Dopo anni di gestazione, in ambito europeo, il tema della circolarità delle risorse è stato stigmatizzato con la COM (2014) 398 final/2 “Verso un'economia circolare: programma per un'Europa a zero rifiuti” che, nelle battute introduttive, recita: «Quando un prodotto raggiunge la fine del ciclo di vita, le risorse restano all'interno del sistema economico, in modo da poter essere riutilizzate più volte a fini produttivi e creare così nuovo valore. Per passare a un'economia più circolare occorre apportare cambiamenti nell'insieme delle catene di valore, dalla progettazione dei prodotti ai modelli di mercato e di impresa, dai metodi di trasformazione dei rifiuti in risorse alle modalità di consumo». Com’è noto, superando l’attuale ottica lineare del “produci – usa e consuma – scarta” che implica una gestione a fine ciclo vita dei prodotti intesi come rifiuti, un approccio coerente con l’economia circolare implica un forte cambiamento di rotta nella gestione delle risorse (di cui i rifiuti rappresentano un cambiamento di stato). In quest’ottica, le risorse, proiettate già in fase di produzione verso un futuro riutilizzo, dovrebbero essere reintrodotte nel ciclo economico e intese come nuove opportunità merceologiche. Tuttavia, i dati Eurostat sulla produzione e gestione dei rifiuti a scala europea descrivono una situazione fortemente eterogenea poiché ogni Stato attua politiche “localistiche” che, in alcuni casi, permettono alte percentuali di riciclaggio, a fronte di Paesi che invece ancora conferiscono a discarica oltre il 90% dei rifiuti prodotti. Eppure, vari studi condotti appunto a scala europea hanno evidenziato che un uso più efficiente delle risorse lungo l’intera catena del valore dei prodotti permetterebbe la riduzione del consumo di materie prime del 17–24% entro il 2030; analogamente, ottimizzando i processi produttivi in termini di input di materia, si realizzerebbero risparmi capaci di favorire l’aumento del PIL dell’UE fino al 3,9%. Costa meno "costruire con i rifiuti" e le prestazioni sono eccellenti. Ma possiamo affermare che l’obiettivo della circolarità abbia già sostituito quello della sostenibilità, oppure ne ha, semplicemente, ampliato i confini? L'articolo analizza gli strumenti operativi e scale di sperimentazione per possibili processi edilizi circolari
Edifici a rifiuti (quasi) zero / Monsù, Scolaro. - In: THE NEXT BUILDING. - ISSN 2465-3063. - 4:(2017), pp. 64-68.
Edifici a rifiuti (quasi) zero
Monsù Scolaro
2017-01-01
Abstract
Dopo anni di gestazione, in ambito europeo, il tema della circolarità delle risorse è stato stigmatizzato con la COM (2014) 398 final/2 “Verso un'economia circolare: programma per un'Europa a zero rifiuti” che, nelle battute introduttive, recita: «Quando un prodotto raggiunge la fine del ciclo di vita, le risorse restano all'interno del sistema economico, in modo da poter essere riutilizzate più volte a fini produttivi e creare così nuovo valore. Per passare a un'economia più circolare occorre apportare cambiamenti nell'insieme delle catene di valore, dalla progettazione dei prodotti ai modelli di mercato e di impresa, dai metodi di trasformazione dei rifiuti in risorse alle modalità di consumo». Com’è noto, superando l’attuale ottica lineare del “produci – usa e consuma – scarta” che implica una gestione a fine ciclo vita dei prodotti intesi come rifiuti, un approccio coerente con l’economia circolare implica un forte cambiamento di rotta nella gestione delle risorse (di cui i rifiuti rappresentano un cambiamento di stato). In quest’ottica, le risorse, proiettate già in fase di produzione verso un futuro riutilizzo, dovrebbero essere reintrodotte nel ciclo economico e intese come nuove opportunità merceologiche. Tuttavia, i dati Eurostat sulla produzione e gestione dei rifiuti a scala europea descrivono una situazione fortemente eterogenea poiché ogni Stato attua politiche “localistiche” che, in alcuni casi, permettono alte percentuali di riciclaggio, a fronte di Paesi che invece ancora conferiscono a discarica oltre il 90% dei rifiuti prodotti. Eppure, vari studi condotti appunto a scala europea hanno evidenziato che un uso più efficiente delle risorse lungo l’intera catena del valore dei prodotti permetterebbe la riduzione del consumo di materie prime del 17–24% entro il 2030; analogamente, ottimizzando i processi produttivi in termini di input di materia, si realizzerebbero risparmi capaci di favorire l’aumento del PIL dell’UE fino al 3,9%. Costa meno "costruire con i rifiuti" e le prestazioni sono eccellenti. Ma possiamo affermare che l’obiettivo della circolarità abbia già sostituito quello della sostenibilità, oppure ne ha, semplicemente, ampliato i confini? L'articolo analizza gli strumenti operativi e scale di sperimentazione per possibili processi edilizi circolariI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.