Il sito di Sant’Efis è dal 2004 oggetto delle indagini archeologiche dell’Università di Sassari. Le ricerche si sono finora svolte in convenzione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Sassari e Nuoro. Agli scavi hanno finora partecipato numerosi studenti provenienti, oltre che dall’Università di Sassari, dalle Università di Cagliari, Genova, Lecce, Padova, Pavia, Napoli, Roma “La Sapienza” e “Tor Vergata”, Siena, Trieste, Venezia e Viterbo; alle indagini hanno inoltre preso parte studenti provenienti dal Canada (University of Western Ontario, London), dalla Germania (Ruhr-Universität, Bochum), dal Giappone (Seinan Gakuin University, Fukuoka) e dalla Polonia (Adam Mickiewicz University, Poznan); l’Amministrazione Comunale di Orune ha garantito a tutti i partecipanti l’alloggio e il vitto presso strutture locali. Gli scavi sono stati organizzati con particolare attenzione agli aspetti didattici, con specifico riguardo all’insegnamento della procedura di scavo, dei metodi utilizzati per la documentazione delle evidenze messe in luce e per il riconoscimento dei reperti.Gli scavi hanno interessato l’indagine di due edifici a carattere privato gravitanti attorno ad una piazza, di un magazzino destinato allo stoccaggio e alla ridistribuzione di derrate alimentari e di merci di vario genere, e dell’area della chiesa di Sant’Efisio. Le strutture si presentano in ottimo stato di conservazione, con alzati superstiti che in alcuni casi superano i due metri. I muri degli edifici sono realizzati mediante l’impiego di conci di granito messi in opera con l’utilizzo di fango, mentre i pavimenti sono realizzati in battuto o con lastroni di granito. Le coperture erano invece realizzate con tetti dotati ditegulaeeembricee, nel caso del magazzino, dilateres. Le indagini hanno consentito il recupero di numerosi materiali ceramici, tra cui forme spesso integre o ricostruibili, tra i quali si segnalano lucerne, anfore e sigillate africane. Tra i reperti di maggior pregio rinvenuti nel corso degli scavi si ricordano la moneta d’oro (solidus) di Valentiniano III, già esposta al Museo Archeologico Nazionale di Nuoro, le dueappliquesa testa di sileno e il bicchiere di vetro inciso con le figure di Cristo tra gli Apostoli. Lo studio preliminare dei materiali rinvenuti finora ha consentito di attribuire le ultime fasi di vita dell’insediamento alla seconda metà del V sec. d.C. mentre non si dispone ancora di dati sicuri sulle fasi relative all’impianto dell’insediamento; in generale si può affermare che la frequentazione del sito è molto più antica e rimanda a contesti della fine del I secolo. I risultati degli scavi dell’insediamento di Sant’Efis, ben organizzato secondo specifici moduli abitativi e perfettamente inserito nelle direttrici dei traffici commerciali dell’Impero romano, smentiscono l’idea pregiudiziale di una Barbagia resistente alla romanizzazione e, al contrario, documentano emblematicamente la profonda diffusione della cultura romana nel corso dell’età imperiale anche in questa regione del mondo romano.
La Barbagia in età romana: gli scavi 2004-2008 nell'insediamento di Sant'Efis (Orune, Nuoro) / Delussu, Fabrizio. - 2009:150(2008), pp. 1-8.
La Barbagia in età romana: gli scavi 2004-2008 nell'insediamento di Sant'Efis (Orune, Nuoro)
Delussu, Fabrizio
2008-01-01
Abstract
Il sito di Sant’Efis è dal 2004 oggetto delle indagini archeologiche dell’Università di Sassari. Le ricerche si sono finora svolte in convenzione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Sassari e Nuoro. Agli scavi hanno finora partecipato numerosi studenti provenienti, oltre che dall’Università di Sassari, dalle Università di Cagliari, Genova, Lecce, Padova, Pavia, Napoli, Roma “La Sapienza” e “Tor Vergata”, Siena, Trieste, Venezia e Viterbo; alle indagini hanno inoltre preso parte studenti provenienti dal Canada (University of Western Ontario, London), dalla Germania (Ruhr-Universität, Bochum), dal Giappone (Seinan Gakuin University, Fukuoka) e dalla Polonia (Adam Mickiewicz University, Poznan); l’Amministrazione Comunale di Orune ha garantito a tutti i partecipanti l’alloggio e il vitto presso strutture locali. Gli scavi sono stati organizzati con particolare attenzione agli aspetti didattici, con specifico riguardo all’insegnamento della procedura di scavo, dei metodi utilizzati per la documentazione delle evidenze messe in luce e per il riconoscimento dei reperti.Gli scavi hanno interessato l’indagine di due edifici a carattere privato gravitanti attorno ad una piazza, di un magazzino destinato allo stoccaggio e alla ridistribuzione di derrate alimentari e di merci di vario genere, e dell’area della chiesa di Sant’Efisio. Le strutture si presentano in ottimo stato di conservazione, con alzati superstiti che in alcuni casi superano i due metri. I muri degli edifici sono realizzati mediante l’impiego di conci di granito messi in opera con l’utilizzo di fango, mentre i pavimenti sono realizzati in battuto o con lastroni di granito. Le coperture erano invece realizzate con tetti dotati ditegulaeeembricee, nel caso del magazzino, dilateres. Le indagini hanno consentito il recupero di numerosi materiali ceramici, tra cui forme spesso integre o ricostruibili, tra i quali si segnalano lucerne, anfore e sigillate africane. Tra i reperti di maggior pregio rinvenuti nel corso degli scavi si ricordano la moneta d’oro (solidus) di Valentiniano III, già esposta al Museo Archeologico Nazionale di Nuoro, le dueappliquesa testa di sileno e il bicchiere di vetro inciso con le figure di Cristo tra gli Apostoli. Lo studio preliminare dei materiali rinvenuti finora ha consentito di attribuire le ultime fasi di vita dell’insediamento alla seconda metà del V sec. d.C. mentre non si dispone ancora di dati sicuri sulle fasi relative all’impianto dell’insediamento; in generale si può affermare che la frequentazione del sito è molto più antica e rimanda a contesti della fine del I secolo. I risultati degli scavi dell’insediamento di Sant’Efis, ben organizzato secondo specifici moduli abitativi e perfettamente inserito nelle direttrici dei traffici commerciali dell’Impero romano, smentiscono l’idea pregiudiziale di una Barbagia resistente alla romanizzazione e, al contrario, documentano emblematicamente la profonda diffusione della cultura romana nel corso dell’età imperiale anche in questa regione del mondo romano.File | Dimensione | Formato | |
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