L'introduzione dell'Eucalyptus camaldulensis in Sardegna è avvenuta in modo importante nei primi decenni del XX secolo, soprattutto come utile strumento per la bonifica delle terre paludose e per il controllo degli effetti dell'intensa ventosità dell'Isola. L'utilizzo di questa specie e, successivamente, dell'Eucalyptus globulus subsp. bicostata si è rapidamente esteso dalle aree oggetto delle più importanti bonifiche e della riforma agraria portando ad una larga diffusione in ambito forestale e agroambientale. Spesso le due specie sono presenti frammiste nello stesso impianto, mentre più recentemente la seconda viene decisamente più utilizzata. Entrambe, comunque, sono attualmente consigliate in Italia per la realizzazione di cedui a turno breve. L'Eucalyptus camaldulensis soprattutto mostra notevoli accrescimenti e buona capacità pollonifera. E' specie alquanto plastica e rustica, adattandosi a un'ampia gamma di suoli, da quelli argillosi a quelli torbosi. Tollera la presenza di cloruri e prolungati ristagni idrici. E' in grado di resistere a lunghi periodi siccitosi, vivendo in ambienti con precipitazioni medie annue di 300-400 mm. Necessita di temperature medie annue comprese tra 12 e 18 °C. Sopporta temperature minime fino a -6 °C. Questa specie è sicuramente adatta a tutti i modelli colturali di diversa intensità colturale, avendo manifestato buoni risultati in piantagioni forestali su suoli anche molto poveri e aridi, ma dotati di falda profonda. L'Eucalyptus globulus subsp. bicostata è più esigente in fatto di terreni, prediligendo quelli mediamente sciolti con pH neutro o subacido. Non tollera i suoli molto argillosi, né l'eccessiva presenza di calcare o il ristagno idrico. Necessita di precipitazioni medie annue di almeno 700 mm o di una falda ricca e relativamente superficiale. Ha esigenze termiche simili a quelle di E. camaldulensis e questa specie potrebbe essere adatta ai due modelli colturali per le biomasse da combustione definiti come intensivi e superintensivi, entrambi in regime irriguo. Gli schemi colturali prevalenti per la produzione di biomassa da combustione prevedono un modello superintensivo, uno intensivo e uno non intensivo in coltura asciutta (non adatto all'Eucalyptus globulus subsp. bicostata. Il modello superintensivo prevede una densità di piantagione di 5000 piante ad ettaro, una durata del ciclo minima di 16 anni e un turno di utilizzazione di 2 anni. E’ previsto lo scasso all’impianto e una concimazione di fondo con 150 unità/ha P2O5 e K2O. Viene praticata la concimazione di copertura con 50 unità/ha di N al secondo anno + 100 unità/ha di P2O5 e K2O. E’ prevista la lavorazione interfila al 1° anno, così come il diserbo al 1° anno e in post-ceduazione, e un apporto irriguo variabile di 1.200-2.400 m3/ha a seconda delle condizioni ecologiche. Normalmente non vengono eseguiti trattamenti antiparassitari. La produzione media di sostanza secca è di 10 t/ha/anno. Il modello intensivo ha una densità di piantagione limitata a 1000-1600 piante ad ettaro, durata minima del ciclo di 25 anni e turno di utilizzazione di 5 anni. Le cure colturali e la fertilizzazione sono simili al precedente modello, mentre l’apporto irriguo è limitato a 600 a 1.200 m3/ha. La produzione media di sostanza secca è pari a 5 t/ha/anno. Il modello non intensivo, infine, ha densità di piantagione di 1000-1600 piante ad ettaro, durata minima del ciclo di 40 anni e turno di utilizzazione di 8 anni. E’ previsto lo scasso all’impianto e la concimazione di fondo, ma non quella di copertura. Vengono praticate la lavorazione interfila al 1° anno, così come il diserbo al 1° anno e in post-ceduazione, ma non vi sono apporti irrigui. Si tratta di fatto del modello più largamente applicato in Sardegna in situazioni ambientali diversissime con risultati di produzione di sostanza secca mediamente pari a 2 t/ha/anno. La lunghezza del ciclo e il basso livello di input colturali rendono questo modello sostenibile da un punto di vista tecnico ed economico.

Produzione di biomassa da combustione di impianti di Eucalyptus camaldulensis ed E. globosus nella aree vocate della Sardegna / Mulas, M.. - (2017), pp. 12-13. (Intervento presentato al convegno Convegno sulle “Problematiche fitosanitarie dell’eucalipto. tenutosi a Tramatza (OR) nel 24-25 marzo 2017).

Produzione di biomassa da combustione di impianti di Eucalyptus camaldulensis ed E. globosus nella aree vocate della Sardegna

Mulas M.
2017-01-01

Abstract

L'introduzione dell'Eucalyptus camaldulensis in Sardegna è avvenuta in modo importante nei primi decenni del XX secolo, soprattutto come utile strumento per la bonifica delle terre paludose e per il controllo degli effetti dell'intensa ventosità dell'Isola. L'utilizzo di questa specie e, successivamente, dell'Eucalyptus globulus subsp. bicostata si è rapidamente esteso dalle aree oggetto delle più importanti bonifiche e della riforma agraria portando ad una larga diffusione in ambito forestale e agroambientale. Spesso le due specie sono presenti frammiste nello stesso impianto, mentre più recentemente la seconda viene decisamente più utilizzata. Entrambe, comunque, sono attualmente consigliate in Italia per la realizzazione di cedui a turno breve. L'Eucalyptus camaldulensis soprattutto mostra notevoli accrescimenti e buona capacità pollonifera. E' specie alquanto plastica e rustica, adattandosi a un'ampia gamma di suoli, da quelli argillosi a quelli torbosi. Tollera la presenza di cloruri e prolungati ristagni idrici. E' in grado di resistere a lunghi periodi siccitosi, vivendo in ambienti con precipitazioni medie annue di 300-400 mm. Necessita di temperature medie annue comprese tra 12 e 18 °C. Sopporta temperature minime fino a -6 °C. Questa specie è sicuramente adatta a tutti i modelli colturali di diversa intensità colturale, avendo manifestato buoni risultati in piantagioni forestali su suoli anche molto poveri e aridi, ma dotati di falda profonda. L'Eucalyptus globulus subsp. bicostata è più esigente in fatto di terreni, prediligendo quelli mediamente sciolti con pH neutro o subacido. Non tollera i suoli molto argillosi, né l'eccessiva presenza di calcare o il ristagno idrico. Necessita di precipitazioni medie annue di almeno 700 mm o di una falda ricca e relativamente superficiale. Ha esigenze termiche simili a quelle di E. camaldulensis e questa specie potrebbe essere adatta ai due modelli colturali per le biomasse da combustione definiti come intensivi e superintensivi, entrambi in regime irriguo. Gli schemi colturali prevalenti per la produzione di biomassa da combustione prevedono un modello superintensivo, uno intensivo e uno non intensivo in coltura asciutta (non adatto all'Eucalyptus globulus subsp. bicostata. Il modello superintensivo prevede una densità di piantagione di 5000 piante ad ettaro, una durata del ciclo minima di 16 anni e un turno di utilizzazione di 2 anni. E’ previsto lo scasso all’impianto e una concimazione di fondo con 150 unità/ha P2O5 e K2O. Viene praticata la concimazione di copertura con 50 unità/ha di N al secondo anno + 100 unità/ha di P2O5 e K2O. E’ prevista la lavorazione interfila al 1° anno, così come il diserbo al 1° anno e in post-ceduazione, e un apporto irriguo variabile di 1.200-2.400 m3/ha a seconda delle condizioni ecologiche. Normalmente non vengono eseguiti trattamenti antiparassitari. La produzione media di sostanza secca è di 10 t/ha/anno. Il modello intensivo ha una densità di piantagione limitata a 1000-1600 piante ad ettaro, durata minima del ciclo di 25 anni e turno di utilizzazione di 5 anni. Le cure colturali e la fertilizzazione sono simili al precedente modello, mentre l’apporto irriguo è limitato a 600 a 1.200 m3/ha. La produzione media di sostanza secca è pari a 5 t/ha/anno. Il modello non intensivo, infine, ha densità di piantagione di 1000-1600 piante ad ettaro, durata minima del ciclo di 40 anni e turno di utilizzazione di 8 anni. E’ previsto lo scasso all’impianto e la concimazione di fondo, ma non quella di copertura. Vengono praticate la lavorazione interfila al 1° anno, così come il diserbo al 1° anno e in post-ceduazione, ma non vi sono apporti irrigui. Si tratta di fatto del modello più largamente applicato in Sardegna in situazioni ambientali diversissime con risultati di produzione di sostanza secca mediamente pari a 2 t/ha/anno. La lunghezza del ciclo e il basso livello di input colturali rendono questo modello sostenibile da un punto di vista tecnico ed economico.
2017
Produzione di biomassa da combustione di impianti di Eucalyptus camaldulensis ed E. globosus nella aree vocate della Sardegna / Mulas, M.. - (2017), pp. 12-13. (Intervento presentato al convegno Convegno sulle “Problematiche fitosanitarie dell’eucalipto. tenutosi a Tramatza (OR) nel 24-25 marzo 2017).
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