Mutamento della composizione del giudice e nuova semantica (preagonica) del principio di immediatezza

Ricorrendo ad un’interpretazione creativa ed elusiva del contenuto precettivo dell’art. 525, 2º comma, c.p.p., le Sezioni unite riformano l’orientamento canonizzato dalla sentenza Iannasso del 1999 e ridimensionano fortemente lo spettro di operativita` della rinnovazione dibattimentale in caso di mutamento della composizione del giudice. Il contributo esamina la trama argomentativa e le conclusioni elaborate dal supremo collegio, logicamente connesse alla pressoche´ coeva pronuncia della Corte cost. n. 132/2019 e dichiaratamente volte a limitare pratiche asseritamente dilatorie e ‘‘abusive’’ da parte dei difensori. Sullo sfondo si stagliano incerti legami fra il dictum in commento e la giurisprudenza della Corte di Strasburgo in subiecta materia e piu` evidenti distonie con i recenti interventi della Corte di Giustizia UE sul tema del rapporto fra la tutela della vittima e le garanzie dell’imputato. Non si trascurano, infine, sia le aporie sistematiche generate dalla precaria convivenza fra il nuovo tracciato ermeneutico e la novellata disciplina della rinnovazione dell’istruzione dibattimentale in appello ex art. 603, comma 3º bis, c.p.p., sia le varie prospettive de iure condendo, convergenti verso l’estensione del perimetro applicativo dell’art. 190 bis c.p.p.: il principio di oralita` -immediatezza, sotto i colpi inferti da un soverchiante formante giurisprudenziale votato alla nomopoiesi e da un legislatore ispirato ad un efficientismo a-garantista, rischia di essere sacrificato sull’altare dello speedy trial, sbiadendo la sua natura consustanziale al modello accusatorio