Nei moderni ordinamenti democratici, l’opposizione può essere definita come l’attività che una o più forze politiche minoritarie svolgono per contrastare la funzione e il potere di governo. L’esistenza dell’opposizione è un fatto naturale per gli stati democratici, che devono garantire a tutti i cittadini il diritto di partecipare periodicamente, con le libere elezioni, alla conquista della rappresentanza e del potere di governo. I procedimenti elettorali servono a scegliere i governanti, ma anche a determinare l’esclusione di una parte del popolo dal gruppo dominante. L’opposizione è una forma di partecipazione politica che consente alle forze escluse dal Governo di essere coinvolte nella vita politica nazionale. Il funzionamento dell’opposizione dipende da una serie di fattori, soggettivi ed oggettivi, politici e istituzionali. Le minoranze riescano ad esercitare stabilmente l’opposizione nelle democrazie più sviluppate, o poliarchie, dove la società politica è ben strutturata in partiti, il potere viene sottoposto a una rete di controlli e di garanzie, l’opposizione è ben organizzata in parlamento e può determinare il ricambio pacifico del governo. La forma più importante di opposizione è quella che si svolge nelle istituzioni parlamentari rappresentative, perché investe i processi decisionali e di governo nei quali il parlamento è coinvolto. Essa assume una valenza particolare nei sistemi parlamentari, dove la dinamica dei rapporti tra la maggioranza e la minoranza investe il processo di legittimazione/contestazione del governo. Le esperienze degli stati democratici contemporanei offrono una molteplicità di modelli di regolazione del ruolo e della funzione dell’opposizione politica parlamentare, alla cui definizione concorrono sia fonti di tipo formale, come i regolamenti parlamentari, che fonti di tipo materiale, quali le convenzioni e le consuetudini costituzionali. L’osservazione storica-comparatistica ci ha indotto a considerare tre possibili modelli di opposizione: non-alternativa, alternativa e incongruente. La prima forma di opposizione si è sviluppata negli ordinamenti caratterizzati da una scarsa legittimazione delle istituzioni, da una concezione unitaria del potere e da una dinamica dei rapporti parlamentari incentrata sulla copia maggioranza e minoranza, senza coinvolgimento del Governo. La seconda forma di opposizione è nata in Inghilterra, in un ordinamento dove si è realizzata la graduale compenetrazione tra le istituzioni e la società civile e dove il rapporto tra maggioranza e minoranza non investe solo la decisione parlamentare ma si estende ai rapporti tra Parlamento e Governo. Infine, l’opposizione incongruente è tipica delle forme di governo parlamentari razionalizzate ed è il prodotto della trasformazione dei regimi parlamentari consensuali in regimi maggioritari. La democrazia italiana sta vivendo questa fase di transizione assecondando la tendenza in atto nelle democrazie parlamentari ad assicurare maggiore governabilità, attraverso la concentrazione di poteri d’indirizzo nel Capo del Governo, ma lo sviluppo del modello maggioritario è stato fino ad ora squilibrato. Le difficoltà e le incertezze dell’opposizione sono dovute in massima parte alla mancata individuazione di una forma di organizzazione congruente con il regime dell’alternanza. Lo stato in cui si trova l’opposizione italiana riflette la difficoltà della forma di governo a trovare un equilibrio tra le esigenze della rappresentanza e quelle della decisione, che a sua volta può essere raggiunto se vi è accordo sui valori fondamentali e se le regole della democrazia consentono a tutti i soggetti politici di rappresentare il pluralismo politico, di trasferirlo nelle istituzioni e di tradurlo in decisioni accettate.

Alla ricerca di uno statuto per l'opposizione parlamentare / Carboni, Giuliana Giuseppina. - (2004), pp. I-XVIII-350.

Alla ricerca di uno statuto per l'opposizione parlamentare

CARBONI, Giuliana Giuseppina
2004-01-01

Abstract

Nei moderni ordinamenti democratici, l’opposizione può essere definita come l’attività che una o più forze politiche minoritarie svolgono per contrastare la funzione e il potere di governo. L’esistenza dell’opposizione è un fatto naturale per gli stati democratici, che devono garantire a tutti i cittadini il diritto di partecipare periodicamente, con le libere elezioni, alla conquista della rappresentanza e del potere di governo. I procedimenti elettorali servono a scegliere i governanti, ma anche a determinare l’esclusione di una parte del popolo dal gruppo dominante. L’opposizione è una forma di partecipazione politica che consente alle forze escluse dal Governo di essere coinvolte nella vita politica nazionale. Il funzionamento dell’opposizione dipende da una serie di fattori, soggettivi ed oggettivi, politici e istituzionali. Le minoranze riescano ad esercitare stabilmente l’opposizione nelle democrazie più sviluppate, o poliarchie, dove la società politica è ben strutturata in partiti, il potere viene sottoposto a una rete di controlli e di garanzie, l’opposizione è ben organizzata in parlamento e può determinare il ricambio pacifico del governo. La forma più importante di opposizione è quella che si svolge nelle istituzioni parlamentari rappresentative, perché investe i processi decisionali e di governo nei quali il parlamento è coinvolto. Essa assume una valenza particolare nei sistemi parlamentari, dove la dinamica dei rapporti tra la maggioranza e la minoranza investe il processo di legittimazione/contestazione del governo. Le esperienze degli stati democratici contemporanei offrono una molteplicità di modelli di regolazione del ruolo e della funzione dell’opposizione politica parlamentare, alla cui definizione concorrono sia fonti di tipo formale, come i regolamenti parlamentari, che fonti di tipo materiale, quali le convenzioni e le consuetudini costituzionali. L’osservazione storica-comparatistica ci ha indotto a considerare tre possibili modelli di opposizione: non-alternativa, alternativa e incongruente. La prima forma di opposizione si è sviluppata negli ordinamenti caratterizzati da una scarsa legittimazione delle istituzioni, da una concezione unitaria del potere e da una dinamica dei rapporti parlamentari incentrata sulla copia maggioranza e minoranza, senza coinvolgimento del Governo. La seconda forma di opposizione è nata in Inghilterra, in un ordinamento dove si è realizzata la graduale compenetrazione tra le istituzioni e la società civile e dove il rapporto tra maggioranza e minoranza non investe solo la decisione parlamentare ma si estende ai rapporti tra Parlamento e Governo. Infine, l’opposizione incongruente è tipica delle forme di governo parlamentari razionalizzate ed è il prodotto della trasformazione dei regimi parlamentari consensuali in regimi maggioritari. La democrazia italiana sta vivendo questa fase di transizione assecondando la tendenza in atto nelle democrazie parlamentari ad assicurare maggiore governabilità, attraverso la concentrazione di poteri d’indirizzo nel Capo del Governo, ma lo sviluppo del modello maggioritario è stato fino ad ora squilibrato. Le difficoltà e le incertezze dell’opposizione sono dovute in massima parte alla mancata individuazione di una forma di organizzazione congruente con il regime dell’alternanza. Lo stato in cui si trova l’opposizione italiana riflette la difficoltà della forma di governo a trovare un equilibrio tra le esigenze della rappresentanza e quelle della decisione, che a sua volta può essere raggiunto se vi è accordo sui valori fondamentali e se le regole della democrazia consentono a tutti i soggetti politici di rappresentare il pluralismo politico, di trasferirlo nelle istituzioni e di tradurlo in decisioni accettate.
2004
88-348-4443-2
Alla ricerca di uno statuto per l'opposizione parlamentare / Carboni, Giuliana Giuseppina. - (2004), pp. I-XVIII-350.
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