La noción jurídica de “representación” nace y tiene sentido come parte de una específica forma del binomio constituido por la concepción y el régimen unitarios de la pluralidad de hombres.Esta ‘forma específica’ es “persona jurídica y representación”. La “abstracción” de la pluralidad de hombres, conseguida con la noción de “persona jurídica”, es instrumental para su “substitición” volitiva (es decir, substitución en el ejercicio de su poder) por parte del “uno” o de los “pocos”, obtenida con la noción de “representación”.El ‘binomio’ recibe esta ‘forma específica’ en aplicación de la lógica organizativa feudal: inicialmente durante la edad media avanzada y luego durante la época moderna y la contemporánea, en una progresión científica, que continúa.La Pandectística ha reforzado el binomio feudal a nivel de verdadero postulado de razón, sobrescribiendolo en la lógica jurídica romana, que se “olvida”. Al refuerzo contribuye la aplicación de la noción de representación también a la categoría de los actos de volición individual con intermediarios (mandatum – procura). El resultado se resume con la fórmula “actuar por otros”, la cual expresa el protagonismo del “representante” (sujeto de la acción) y la eclipse del “representado” (“otros”).A pesar de las voces críticas (en particular contra la “representación política”, más expuesta a ellas como “hierro de lanza” de la parte operativa del binomio feudal), este sigue apareciendo sin alternativas, justo en virtud de su superposición al Derecho romano durante el siglo XIX; superposición que, en el curso del siglo XX no se niega sino que se historiza.Por lo tanto, parece necesaria y se propone una relectura de las fuentes romanas, la que, contra la lógica del “actuar por otros”, pueda recuperar la lógica del “actuar por medio de otros”, propia del “dominus negotii”; y, contra el binomio feudal de la “desmaterialización” de la pluralidad de hombres en la “persona jurídica” y de su consiguiente “substitución” volitiva con el “representante”, pueda recuperar el binomio republicano del “cuerpo societario concreto” y de su consecuente “participación” en la volición, a la que “colabora” un “encargado subalterno”.La nozione giuridica di “rappresentanza” nasce e ha senso come parte di una specifica forma del binomio costituito dalla concezione e dal regime unitari della pluralità di uomini.Tale ‘specifica forma’ è “persona giuridica e rappresentanza”. La “astrazione” della pluralità di uomini, ottenuta con la nozione di “persona giuridica”, è strumentale alla loro “sostituzione” volitiva (alla sostituzione cioè nell’esercizio del loro potere) da parte dell’ “uno” o dei “pochi”, ottenuta con la nozione di “rappresentanza”.Tale ‘specifica forma’ è data al ‘binomio’ in applicazione della logica organizzativa feudale; inizialmente durante la epoca medievale avanzata e quindi durante le epoche moderna e contemporanea, con una progressione scientifica tuttora in corso.La Pandettistica ha potenziato il ‘binomio feudale’ a postulato di ragione, sopra-scrivendolo sulla logica giuridica romana, la quale è “dimenticata”. Al ‘potenziamento’ concorre la applicazione della nozione di “rappresentanza” anche alla categoria degli atti di volizione individuale per mezzo di intermediari (mandatum – procura). Il risultato è sintetizzato con la formula “agire per altri”, la quale esprime il protagonismo del “rappresentante” (soggetto della azione) e la eclisse del “rappresentato” (“altri”).Nonostante le voci critiche (in particolare contro la “rappresentanza politica”, più esposta ad esse in quanto ‘ferro di lancia’ della parte operativa del binomio feudale) questo continua ad apparire privo di alternative, proprio in forza della sua sovrapposizione ’800esca sul Diritto romano, la quale durante il ’900 è stata storicizzata, non negata.Pertanto, appare necessaria e si propone una rilettura delle fonti romane, la quale, contro la logica dell’ “agire per altri”, recuperi la logica dell’ “agire per mezzo di altri”, propria del “dominus negotii”, e, contro il binomio feudale della “smaterializzazione” della pluralità di uomini nella “persona giuridica” e della loro conseguente “sostituzione” volitiva con il “rappresentante”, recuperi il binomio repubblicano del concreto corpo societario e della sua conseguente “partecipazione” alla volizione, cui “coopera” un preposto in posizione subordinata.

Rappresentanza o/e partecipazione: formazione della volontà «per» o/e «per mezzo di» altri: nei rapporti individuali e collettivi, di diritto privato e pubblico, romano e positivo / Lobrano, Giovanni; Onida, Pietro Paolo. - In: DIRITTO@STORIA. - ISSN 1825-0300. - 14(2016), pp. 1-48.

Rappresentanza o/e partecipazione: formazione della volontà «per» o/e «per mezzo di» altri: nei rapporti individuali e collettivi, di diritto privato e pubblico, romano e positivo

LOBRANO, Giovanni;ONIDA, Pietro Paolo
2016-01-01

Abstract

La noción jurídica de “representación” nace y tiene sentido come parte de una específica forma del binomio constituido por la concepción y el régimen unitarios de la pluralidad de hombres.Esta ‘forma específica’ es “persona jurídica y representación”. La “abstracción” de la pluralidad de hombres, conseguida con la noción de “persona jurídica”, es instrumental para su “substitición” volitiva (es decir, substitución en el ejercicio de su poder) por parte del “uno” o de los “pocos”, obtenida con la noción de “representación”.El ‘binomio’ recibe esta ‘forma específica’ en aplicación de la lógica organizativa feudal: inicialmente durante la edad media avanzada y luego durante la época moderna y la contemporánea, en una progresión científica, que continúa.La Pandectística ha reforzado el binomio feudal a nivel de verdadero postulado de razón, sobrescribiendolo en la lógica jurídica romana, que se “olvida”. Al refuerzo contribuye la aplicación de la noción de representación también a la categoría de los actos de volición individual con intermediarios (mandatum – procura). El resultado se resume con la fórmula “actuar por otros”, la cual expresa el protagonismo del “representante” (sujeto de la acción) y la eclipse del “representado” (“otros”).A pesar de las voces críticas (en particular contra la “representación política”, más expuesta a ellas como “hierro de lanza” de la parte operativa del binomio feudal), este sigue apareciendo sin alternativas, justo en virtud de su superposición al Derecho romano durante el siglo XIX; superposición que, en el curso del siglo XX no se niega sino que se historiza.Por lo tanto, parece necesaria y se propone una relectura de las fuentes romanas, la que, contra la lógica del “actuar por otros”, pueda recuperar la lógica del “actuar por medio de otros”, propia del “dominus negotii”; y, contra el binomio feudal de la “desmaterialización” de la pluralidad de hombres en la “persona jurídica” y de su consiguiente “substitución” volitiva con el “representante”, pueda recuperar el binomio republicano del “cuerpo societario concreto” y de su consecuente “participación” en la volición, a la que “colabora” un “encargado subalterno”.La nozione giuridica di “rappresentanza” nasce e ha senso come parte di una specifica forma del binomio costituito dalla concezione e dal regime unitari della pluralità di uomini.Tale ‘specifica forma’ è “persona giuridica e rappresentanza”. La “astrazione” della pluralità di uomini, ottenuta con la nozione di “persona giuridica”, è strumentale alla loro “sostituzione” volitiva (alla sostituzione cioè nell’esercizio del loro potere) da parte dell’ “uno” o dei “pochi”, ottenuta con la nozione di “rappresentanza”.Tale ‘specifica forma’ è data al ‘binomio’ in applicazione della logica organizzativa feudale; inizialmente durante la epoca medievale avanzata e quindi durante le epoche moderna e contemporanea, con una progressione scientifica tuttora in corso.La Pandettistica ha potenziato il ‘binomio feudale’ a postulato di ragione, sopra-scrivendolo sulla logica giuridica romana, la quale è “dimenticata”. Al ‘potenziamento’ concorre la applicazione della nozione di “rappresentanza” anche alla categoria degli atti di volizione individuale per mezzo di intermediari (mandatum – procura). Il risultato è sintetizzato con la formula “agire per altri”, la quale esprime il protagonismo del “rappresentante” (soggetto della azione) e la eclisse del “rappresentato” (“altri”).Nonostante le voci critiche (in particolare contro la “rappresentanza politica”, più esposta ad esse in quanto ‘ferro di lancia’ della parte operativa del binomio feudale) questo continua ad apparire privo di alternative, proprio in forza della sua sovrapposizione ’800esca sul Diritto romano, la quale durante il ’900 è stata storicizzata, non negata.Pertanto, appare necessaria e si propone una rilettura delle fonti romane, la quale, contro la logica dell’ “agire per altri”, recuperi la logica dell’ “agire per mezzo di altri”, propria del “dominus negotii”, e, contro il binomio feudale della “smaterializzazione” della pluralità di uomini nella “persona giuridica” e della loro conseguente “sostituzione” volitiva con il “rappresentante”, recuperi il binomio repubblicano del concreto corpo societario e della sua conseguente “partecipazione” alla volizione, cui “coopera” un preposto in posizione subordinata.
2016
Rappresentanza o/e partecipazione: formazione della volontà «per» o/e «per mezzo di» altri: nei rapporti individuali e collettivi, di diritto privato e pubblico, romano e positivo / Lobrano, Giovanni; Onida, Pietro Paolo. - In: DIRITTO@STORIA. - ISSN 1825-0300. - 14(2016), pp. 1-48.
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