La ripresa, a distanza di oltre trent'anni, della traduzione goethiana, è un omaggio di Giustino Fortunato alla propria giovinezza ed insieme un auspicio «per la sospirata concordia tra i due popoli». Così il libretto si pone al crocevia di due opposte nostalgie: quella di Goethe per l'arcadia italiana; e quella del deputato lucano, divenuto interventista «di fronte al pericolo di un socialismo il quale non più dissimula il pravo intendimento di affrettar la pace anche a costo di consegnar le armi al nemico»: nostalgia per la «fede nel lavoro, la disciplina e - soprattutto - la cultura» tedesche, di cui era stato estimatore sin dagli anni universitari, ma che ora con delusione, rammarico e dolore gli parevano, e inaspettatamente, perdute. Giustino Fortunato è della schiera di chi sperò che la «guerra sovvertitrice», la «guerra degli spiriti», non riuscisse oltre al resto a bruciare anche il sogno di una repubblica universale di dotti; come ad esempio, sull'altro fronte, l'Hermann Diels ricordato da Girolamo Vitelli nel 1922: «Devoto alla sua patria tedesca, fu sinceramente internazionale dove esserlo è merito: nella scienza. Si doveva in gran parte a lui quel fecondo accordo fra grandi sodalizi scientifici europei per magnifiche imprese, quel fecondo accordo che la guerra immane ha, speriamo, solo per breve tempo sospeso. Fra i grandi dolori che afflissero la sua operosa vecchiezza, atrocissimo fu vedere bruscamente troncata la speranza in una grandiosa collaborazione di tutto il mondo civile».

Nota / Fornaro, Maria. - 16:(1993), pp. 7-15.

Nota

Fornaro, Maria
1993-01-01

Abstract

La ripresa, a distanza di oltre trent'anni, della traduzione goethiana, è un omaggio di Giustino Fortunato alla propria giovinezza ed insieme un auspicio «per la sospirata concordia tra i due popoli». Così il libretto si pone al crocevia di due opposte nostalgie: quella di Goethe per l'arcadia italiana; e quella del deputato lucano, divenuto interventista «di fronte al pericolo di un socialismo il quale non più dissimula il pravo intendimento di affrettar la pace anche a costo di consegnar le armi al nemico»: nostalgia per la «fede nel lavoro, la disciplina e - soprattutto - la cultura» tedesche, di cui era stato estimatore sin dagli anni universitari, ma che ora con delusione, rammarico e dolore gli parevano, e inaspettatamente, perdute. Giustino Fortunato è della schiera di chi sperò che la «guerra sovvertitrice», la «guerra degli spiriti», non riuscisse oltre al resto a bruciare anche il sogno di una repubblica universale di dotti; come ad esempio, sull'altro fronte, l'Hermann Diels ricordato da Girolamo Vitelli nel 1922: «Devoto alla sua patria tedesca, fu sinceramente internazionale dove esserlo è merito: nella scienza. Si doveva in gran parte a lui quel fecondo accordo fra grandi sodalizi scientifici europei per magnifiche imprese, quel fecondo accordo che la guerra immane ha, speriamo, solo per breve tempo sospeso. Fra i grandi dolori che afflissero la sua operosa vecchiezza, atrocissimo fu vedere bruscamente troncata la speranza in una grandiosa collaborazione di tutto il mondo civile».
1993
Nota / Fornaro, Maria. - 16:(1993), pp. 7-15.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Fornaro_M_Nota.pdf

accesso aperto

Tipologia: Versione editoriale (versione finale pubblicata)
Licenza: Non specificato
Dimensione 420.98 kB
Formato Adobe PDF
420.98 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11388/263869
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact