A distanza di quasi sessant’anni dalla stesura della memoria inedita che qui si pubblica, il ricordo della passione civile e dello scrupolo documentario con cui Pietro Bonfante aveva atteso a quel compito restava ancora vivo nella mente del figlio Giuliano. Egli ne offre una significativa testimonianza in una breve nota dal titoloIl pensiero politico di mio padre, scritta per confutare l’epiteto di «nazionalista» con cui l’ignoto estensore della voceBonfante Pietroper ilDizionario biografico degli Italianiaveva qualificato appunto Pietro Bonfante: «Mio padre fu sempre avverso al colonialismo, almeno nelle sue forme più dure e crudeli. Mi raccontava con orrore certe stragi compiute con efferatezza pari all’abilità dai Francesi in Siria. Mi à lasciato del resto il testo manoscritto di un lungo parere in difesa del re àrabo Feisal contro i Francesi davanti alla Società delle Nazioni». Nel momento in cui riceveva quest’incarico da re Faysal, quasi per certo su indicazione di Vittorio Scialoja, Pietro Bonfante, cattedratico nell’Università di Roma e profondissimo conoscitore di ogni ramo del diritto _ quantunque il suo campo di interesse si incentrasse principalmente sugli studi di diritto romano _, era considerato ormai, non senza ragione, uno degli esponenti più significativi della cultura giuridica italiana. Ma, al di là della stima per il suo allievo più illustre, potrebbe aver motivato l’indicazione dello Scialoja soprattutto il fervore convinto con cui Pietro Bonfante andava sostenendo, in quei primi anni del suo trasferimento a Roma, l’opportunità di introdurre negli studi giuridici i diritti orientali: lo troviamo, così, ad essere fra i massimi sostenitori del progetto per la creazione della Sezione giuridica della Scuola orientale, annessa alla Facoltà di Giurisprudenza; e fra i principali artefici, nel 1919, della chiamata per chiara fama alla cattedra di Diritti dell’Oriente mediterraneo della Facoltà giuridica romana di un altro allievo dello Scialoja, Evaristo Carusi (1866-1940). Per quanto, com’è noto, proprio sulla produzione orientalistica del Carusi (il quale al tempo della guerra di Libia «scoprì – scrive Mario Talamanca – l’Islam, il mondo e i diritti orientali, venendo ad elaborare sugli stessi dottrine prive di qualsiasi fondamento») si appuntassero le maggiori obiezioni e le critiche più fondate degli specialisti; come avrebbe ben evidenziato qualche anno dopo la chiamata romana, con la competenza che gli era propria, l’insigne orientalista Carlo Alfonso Nallino (1872-1938).

Nota su Pietro Bonfante (1864-1932) / Sini, Francesco. - In: DIRITTO@STORIA. - ISSN 1825-0300. - 2(2003).

Nota su Pietro Bonfante (1864-1932)

Sini, Francesco
2003-01-01

Abstract

A distanza di quasi sessant’anni dalla stesura della memoria inedita che qui si pubblica, il ricordo della passione civile e dello scrupolo documentario con cui Pietro Bonfante aveva atteso a quel compito restava ancora vivo nella mente del figlio Giuliano. Egli ne offre una significativa testimonianza in una breve nota dal titoloIl pensiero politico di mio padre, scritta per confutare l’epiteto di «nazionalista» con cui l’ignoto estensore della voceBonfante Pietroper ilDizionario biografico degli Italianiaveva qualificato appunto Pietro Bonfante: «Mio padre fu sempre avverso al colonialismo, almeno nelle sue forme più dure e crudeli. Mi raccontava con orrore certe stragi compiute con efferatezza pari all’abilità dai Francesi in Siria. Mi à lasciato del resto il testo manoscritto di un lungo parere in difesa del re àrabo Feisal contro i Francesi davanti alla Società delle Nazioni». Nel momento in cui riceveva quest’incarico da re Faysal, quasi per certo su indicazione di Vittorio Scialoja, Pietro Bonfante, cattedratico nell’Università di Roma e profondissimo conoscitore di ogni ramo del diritto _ quantunque il suo campo di interesse si incentrasse principalmente sugli studi di diritto romano _, era considerato ormai, non senza ragione, uno degli esponenti più significativi della cultura giuridica italiana. Ma, al di là della stima per il suo allievo più illustre, potrebbe aver motivato l’indicazione dello Scialoja soprattutto il fervore convinto con cui Pietro Bonfante andava sostenendo, in quei primi anni del suo trasferimento a Roma, l’opportunità di introdurre negli studi giuridici i diritti orientali: lo troviamo, così, ad essere fra i massimi sostenitori del progetto per la creazione della Sezione giuridica della Scuola orientale, annessa alla Facoltà di Giurisprudenza; e fra i principali artefici, nel 1919, della chiamata per chiara fama alla cattedra di Diritti dell’Oriente mediterraneo della Facoltà giuridica romana di un altro allievo dello Scialoja, Evaristo Carusi (1866-1940). Per quanto, com’è noto, proprio sulla produzione orientalistica del Carusi (il quale al tempo della guerra di Libia «scoprì – scrive Mario Talamanca – l’Islam, il mondo e i diritti orientali, venendo ad elaborare sugli stessi dottrine prive di qualsiasi fondamento») si appuntassero le maggiori obiezioni e le critiche più fondate degli specialisti; come avrebbe ben evidenziato qualche anno dopo la chiamata romana, con la competenza che gli era propria, l’insigne orientalista Carlo Alfonso Nallino (1872-1938).
2003
Nota su Pietro Bonfante (1864-1932) / Sini, Francesco. - In: DIRITTO@STORIA. - ISSN 1825-0300. - 2(2003).
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