Alcuni recenti episodi di aggressione da parte di cani, in particolare da parte di ‘pit bull’, segnalati con grande risalto dagli organi di informazione, hanno posto all’attenzione della opinione pubblica odierna il problema antico del danneggiamento conseguente al comportamento dell’animale non umano. Non stupisce, considerata la origine antica e la urgenza odierna del problema, che vi siano state molte prese di posizione, sia da parte di esperti, anzitutto etologi e veterinari, sia da parte di associazioni animaliste e/o ambientaliste o anche di semplici cittadini, sulla recente ordinanza del Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, con la quale ordinanza si introducono, o meglio ribadiscono, alcune disposizioni volte a porre in materia specifici rimedi. Una lettura di tale ordinanza, condotta attraverso gli ‘occhiali’ del romanista, può costituire una occasione importante per una riconsiderazione complessiva, sul piano giuridico, delle relazioni tra uomo e animali non umani. La tesi che mi propongo di esporre è la seguente: 1) il diritto romano è portatore di un filone specifico della cultura antica particolarmente sensibile ai valori comuni tra animali umani e non umani; 2) tale filone si manifesta in una attenzione particolare per la condizione animale, nelle due grandi prospettive delle classificazioni degli ‘altri’ esseri animati e della ‘responsabilità’ per il danno derivante dal comportamento dell’animale non umano. Le critiche, da più parti mosse alla ordinanza, analizzate attraverso la prospettiva della scienza giuridica romana, se in larga parte perdono di rilievo, d’altra parte consentono di superare lo specifico della ordinanza per descrivere un quadro complessivo dei rapporti tra uomo e animale di più ampia portata sul piano sistematico.
Il Guinzaglio e la museruola: animali, umani e non, alle origini di un obbligo / Onida, Pietro Paolo. - In: DIRITTO@STORIA. - ISSN 1825-0300. - 3(2004).
Il Guinzaglio e la museruola: animali, umani e non, alle origini di un obbligo
Onida, Pietro Paolo
2004-01-01
Abstract
Alcuni recenti episodi di aggressione da parte di cani, in particolare da parte di ‘pit bull’, segnalati con grande risalto dagli organi di informazione, hanno posto all’attenzione della opinione pubblica odierna il problema antico del danneggiamento conseguente al comportamento dell’animale non umano. Non stupisce, considerata la origine antica e la urgenza odierna del problema, che vi siano state molte prese di posizione, sia da parte di esperti, anzitutto etologi e veterinari, sia da parte di associazioni animaliste e/o ambientaliste o anche di semplici cittadini, sulla recente ordinanza del Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, con la quale ordinanza si introducono, o meglio ribadiscono, alcune disposizioni volte a porre in materia specifici rimedi. Una lettura di tale ordinanza, condotta attraverso gli ‘occhiali’ del romanista, può costituire una occasione importante per una riconsiderazione complessiva, sul piano giuridico, delle relazioni tra uomo e animali non umani. La tesi che mi propongo di esporre è la seguente: 1) il diritto romano è portatore di un filone specifico della cultura antica particolarmente sensibile ai valori comuni tra animali umani e non umani; 2) tale filone si manifesta in una attenzione particolare per la condizione animale, nelle due grandi prospettive delle classificazioni degli ‘altri’ esseri animati e della ‘responsabilità’ per il danno derivante dal comportamento dell’animale non umano. Le critiche, da più parti mosse alla ordinanza, analizzate attraverso la prospettiva della scienza giuridica romana, se in larga parte perdono di rilievo, d’altra parte consentono di superare lo specifico della ordinanza per descrivere un quadro complessivo dei rapporti tra uomo e animale di più ampia portata sul piano sistematico.File | Dimensione | Formato | |
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