In un testo della prima maturità di Klaus Hemmerle, Il sacro e il pensiero, il sacro denomina un mostrar-si come manifestatività. Per Hemmerle si perderebbe qualcosa di essenziale se una filosofia del sacro non arrivasse ad una certa conversione fenomenologica e, allo stesso tempo si perderebbe qualcosa di essenziale se l’oggetto della fenomenologia non avesse a che fare con il sacro. Nel sacro si deve, infatti, rivelare il nesso tra datità e alterità che la fenomenologia scopre nella sua radicalità, quando respinge il compromesso con un certo idealismo. In tale momento l’intenzionalità si apre alla datità del dato o all’eccedere del pensato sul pensare. La pensabilità indica una manifestatività la cui evidenza implica la simultaneità del darsi e del chi a cui si dà. Il sacro, inoltre, non rimanda a un ritrarsi dell’essere dall’ente e non ha nulla a che fare con una differenza ontologica. La scena di questa manifestatività è la luminosità. Nelle Tesi di ontologia trinitaria l’obiettivo diventa quello di recuperare la non differenza di essere ed ente. La filosofia caratterizzata dalla differenza sarebbe estranea all’intelligenza teologica. Questa non differenza non dice banalmente l’identità, e neppure il rimando dialettico di identità e differenza. Questo evento rivela l’essere in-Dio dell’ente e non un dio al di là dell’essere. Questo recupero di una ontologia nella luce di una teologia e di una teologia nella precomprensione di una ontologia apre e indica nuove vie per il pensiero del nostro tempo.

In dialogo con Klaus Hemmerle / Meazza, Carmelino. - In: GIORNALE DI FILOSOFIA DELLA RELIGIONE. - ISSN 2284-2950. - 3:11(2019), pp. 94-100.

In dialogo con Klaus Hemmerle

Meazza Carmelino
2019-01-01

Abstract

In un testo della prima maturità di Klaus Hemmerle, Il sacro e il pensiero, il sacro denomina un mostrar-si come manifestatività. Per Hemmerle si perderebbe qualcosa di essenziale se una filosofia del sacro non arrivasse ad una certa conversione fenomenologica e, allo stesso tempo si perderebbe qualcosa di essenziale se l’oggetto della fenomenologia non avesse a che fare con il sacro. Nel sacro si deve, infatti, rivelare il nesso tra datità e alterità che la fenomenologia scopre nella sua radicalità, quando respinge il compromesso con un certo idealismo. In tale momento l’intenzionalità si apre alla datità del dato o all’eccedere del pensato sul pensare. La pensabilità indica una manifestatività la cui evidenza implica la simultaneità del darsi e del chi a cui si dà. Il sacro, inoltre, non rimanda a un ritrarsi dell’essere dall’ente e non ha nulla a che fare con una differenza ontologica. La scena di questa manifestatività è la luminosità. Nelle Tesi di ontologia trinitaria l’obiettivo diventa quello di recuperare la non differenza di essere ed ente. La filosofia caratterizzata dalla differenza sarebbe estranea all’intelligenza teologica. Questa non differenza non dice banalmente l’identità, e neppure il rimando dialettico di identità e differenza. Questo evento rivela l’essere in-Dio dell’ente e non un dio al di là dell’essere. Questo recupero di una ontologia nella luce di una teologia e di una teologia nella precomprensione di una ontologia apre e indica nuove vie per il pensiero del nostro tempo.
2019
In dialogo con Klaus Hemmerle / Meazza, Carmelino. - In: GIORNALE DI FILOSOFIA DELLA RELIGIONE. - ISSN 2284-2950. - 3:11(2019), pp. 94-100.
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