Perché la mediazione suscita perplessità e dubbi negli operatori del diritto e della giustizia? Potremmo dire perché è uno strumento nuovo che solo da un decennio o poco più si affaccia timidamente alle soglie delle aule del diritto (almeno in Italia), possiamo anche aggiungere che si tratta di una tecnica non disciplinata in alcun modo dal diritto che si occupa tuttavia, almeno in parte, dei problemi tradizionalmente regolati da questo, diremo invece che le maggiori riserve sollevate nei giuristi non riguardano né la novità dello strumento, né la mancata disciplina giuridica della mediazione, ma le idee guida che portano all’affermazione delle tecniche di mediazione nella gestione della conflittualità sociale. La prospettiva di una verità consensuale che si oppone alla verità processuale, di una responsabilità che non sfocia nella pena ma nella progettualità e condivisione delle scelte, l’assenza della figura giudicante, sostituita da una priva di autorità e potere che guida le persone verso la soluzione del conflitto, senza tuttavia imporne alcuna, richiama alla mente dei giuristi lo spettro della giustizia privata e dell’oblio di quelle garanzie su cui abbiamo edificato la nostra civiltà giuridica. In effetti, la mediazione, accanto al versante luminoso della valorizzazione della persona e delle sue risorse e potenzialità, ha anche una zona d’ombra in cui si annida il pericolo di forme paternalistiche di controllo sociale, esercitate senza le tutele e le responsabilità che la giustizia formale offre. Perciò è utile riflettere attentamente sulla proposta avanzata dalla mediazione e sulle imprescindibili risorse del diritto.
Mediazione: oltre l'antico e il moderno / Foddai, Giovanna Maria Antonietta. - In: DIRITTO@STORIA. - ISSN 1825-0300. - 2(2003).
Mediazione: oltre l'antico e il moderno
Foddai, Giovanna Maria Antonietta
2003-01-01
Abstract
Perché la mediazione suscita perplessità e dubbi negli operatori del diritto e della giustizia? Potremmo dire perché è uno strumento nuovo che solo da un decennio o poco più si affaccia timidamente alle soglie delle aule del diritto (almeno in Italia), possiamo anche aggiungere che si tratta di una tecnica non disciplinata in alcun modo dal diritto che si occupa tuttavia, almeno in parte, dei problemi tradizionalmente regolati da questo, diremo invece che le maggiori riserve sollevate nei giuristi non riguardano né la novità dello strumento, né la mancata disciplina giuridica della mediazione, ma le idee guida che portano all’affermazione delle tecniche di mediazione nella gestione della conflittualità sociale. La prospettiva di una verità consensuale che si oppone alla verità processuale, di una responsabilità che non sfocia nella pena ma nella progettualità e condivisione delle scelte, l’assenza della figura giudicante, sostituita da una priva di autorità e potere che guida le persone verso la soluzione del conflitto, senza tuttavia imporne alcuna, richiama alla mente dei giuristi lo spettro della giustizia privata e dell’oblio di quelle garanzie su cui abbiamo edificato la nostra civiltà giuridica. In effetti, la mediazione, accanto al versante luminoso della valorizzazione della persona e delle sue risorse e potenzialità, ha anche una zona d’ombra in cui si annida il pericolo di forme paternalistiche di controllo sociale, esercitate senza le tutele e le responsabilità che la giustizia formale offre. Perciò è utile riflettere attentamente sulla proposta avanzata dalla mediazione e sulle imprescindibili risorse del diritto.File | Dimensione | Formato | |
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