Per coloro che si occupano delle dinamiche di inclusione sociale appare sempre più necessario indagare le complesse relazioni tra il settore del non profit e la comunicazione. Se l’ingresso sulla scena pubblica mediatizzata può risultare un obiettivo strategico per la società civile organizzata, è il terzo settore ad apparire sempre più spesso come uno degli attori delle arene mediali ed a costituire il tessuto connettivo e relazionale dell’opinione pubblica e del nascente “pubblico d'opinione”. Eppure, il rapporto tra il mondo del terzo settore e la sfera della comunicazione appare tuttora difficile, alterno, a volte assente nonostante la crescente centralità dell’opera di mediazione con la sfera pubblica svolta dall’associazionismo. Attraverso la descrizione dei risultati dell’Indagine sull’uso degli strumenti di comunicazione nelle organizzazioni di Terzo Settore su un campione di organizzazioni di terzo settore – cooperative sociali e associazioni di promozione sociale e di volontariato soprattutto di piccole dimensioni – operanti nella provincia di Roma e di Sassari il saggio affronta i nodi problematici di questo rapporto. L’indagine si è concentrata su un insieme di associazioni e imprese sociali prevalentemente di piccole o medie dimensioni, dal predominante carattere locale, realtà su cui la ricerca sugli aspetti comunicativi – come la riflessione pubblica – appariva ancor meno vibrante rispetto al ruolo svolto dalle grandi organizzazioni nazionali e transnazionali. Il questionario è stato somministrato a Roma a 171 organizzazioni su un universo di 1422 unità ed a 26 associazioni sulle oltre 1000 sparse sul territorio sassarese. Si tratta di numeri apparentemente esigui ma indicativi di realtà estremamente frammentate dal punto di visto territoriale e poco visibili persino sul piano locale. I limiti della realtà indagata sono sintetizzabili in due difficoltà principali: da un lato, la “rappresentazione” della comunicazione, dall’altro la sua “organizzazione”. Le potenzialità rimandano invece alla ricchezza relazionale espressa. In sostanza, quel legame con i bisogni e le necessità del “sociale”, della società, che fa nascere ed esprime il terzo settore sono al contempo le risorse da cui partire ed i freni ad una comunicazione più organizzata. È proprio da questo ossimoro, da questa apparente o reale contraddizione tra una relazionalità viva che si esprima e le necessità di una struttura che comunichi che si dipana la nostra riflessione.

Attivare la socialità: dis-equilibri comunicativi del Terzo settore / Antenore, Marzia; Marco, Binotto. - (2008), pp. 91-119.

Attivare la socialità: dis-equilibri comunicativi del Terzo settore

ANTENORE, Marzia;
2008-01-01

Abstract

Per coloro che si occupano delle dinamiche di inclusione sociale appare sempre più necessario indagare le complesse relazioni tra il settore del non profit e la comunicazione. Se l’ingresso sulla scena pubblica mediatizzata può risultare un obiettivo strategico per la società civile organizzata, è il terzo settore ad apparire sempre più spesso come uno degli attori delle arene mediali ed a costituire il tessuto connettivo e relazionale dell’opinione pubblica e del nascente “pubblico d'opinione”. Eppure, il rapporto tra il mondo del terzo settore e la sfera della comunicazione appare tuttora difficile, alterno, a volte assente nonostante la crescente centralità dell’opera di mediazione con la sfera pubblica svolta dall’associazionismo. Attraverso la descrizione dei risultati dell’Indagine sull’uso degli strumenti di comunicazione nelle organizzazioni di Terzo Settore su un campione di organizzazioni di terzo settore – cooperative sociali e associazioni di promozione sociale e di volontariato soprattutto di piccole dimensioni – operanti nella provincia di Roma e di Sassari il saggio affronta i nodi problematici di questo rapporto. L’indagine si è concentrata su un insieme di associazioni e imprese sociali prevalentemente di piccole o medie dimensioni, dal predominante carattere locale, realtà su cui la ricerca sugli aspetti comunicativi – come la riflessione pubblica – appariva ancor meno vibrante rispetto al ruolo svolto dalle grandi organizzazioni nazionali e transnazionali. Il questionario è stato somministrato a Roma a 171 organizzazioni su un universo di 1422 unità ed a 26 associazioni sulle oltre 1000 sparse sul territorio sassarese. Si tratta di numeri apparentemente esigui ma indicativi di realtà estremamente frammentate dal punto di visto territoriale e poco visibili persino sul piano locale. I limiti della realtà indagata sono sintetizzabili in due difficoltà principali: da un lato, la “rappresentazione” della comunicazione, dall’altro la sua “organizzazione”. Le potenzialità rimandano invece alla ricchezza relazionale espressa. In sostanza, quel legame con i bisogni e le necessità del “sociale”, della società, che fa nascere ed esprime il terzo settore sono al contempo le risorse da cui partire ed i freni ad una comunicazione più organizzata. È proprio da questo ossimoro, da questa apparente o reale contraddizione tra una relazionalità viva che si esprima e le necessità di una struttura che comunichi che si dipana la nostra riflessione.
2008
9788835960560
Attivare la socialità: dis-equilibri comunicativi del Terzo settore / Antenore, Marzia; Marco, Binotto. - (2008), pp. 91-119.
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