La storia dell’architettura ci restituisce un quadro articolato del ruolo degli edifici adibiti a funzione ospedaliera, elementi strutturanti la città e dotati di tipologia propria in ragione alle necessità che la medicina avanza nei secoli. L’ospedale, nella sua complessità evolutiva, diviene dunque chiave interpretativa dei fatti storici che hanno interessato lo sviluppo urbano, per l’importanza che ricopre nell’organizzazione delle dinamiche insediative ed economiche, sia per la proprietà di integrarsi o isolarsi nei luoghi, sia per la capacità del manufatto edilizio ospedaliero di assecondare o contraddire pregiudizi di forma e funzione, rispetto ai quali ha da sempre cercato il giusto equilibrio senza mai realmente trovarlo. Guido Canella, nel 1979: «Nessun altro tipo edilizio quanto l’ospedale è rimasto soggetto, ancora in epoca moderna, a preconcetti intrinseci di necessità funzionalistica. Eppure per lungo tempo nell’insediamento nosocomiale concorse in contaminazione la più varia umanità (sofferente e curante, operativa e inserviente, benefica e mendicante, laica e religiosa), tanto da risultare, per morfologia e dimensione tipica, come sovrimpressione di una città nella città, in ciò simile al porto e al mercato». Lo scenario attuale è perlopiù quello dell’implementazione della componente tecnologica ed impiantistica dell’edificio, con il solo fine di inseguire necessità funzionali singolarmente individuate e mai corrisposte ai bisogni generali dello spazio, nel suo insieme ed in relazione al contesto, con conseguente e progressiva perdita delle qualità ambientali dei luoghi e del benessere psicofisico dei fruitori. Risultati, questi, derivanti da una lettura che parte dal modello dell’hospitalitas e giunge alla successiva machine à guerir (Brenna, 1979), frutto di una sostanziale astrazione del concetto di ospedale che rispecchia una continua ricerca tipologica -a padiglione, mo-noblocco, poliblocco, a piastra o a torre (Carbonara, 1954). Le strutture ospedaliere si configurano sempre più come macchine energivore, incoerenti ed inefficienti nei rapporti di forma e funzione, debilitan-ti e non nobilitanti il contesto, cui si inseriscono, spesso, senza alcun legame relazionale. Questi i presupposti dai quali si è mossa la ricerca per valutare i processi che determinano tali disfunzioni, sia in fase programmatica che progettuale o costruttiva, oltre che manutentiva-gestionale. Ciò al fine di comprendere come sia possibile fornire strumenti di supporto decisionale nella riqualificazione o nuova realizzazione delle strutture sanitarie, sulla base delle relazioni tra il manufatto edilizio ed il contesto di appartenenza in tutte le sue componenti (storiche, spaziali, ambientali). L’obiettivo specifico del contributo alla ricerca, riferito alla scala regionale, ma di applicabilità generale (all’interno del più complesso strumento messo a punto dall’insieme delle unità operative nazionali), è quello di definire quali possano essere i correttivi tecnici e le alternative progettuali, riferite sia all’esistente che al progetto di nuovi presidi di cura, atti a: - garantire un corretto inserimento ambientale in ragione delle peculiarità e dinamiche contestuali all’edificio; - ritrovare un rapporto di coerenza tra tipologia edilizia e necessità funzionali; - a ridefinire il ruolo urbano del servizio ospedaliero come elemento strut-turante la città; - ristabilire i rapporti ambientali tra edificio e riequilibrare i comportamenti energivori.
Inserimento, forma e contesto. Categorie di riflessione ed ipotesi metodologica di riqualificazione prestazionale delle strutture sanitarie / Lino, A; Monsù Scolaro, A; Scalas, Sabrina; Pusceddu, Fabrizio; Dettori, M.. - (2017), pp. 147-166.
Inserimento, forma e contesto. Categorie di riflessione ed ipotesi metodologica di riqualificazione prestazionale delle strutture sanitarie
Lino A;SCALAS, Sabrina;PUSCEDDU, Fabrizio;Dettori M.
2017-01-01
Abstract
La storia dell’architettura ci restituisce un quadro articolato del ruolo degli edifici adibiti a funzione ospedaliera, elementi strutturanti la città e dotati di tipologia propria in ragione alle necessità che la medicina avanza nei secoli. L’ospedale, nella sua complessità evolutiva, diviene dunque chiave interpretativa dei fatti storici che hanno interessato lo sviluppo urbano, per l’importanza che ricopre nell’organizzazione delle dinamiche insediative ed economiche, sia per la proprietà di integrarsi o isolarsi nei luoghi, sia per la capacità del manufatto edilizio ospedaliero di assecondare o contraddire pregiudizi di forma e funzione, rispetto ai quali ha da sempre cercato il giusto equilibrio senza mai realmente trovarlo. Guido Canella, nel 1979: «Nessun altro tipo edilizio quanto l’ospedale è rimasto soggetto, ancora in epoca moderna, a preconcetti intrinseci di necessità funzionalistica. Eppure per lungo tempo nell’insediamento nosocomiale concorse in contaminazione la più varia umanità (sofferente e curante, operativa e inserviente, benefica e mendicante, laica e religiosa), tanto da risultare, per morfologia e dimensione tipica, come sovrimpressione di una città nella città, in ciò simile al porto e al mercato». Lo scenario attuale è perlopiù quello dell’implementazione della componente tecnologica ed impiantistica dell’edificio, con il solo fine di inseguire necessità funzionali singolarmente individuate e mai corrisposte ai bisogni generali dello spazio, nel suo insieme ed in relazione al contesto, con conseguente e progressiva perdita delle qualità ambientali dei luoghi e del benessere psicofisico dei fruitori. Risultati, questi, derivanti da una lettura che parte dal modello dell’hospitalitas e giunge alla successiva machine à guerir (Brenna, 1979), frutto di una sostanziale astrazione del concetto di ospedale che rispecchia una continua ricerca tipologica -a padiglione, mo-noblocco, poliblocco, a piastra o a torre (Carbonara, 1954). Le strutture ospedaliere si configurano sempre più come macchine energivore, incoerenti ed inefficienti nei rapporti di forma e funzione, debilitan-ti e non nobilitanti il contesto, cui si inseriscono, spesso, senza alcun legame relazionale. Questi i presupposti dai quali si è mossa la ricerca per valutare i processi che determinano tali disfunzioni, sia in fase programmatica che progettuale o costruttiva, oltre che manutentiva-gestionale. Ciò al fine di comprendere come sia possibile fornire strumenti di supporto decisionale nella riqualificazione o nuova realizzazione delle strutture sanitarie, sulla base delle relazioni tra il manufatto edilizio ed il contesto di appartenenza in tutte le sue componenti (storiche, spaziali, ambientali). L’obiettivo specifico del contributo alla ricerca, riferito alla scala regionale, ma di applicabilità generale (all’interno del più complesso strumento messo a punto dall’insieme delle unità operative nazionali), è quello di definire quali possano essere i correttivi tecnici e le alternative progettuali, riferite sia all’esistente che al progetto di nuovi presidi di cura, atti a: - garantire un corretto inserimento ambientale in ragione delle peculiarità e dinamiche contestuali all’edificio; - ritrovare un rapporto di coerenza tra tipologia edilizia e necessità funzionali; - a ridefinire il ruolo urbano del servizio ospedaliero come elemento strut-turante la città; - ristabilire i rapporti ambientali tra edificio e riequilibrare i comportamenti energivori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.