Spazi Urbani come Oggetti Mimetici

Assistiamo quotidianamente a dispute e dinamiche rivalitarie che riguardano lo spazio e il suo valore. Proiezioni del desiderio di possesso, processi negoziali e conflitti che non sempre trovano spiegazioni soddisfacenti nelle teorie tradizionali. Partendo dal presupposto che anche lo spazio può diventare “Oggetto” del desiderio, questo contributo propone un approccio operativo differente, capace di gettare luce su alcune dinamiche urbane. Il filosofo René Girard offre un modello teorico basato sulla mimesi, una delle ragioni alla base del deflagrare della violenza la cui chiave risolutrice risiederebbe nei meccanismi sacrificali ed espiatori. E se pensassimo che anche lo spazio può diventare “Oggetto” mimetico, ragione di disputa ma anche vittima non vivente? Avremmo la possibilità di fornire una spiegazione a condizioni di equilibro post-crisi e riappacificazioni che appaiono misteriose. Il potere esplicativo della “teoria mimetica” si è già dimostrato capace di articolare suggestioni fertili in molteplici discipline, eppure nessun tentativo è stato fatto in merito alla “produzione sociale dello spazio”. Questo contributo analizza la possibilità di “arruolare” Girard nelle tematiche urbane, partendo da un’intuizione di Henri Lefebvre, per trovare conferme nell'esplorazione di alcuni casi reali. Relazioni di proprietà e pulsioni di appropriazione per uno spazio abbandonato nella piccola frazione di Magritto; l’inversione di polarità per uno spazio pubblico nella città di Caserta, apparentemente legata all’eliminazione di un’opera temporanea; le dinamiche di affezione verso il parco di Tempelhof, ex aeroporto nazista; il dibattito sulla demolizione dell’impianto di San Siro a Milano. Casi specifici in cui l’ipotesi del desiderio mimetico ci aiuta a dire qualcosa in più rispetto ad altre teorie, proponendo un approccio riabilitativo del valore non intrinseco ma indotto dell’“Oggetto” (qui lo spazio) che promette riflessioni utili alle discipline urbane.