes – l’autore preferito e comunque di gran lunga il più studiato – e accanto a Rousseau, Kant ed Hegel, Bobbio indica John Locke, che considera uno degli esponenti più rappresentativi del giusnaturalismo, all’interno del quale occupa una posizione talmente centrale da costituire un punto di riferimento ineludibile. Bobbio sostiene, infatti, che la filosofia politica lockiana è così radicata nella tradizione giusnaturalistica, di cui costituisce un’espressione «esemplare», una delle «forme più tipiche e radicali», che non si spiegherebbe senza questa; così come non si spiegherebbe la «gloriosa fortuna del giusnaturalismo sino alle Dichiarazioni dei diritti degli Stati Uniti e della rivoluzione francese» se si prescindesse dall’influenza determinante esercitata dall’autore deiDue trattati.File | Dimensione | Formato | |
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