«Separare con caratteristiche ben definite ciò che appartiene agli uomini da ciò che appartiene agli Dèi; distinguere con un’analisi ancora più minuziosa le diverse forme di proprietà divina; stabilire tutto questo sulla base di definizioni ed esempi»: con queste parole Auguste Bouché-Leclercq, introducendo la parte in cui ha trattato «del sacro e del profano» nel suo libroLes Pontifes de l’ancienne Rome(1871), sintetizzava prerogative e compiti di questi sacerdoti, da lui qualificati «fedeli intendenti degli Dèi». Lasapientia(teologica e giuridica) dei sacerdoti romani, mediante la definizione delleres divinaee delleres humanae, rivolgeva le sue prime e maggiori cautele ai rapporti tra uomini e divinità, al fine di evitare che una non perfetta conoscenza delle intrinseche qualità di uomini, cose materiali e Dèi, potesse compromettere la conservazione dellapax deorum, sulla cui stabilità riposava per la teologia e per il diritto la stessa vita delPopulus Romanus Quirites. Nelle antitesi «divino/umano» efas/nefassi manifestava «la più antica concezione romana del mondo» (Orestano). Su tale concezione del mondo, frutto della cautela definitoria della scienza sacerdotale e della tensione universalistica della teologia pontificale, appaiano fondate sia la definizione ulpianea diiurisprudentia, accolta nei Digesta dell'imperatore Giustiniano, sia lasumma divisio rerumdella giurisprudenza romana. Ma, quasi sicuramente, anche il grande M. Terenzio Varrone aveva fatto riferimento a questa «più antica concezione romana del mondo» nella strutturazione delle sueAntiquitatesinhumanaeedivinae.
Sanctitas: cose, Dèi, (uomini). Premesse per una ricerca sulla santità nel diritto romano / Sini, Francesco. - In: DIRITTO@STORIA. - ISSN 1825-0300. - 1(2002).
Sanctitas: cose, Dèi, (uomini). Premesse per una ricerca sulla santità nel diritto romano
Sini, Francesco
2002-01-01
Abstract
«Separare con caratteristiche ben definite ciò che appartiene agli uomini da ciò che appartiene agli Dèi; distinguere con un’analisi ancora più minuziosa le diverse forme di proprietà divina; stabilire tutto questo sulla base di definizioni ed esempi»: con queste parole Auguste Bouché-Leclercq, introducendo la parte in cui ha trattato «del sacro e del profano» nel suo libroLes Pontifes de l’ancienne Rome(1871), sintetizzava prerogative e compiti di questi sacerdoti, da lui qualificati «fedeli intendenti degli Dèi». Lasapientia(teologica e giuridica) dei sacerdoti romani, mediante la definizione delleres divinaee delleres humanae, rivolgeva le sue prime e maggiori cautele ai rapporti tra uomini e divinità, al fine di evitare che una non perfetta conoscenza delle intrinseche qualità di uomini, cose materiali e Dèi, potesse compromettere la conservazione dellapax deorum, sulla cui stabilità riposava per la teologia e per il diritto la stessa vita delPopulus Romanus Quirites. Nelle antitesi «divino/umano» efas/nefassi manifestava «la più antica concezione romana del mondo» (Orestano). Su tale concezione del mondo, frutto della cautela definitoria della scienza sacerdotale e della tensione universalistica della teologia pontificale, appaiano fondate sia la definizione ulpianea diiurisprudentia, accolta nei Digesta dell'imperatore Giustiniano, sia lasumma divisio rerumdella giurisprudenza romana. Ma, quasi sicuramente, anche il grande M. Terenzio Varrone aveva fatto riferimento a questa «più antica concezione romana del mondo» nella strutturazione delle sueAntiquitatesinhumanaeedivinae.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Sini_F_Articolo_2002_Sanctitas.pdf
accesso aperto
Tipologia:
Versione editoriale (versione finale pubblicata)
Licenza:
Non specificato
Dimensione
182.61 kB
Formato
Adobe PDF
|
182.61 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.