This work is part of a wider study dedicated to the myth of Alcina and its permanence up to XVIII century melodrama. The first section provides a literary chronology of the myth as it recurs in Boiardo’s «Inamoramento de Orlando», who first referred to Alcina, and Ariosto, who praised Alcina’s “inventiveness”. My reading follows Foucault’s models of utopia and heterotopy in an attempt to define Alcina’s island as the «fabula» of a hero’s pilgrimage (Ruggiero) with the non-utopian purpose of marrying Bradamante, who nevertheless visits utopian territories and encounters utopian characters. He falls a victim, however temporarily, to such fascinating places and people, yet he does so within an episode which ends up with the confirmation of a genealogic and celebratory «tópos», whose confines help bring down all fantasies and illusions – that is the very utopia of the reign and its queen, along with the «fabula» which they have inspired, and by which they have been inspired. The utopian «fabula», however, gains its “revenge”; in heterotopic terms, it affirms its existence through its own displacement: as the reader reads on, s/he is fascinated by it, so the charm of the «fabula» is actualized in the book form. Ludovico Ariosto’s «Orlando Furioso» and «Cinque Canti», and Vincenzo Brusantino’s “commercial” sequel «Angelica Inamorata» are some among the books and literary works mentioned in this study.

Il saggio costituisce la prima parte di una più ampia ricerca sul «Fortleben» del mito di Alcina, che attraverso varie tappe intende giungere alla presenza di esso nel melodramma settecentesco (vertice obbligato sarà, naturalmente, l’«Alcina» di Georg Friedrich Händel). Partendo da una precisazione sull’arco cronologico tracciato nel titolo, viene individuato nel Boiardo il «primo promotore» del personaggio di Alcina, e nell’Ariosto l’«intelletto inventivo» di esso (le icastiche espressioni sono tratte da Giovan Battista Marino). L’orientamento di lettura, ossia critico–interpretativo, impiega in maniera “dialogica”, e non assiomatica, i concetti di «utopia» ed «eterotopia» delineati da Michel Foucault, vedendo nell’isola di Alcina la «fabula» della peregrinazione di un eroe (Ruggiero), al quale è affidato un cómpito fondativo tutt’altro che utopico (le nozze con Bradamante), ma che sperimenta i territorî ed incontra i personaggi dell’utopia, dal cui fascino rimane anzi sedotto e di cui cade vittima. Vittima temporanea, però, all’interno di un episodio che finisce per rientrare nei confini/argini/ranghi del «tópos» genealogico–celebrativo di lontana ascendenza virgiliana, distruggendo l’incanto e l’illusorietà del «regno» utopico e della sua «regina», nonché l’esistenza stessa della «fabula» ad essi e da essi ispirata. Ma la «fabula» utopica si prende la sua rivincita in senso “eterotopico”, non smettendo di rivendicare il suo statuto, e lo fa attraverso il «deplacement» che la vede esposta al lettore in tutta la sua seduzione, quale veicolo di fantasia (e di fantasie) concretizzate in un prodotto reale, esistente, effettivo: il libro. Ed i libri, le opere, che sfilano in questa prima parte del percorso sono l’«Orlando Furioso» ed i «Cinque Canti» dell’Ariosto, ed il «sequel» “di consumo” rappresentato dall’«Angelica Inamorata» di Vincenzo Brusantino.

La «fabula» dell’utopia (e l’utopia della «fabula»): Alcina e la sua isola, dall’Ariosto al Brusantino / Sarnelli, Mauro. - (2011), pp. 285-309.

La «fabula» dell’utopia (e l’utopia della «fabula»): Alcina e la sua isola, dall’Ariosto al Brusantino

SARNELLI, Mauro
2011-01-01

Abstract

This work is part of a wider study dedicated to the myth of Alcina and its permanence up to XVIII century melodrama. The first section provides a literary chronology of the myth as it recurs in Boiardo’s «Inamoramento de Orlando», who first referred to Alcina, and Ariosto, who praised Alcina’s “inventiveness”. My reading follows Foucault’s models of utopia and heterotopy in an attempt to define Alcina’s island as the «fabula» of a hero’s pilgrimage (Ruggiero) with the non-utopian purpose of marrying Bradamante, who nevertheless visits utopian territories and encounters utopian characters. He falls a victim, however temporarily, to such fascinating places and people, yet he does so within an episode which ends up with the confirmation of a genealogic and celebratory «tópos», whose confines help bring down all fantasies and illusions – that is the very utopia of the reign and its queen, along with the «fabula» which they have inspired, and by which they have been inspired. The utopian «fabula», however, gains its “revenge”; in heterotopic terms, it affirms its existence through its own displacement: as the reader reads on, s/he is fascinated by it, so the charm of the «fabula» is actualized in the book form. Ludovico Ariosto’s «Orlando Furioso» and «Cinque Canti», and Vincenzo Brusantino’s “commercial” sequel «Angelica Inamorata» are some among the books and literary works mentioned in this study.
2011
978-88-8101-777-5
Il saggio costituisce la prima parte di una più ampia ricerca sul «Fortleben» del mito di Alcina, che attraverso varie tappe intende giungere alla presenza di esso nel melodramma settecentesco (vertice obbligato sarà, naturalmente, l’«Alcina» di Georg Friedrich Händel). Partendo da una precisazione sull’arco cronologico tracciato nel titolo, viene individuato nel Boiardo il «primo promotore» del personaggio di Alcina, e nell’Ariosto l’«intelletto inventivo» di esso (le icastiche espressioni sono tratte da Giovan Battista Marino). L’orientamento di lettura, ossia critico–interpretativo, impiega in maniera “dialogica”, e non assiomatica, i concetti di «utopia» ed «eterotopia» delineati da Michel Foucault, vedendo nell’isola di Alcina la «fabula» della peregrinazione di un eroe (Ruggiero), al quale è affidato un cómpito fondativo tutt’altro che utopico (le nozze con Bradamante), ma che sperimenta i territorî ed incontra i personaggi dell’utopia, dal cui fascino rimane anzi sedotto e di cui cade vittima. Vittima temporanea, però, all’interno di un episodio che finisce per rientrare nei confini/argini/ranghi del «tópos» genealogico–celebrativo di lontana ascendenza virgiliana, distruggendo l’incanto e l’illusorietà del «regno» utopico e della sua «regina», nonché l’esistenza stessa della «fabula» ad essi e da essi ispirata. Ma la «fabula» utopica si prende la sua rivincita in senso “eterotopico”, non smettendo di rivendicare il suo statuto, e lo fa attraverso il «deplacement» che la vede esposta al lettore in tutta la sua seduzione, quale veicolo di fantasia (e di fantasie) concretizzate in un prodotto reale, esistente, effettivo: il libro. Ed i libri, le opere, che sfilano in questa prima parte del percorso sono l’«Orlando Furioso» ed i «Cinque Canti» dell’Ariosto, ed il «sequel» “di consumo” rappresentato dall’«Angelica Inamorata» di Vincenzo Brusantino.
La «fabula» dell’utopia (e l’utopia della «fabula»): Alcina e la sua isola, dall’Ariosto al Brusantino / Sarnelli, Mauro. - (2011), pp. 285-309.
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