«La trama logica dell’essere»: espressione che può sembrare paradossale se consideriamo che si tratta di un autore noto per la sua radicale critica dell’ontologia. La tesi del presente lavoro intende tuttavia interrogare questa rimessa in questione dell’ontologia o meglio della differenza ontico-ontologica. La radicalità della critica impegna in qualcosa come una contro-ontologia, come una nuova «ontologia fondamentale», legata alle seguenti domande: Su quale «ente esemplare» leggere «il senso dell’essere»? Come definire la relazione dell’esistente, con l’essere, l’ente, gli enti, il mondo, Dio …? I primi capitoli del presente volume si sforzano, in vario modo, di prendere sul serio questa ipotesi di un’altra ontologia, dell’idea di un’altra «fenomenologia materiale», o ancora dell’avvio del motivo della traccia e della diacronia. La seconda parte dell’opera – che non ha alcuna pretesa sintetica o sistematica, e che procede per lo più per colpi di sonda – non abbandona del tutto le acque levinassiane. Innanzitutto perché si fa carico del rischio di una esplorazione, del tutto preliminare e provvisoria, della dimensione teologica e politica di questo pensiero, e poi perché, anche quando si dirige verso Schelling, Rosenzweig o Benjamin, sono sempre i temi legati alla temporalità e alle sue stratificazioni, alla profondità di un passato immemoriale, «storia santa»), o alla parola (interlocuzione, chiamata, nomina) che sempre attraggono il nostro proposito.
Levinas, La trama logica dell'essere / Pintus, Giuseppe. - 1:(2013), pp. 1-223.
Levinas, La trama logica dell'essere
PINTUS, Giuseppe
2013-01-01
Abstract
«La trama logica dell’essere»: espressione che può sembrare paradossale se consideriamo che si tratta di un autore noto per la sua radicale critica dell’ontologia. La tesi del presente lavoro intende tuttavia interrogare questa rimessa in questione dell’ontologia o meglio della differenza ontico-ontologica. La radicalità della critica impegna in qualcosa come una contro-ontologia, come una nuova «ontologia fondamentale», legata alle seguenti domande: Su quale «ente esemplare» leggere «il senso dell’essere»? Come definire la relazione dell’esistente, con l’essere, l’ente, gli enti, il mondo, Dio …? I primi capitoli del presente volume si sforzano, in vario modo, di prendere sul serio questa ipotesi di un’altra ontologia, dell’idea di un’altra «fenomenologia materiale», o ancora dell’avvio del motivo della traccia e della diacronia. La seconda parte dell’opera – che non ha alcuna pretesa sintetica o sistematica, e che procede per lo più per colpi di sonda – non abbandona del tutto le acque levinassiane. Innanzitutto perché si fa carico del rischio di una esplorazione, del tutto preliminare e provvisoria, della dimensione teologica e politica di questo pensiero, e poi perché, anche quando si dirige verso Schelling, Rosenzweig o Benjamin, sono sempre i temi legati alla temporalità e alle sue stratificazioni, alla profondità di un passato immemoriale, «storia santa»), o alla parola (interlocuzione, chiamata, nomina) che sempre attraggono il nostro proposito.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.