The essay is a historical–literary investigation of the Roman literary milieu at the time of Luca Marenzio. It starts from its presiding spirit, Tasso, who formed a series of relations during his various stays in Rome that left a deep and lasting mark on it. Of the prominent figures that made up Tasso’s main contacts in Rome towards the end, the first, chronologically, was Fabio Orsini, to whom Antonio Decio da Orte dedicated his only tragedy, «Acripanda» (first printed in 1592), and who was himself the author of a tragedy, which Angelo Ingegneri classified as a pastoral drama. As a young man he had absorbed the influence of the «second “Ciceronian” Renaissance» (Marc Fumaroli), in which Marc-Antoine Muret played a fundamental part, and was the dedicatee of «verse and prose» by Tasso (the «Rogo amoroso», two sonnets and the «Risposta di Roma a Plutarco»). Like Tasso, and other significant figures in the panorama described here, such as Decio, Giovan Battista Strozzi, Antonio Ongaro, Giovanni de’ Medici and Antonio Piccioli, he was also a member of the Academy of the «Pastori della Valle Tiberina», which recognized «as its Prince» another Orsini, Virginio II Duke of Bracciano — to whom Marenzio dedicated the «Quinto Libro de’ Madrigali a Sei Voci» (1591). Piccioli was the author of «Prose Tiberine» (published in 1597), a “palimpsest” of Sannazaro’s «Arcadia», which revolves around the poles of the two Orsini. We have only indirect accounts, but the poetry of the exponents of the Tiber Academy grew naturally from this esteem, as emerges from some letters, transcribed complete with commentary, that are part of the correspondence of Virginio II: a vast legacy of documents held in the Orsini Archives in Rome, at the «Archivio Storico Capitolino». Two of the main elements in Tasso’s Roman poetry were eulogies and spiritual verses. He showed particular interest in Virginio II, dedicating to him three sonnets, and to his wife, Flavia Peretti, the «Tempio» (printed in 1591), a collection of poems by various authors, originally conceived for their marriage. Overall, this literary output seems wholly in keeping with the new poetics at the turn of the century, which aimed at a “marvellous” grandeur and was marked by a musical taste similar to that of the madrigalists, among whom, of course, Marenzio had a fundamental role.

Il saggio si propone di indagare in senso storico–letterario l’ambiente romano coevo di Luca Marenzio, partendo dal “nume tutelare” di tale ambiente, ovvero il Tasso, che nel corso dei suoi numerosi soggiorni a Roma intesse una serie di relazioni, in grado di lasciarvi un’impronta profonda e duratura. Fra le personalità di spicco che costituiscono i maggiori contatti romani dell’ultimo Tasso, il primo in ordine di tempo è Fabio Orsini, dedicatario dell’unica tragedia di Antonio Decio da Orte, l’«Acripanda» (stampata per la prima volta nel 1592), ed autore egli stesso di una tragedia, annoverata da Angelo Ingegneri nell’àmbito del dramma pastorale. Formatosi nel pieno della «seconda Rinascita “ciceroniana”» (Marc Fumaroli), in cui occupa un ruolo fondamentale Marc-Antoine Muret, Fabio Orsini è dedicatario di «versi e prose» del Tasso (il «Rogo amoroso», due sonetti e la «Risposta di Roma a Plutarco»), e fa parte dell’accademia dei Pastori della Valle Tiberina, che riconosce «per Principe» un altro Orsini, Virginio II Duca di Bracciano — al quale è dedicato il «Quinto Libro de’ Madrigali a Sei Voci» del Marenzio (1591) —, insieme allo stesso Tasso e ad altri personaggi a vario titolo significativi nel panorama qui delineato, come il Decio, Giovan Battista Strozzi, Antonio Ongaro, Giovanni de’ Medici, Antonio Piccioli, per non menzionarne che alcuni. Quest’ultimo è autore delle «Prose Tiberine» (edite nel 1597), un “palinsesto” dell’«Arcadia» sannazariana, che ruota attorno ai poli dei due Orsini. Anche là dove non ne rimangono che testimonianze indirette, l’esercizio poetico degli esponenti dell’accademia tiberina emerge come dato naturale, e consequenziale all’omaggio gerarchico, da alcune lettere, trascritte integralmente e commentate, che fanno parte della corrispondenza di Virginio II, un vasto patrimonio documentario raccolto nell’Archivio Orsini e custodito a Roma, presso l’Archivio Storico Capitolino. Rime encomiastiche e rime spirituali costituiscono due dei cardini attorno ai quali ha ruotato l’attività poetica romana del Tasso, che da parte sua ha mostrato uno speciale interesse per Virginio II, dedicando a lui tre sonetti, ed alla moglie, Flavia Peretti, il «Tempio» (stampato nel 1591), una raccolta poetica di numerosi autori, originariamente concepita in occasione del loro matrimonio. Il complesso di questa produzione letteraria appare del tutto in sintonia con le nuove poetiche degli anni fra i due secoli, vòlte ad una grandiosità “meravigliosa”, ed attraversate da un gusto musicale affine a quello espresso dai madrigalisti, fra i quali naturalmente il Marenzio occupa un ruolo fondamentale.

Fra i “cigni del Tevere” accanto al Tasso: Antonio Decio da Orte, Fabio e Virginio II Orsini (con documenti inediti) / Sarnelli, Mauro. - (2007), pp. 15-38.

Fra i “cigni del Tevere” accanto al Tasso: Antonio Decio da Orte, Fabio e Virginio II Orsini (con documenti inediti)

SARNELLI, Mauro
2007-01-01

Abstract

The essay is a historical–literary investigation of the Roman literary milieu at the time of Luca Marenzio. It starts from its presiding spirit, Tasso, who formed a series of relations during his various stays in Rome that left a deep and lasting mark on it. Of the prominent figures that made up Tasso’s main contacts in Rome towards the end, the first, chronologically, was Fabio Orsini, to whom Antonio Decio da Orte dedicated his only tragedy, «Acripanda» (first printed in 1592), and who was himself the author of a tragedy, which Angelo Ingegneri classified as a pastoral drama. As a young man he had absorbed the influence of the «second “Ciceronian” Renaissance» (Marc Fumaroli), in which Marc-Antoine Muret played a fundamental part, and was the dedicatee of «verse and prose» by Tasso (the «Rogo amoroso», two sonnets and the «Risposta di Roma a Plutarco»). Like Tasso, and other significant figures in the panorama described here, such as Decio, Giovan Battista Strozzi, Antonio Ongaro, Giovanni de’ Medici and Antonio Piccioli, he was also a member of the Academy of the «Pastori della Valle Tiberina», which recognized «as its Prince» another Orsini, Virginio II Duke of Bracciano — to whom Marenzio dedicated the «Quinto Libro de’ Madrigali a Sei Voci» (1591). Piccioli was the author of «Prose Tiberine» (published in 1597), a “palimpsest” of Sannazaro’s «Arcadia», which revolves around the poles of the two Orsini. We have only indirect accounts, but the poetry of the exponents of the Tiber Academy grew naturally from this esteem, as emerges from some letters, transcribed complete with commentary, that are part of the correspondence of Virginio II: a vast legacy of documents held in the Orsini Archives in Rome, at the «Archivio Storico Capitolino». Two of the main elements in Tasso’s Roman poetry were eulogies and spiritual verses. He showed particular interest in Virginio II, dedicating to him three sonnets, and to his wife, Flavia Peretti, the «Tempio» (printed in 1591), a collection of poems by various authors, originally conceived for their marriage. Overall, this literary output seems wholly in keeping with the new poetics at the turn of the century, which aimed at a “marvellous” grandeur and was marked by a musical taste similar to that of the madrigalists, among whom, of course, Marenzio had a fundamental role.
2007
9788895341040
Il saggio si propone di indagare in senso storico–letterario l’ambiente romano coevo di Luca Marenzio, partendo dal “nume tutelare” di tale ambiente, ovvero il Tasso, che nel corso dei suoi numerosi soggiorni a Roma intesse una serie di relazioni, in grado di lasciarvi un’impronta profonda e duratura. Fra le personalità di spicco che costituiscono i maggiori contatti romani dell’ultimo Tasso, il primo in ordine di tempo è Fabio Orsini, dedicatario dell’unica tragedia di Antonio Decio da Orte, l’«Acripanda» (stampata per la prima volta nel 1592), ed autore egli stesso di una tragedia, annoverata da Angelo Ingegneri nell’àmbito del dramma pastorale. Formatosi nel pieno della «seconda Rinascita “ciceroniana”» (Marc Fumaroli), in cui occupa un ruolo fondamentale Marc-Antoine Muret, Fabio Orsini è dedicatario di «versi e prose» del Tasso (il «Rogo amoroso», due sonetti e la «Risposta di Roma a Plutarco»), e fa parte dell’accademia dei Pastori della Valle Tiberina, che riconosce «per Principe» un altro Orsini, Virginio II Duca di Bracciano — al quale è dedicato il «Quinto Libro de’ Madrigali a Sei Voci» del Marenzio (1591) —, insieme allo stesso Tasso e ad altri personaggi a vario titolo significativi nel panorama qui delineato, come il Decio, Giovan Battista Strozzi, Antonio Ongaro, Giovanni de’ Medici, Antonio Piccioli, per non menzionarne che alcuni. Quest’ultimo è autore delle «Prose Tiberine» (edite nel 1597), un “palinsesto” dell’«Arcadia» sannazariana, che ruota attorno ai poli dei due Orsini. Anche là dove non ne rimangono che testimonianze indirette, l’esercizio poetico degli esponenti dell’accademia tiberina emerge come dato naturale, e consequenziale all’omaggio gerarchico, da alcune lettere, trascritte integralmente e commentate, che fanno parte della corrispondenza di Virginio II, un vasto patrimonio documentario raccolto nell’Archivio Orsini e custodito a Roma, presso l’Archivio Storico Capitolino. Rime encomiastiche e rime spirituali costituiscono due dei cardini attorno ai quali ha ruotato l’attività poetica romana del Tasso, che da parte sua ha mostrato uno speciale interesse per Virginio II, dedicando a lui tre sonetti, ed alla moglie, Flavia Peretti, il «Tempio» (stampato nel 1591), una raccolta poetica di numerosi autori, originariamente concepita in occasione del loro matrimonio. Il complesso di questa produzione letteraria appare del tutto in sintonia con le nuove poetiche degli anni fra i due secoli, vòlte ad una grandiosità “meravigliosa”, ed attraversate da un gusto musicale affine a quello espresso dai madrigalisti, fra i quali naturalmente il Marenzio occupa un ruolo fondamentale.
Fra i “cigni del Tevere” accanto al Tasso: Antonio Decio da Orte, Fabio e Virginio II Orsini (con documenti inediti) / Sarnelli, Mauro. - (2007), pp. 15-38.
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