Antonio Decio da Orte was most certainly a well–known man of letters, but as an «auctor unius operis»: the “Caravaggesque”, blood–and–thunder tragedy «Acripanda», printed for the first time in Florence in 1592 jointly by Fabio Orsini and Don Giovanni de’ Medici. Reconstructing and investigating what has survived of his poetry means throwing more than one light on the Roman literary milieu — and not only Roman — in the period running from the papacy of Gregory XIII Boncompagni to that of Clement VIII Aldobrandini, dominated from the late 1580s by the unavoidable shaping presence of Tasso. So far research has found ten sonnets, five of them published, and, of these, only three in his lifetime; three madrigals, also printed during his life; and a short poem in eleven octets. The present essay is dedicated to three unpublished sonnets, which are the first samples of the author’s poetry, found in the Vatican manuscript Barb. lat. 1849 (cc. 309r-310r), with the edition of them.

Ricostruire ed indagare le testimonianze dell’attività poetica di Antonio Decio da Orte, letterato ben noto sì, ma quale «auctor unius operis», ossia la “caravaggesca” tragedia «Acripanda» (stampata per la prima volta a Firenze nel 1592, sotto le insegne congiunte di Fabio Orsini e di Don Giovanni de’ Medici), significa gettare una luce, anzi più luci, sull’ambiente letterario romano — e non solo — nel periodo che va dal papato di Gregorio XIII Boncompagni a quello di Clemente VIII Aldobrandini, e sul quale dalla fine degli anni Ottanta del secolo si staglia la figura imprescindibile e modellizzante del Tasso. Allo stato attuale delle ricerche, si tratta di dieci sonetti, cinque dei quali stampati, e di questi, tre soltanto in vita; di tre madrigali, anch’essi stampati in vita; e di un poemetto in undici ottave. A tre sonetti inediti, che costituiscono le prime testimonianze dell’attività poetica dell’autore, tràditi dal codice vaticano Barb. lat. 1849 (cc. 309r-310r), è dedicato il presente contributo, siglato dall’edizione di essi.

Le prime testimonianze poetiche di Antonio Decio da Orte in un codice Vaticano (Barb. lat. 1849) / Sarnelli, Mauro. - 27:(2015), pp. 507-519.

Le prime testimonianze poetiche di Antonio Decio da Orte in un codice Vaticano (Barb. lat. 1849)

SARNELLI, Mauro
2015-01-01

Abstract

Antonio Decio da Orte was most certainly a well–known man of letters, but as an «auctor unius operis»: the “Caravaggesque”, blood–and–thunder tragedy «Acripanda», printed for the first time in Florence in 1592 jointly by Fabio Orsini and Don Giovanni de’ Medici. Reconstructing and investigating what has survived of his poetry means throwing more than one light on the Roman literary milieu — and not only Roman — in the period running from the papacy of Gregory XIII Boncompagni to that of Clement VIII Aldobrandini, dominated from the late 1580s by the unavoidable shaping presence of Tasso. So far research has found ten sonnets, five of them published, and, of these, only three in his lifetime; three madrigals, also printed during his life; and a short poem in eleven octets. The present essay is dedicated to three unpublished sonnets, which are the first samples of the author’s poetry, found in the Vatican manuscript Barb. lat. 1849 (cc. 309r-310r), with the edition of them.
2015
978-88-6897-003-1
Ricostruire ed indagare le testimonianze dell’attività poetica di Antonio Decio da Orte, letterato ben noto sì, ma quale «auctor unius operis», ossia la “caravaggesca” tragedia «Acripanda» (stampata per la prima volta a Firenze nel 1592, sotto le insegne congiunte di Fabio Orsini e di Don Giovanni de’ Medici), significa gettare una luce, anzi più luci, sull’ambiente letterario romano — e non solo — nel periodo che va dal papato di Gregorio XIII Boncompagni a quello di Clemente VIII Aldobrandini, e sul quale dalla fine degli anni Ottanta del secolo si staglia la figura imprescindibile e modellizzante del Tasso. Allo stato attuale delle ricerche, si tratta di dieci sonetti, cinque dei quali stampati, e di questi, tre soltanto in vita; di tre madrigali, anch’essi stampati in vita; e di un poemetto in undici ottave. A tre sonetti inediti, che costituiscono le prime testimonianze dell’attività poetica dell’autore, tràditi dal codice vaticano Barb. lat. 1849 (cc. 309r-310r), è dedicato il presente contributo, siglato dall’edizione di essi.
Le prime testimonianze poetiche di Antonio Decio da Orte in un codice Vaticano (Barb. lat. 1849) / Sarnelli, Mauro. - 27:(2015), pp. 507-519.
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