Lo studio ha l’obiettivo di evidenziare le linee del cambiamento dei modelli contabili pubblici, originate, in particolare, dal duplice orientamento all’integrazione in ambito europeo e al federalismo sul piano interno che si è affermato negli anni novanta. Lo Stato, in questo nuovo scenario, è chiamato preliminarmente a pianificare la propria gestione e a regolare il funzionamento del sistema pubblico ed economico per orientarlo al rispetto di precisi parametri comunitari. L’integrazione europea determina, inoltre, l’esigenza di strumenti di rendicontazione da parte dei Paesi, che consentano, congiuntamente, il controllo degli andamenti di finanza pubblica ed una migliore comunicazione con i cittadini europei. Parallelamente, in ambito nazionale l’applicazione del principio di sussidiarietà ed il trasferimento di poteri e funzioni ad una plularità di soggetti istituzionali snelliscono le competenze centrali, accrescendo, nell’ambito della finanza pubblica, il peso di una pluralità di unità pubbliche. Il lavoro, dopo una breve premessa in merito all’evoluzione della contabilità pubblica che si è accompagnata alle trasformazioni nelle forme di Stato in Italia, si concentra nell’analisi del «modello contabile» che si è reso indispensabile nel contesto unitario europeo. Al riguardo, è da dire che in fase di formazione dell’Unione europea le unità pubbliche dei Paesi membri presentavano sistemi contabili così difformi da far sì che, per il controllo comunitario dei «conti pubblici», non esistessero alternative alle rilevazioni statistiche di «contabilità economica nazionale», ormai consolidate a livello internazionale. In sede comunitaria, di conseguenza, la rendicontazione da parte dei Paesi è di natura statistica e, ancora oggi, è regolata da «principi e metodi contabili», applicati dai competenti istituti nazionali coordinati da Eurostat (SEC95). Per contro, in ambito nazionale l’attività gestionale delle unità pubbliche viene rilevata attraverso sistemi contabili di natura aziendale, fondati su principi e metodologie difformi nei diversi Paesi e, nell’ambito di ciascun Paese, sovente differenti nelle singole unità del settore pubblico. L’indagine, pertanto, si sofferma sui cambiamenti provocati nei modelli contabili pubblici italiani dagli obblighi assunti in ambito comunitario, focalizzando il momento prospettico, quello concomitante e la fase consuntiva. Al riguardo, vengono evidenziate le problematiche di consolidamento amministrativo e statistico delle risultanze contabili relative alle unità del «settore delle amministrazioni pubbliche» e la necessità di una progressiva armonizzazione dei modelli contabili destinati a rilevare la gestione delle diverse unità del «gruppo» pubblico. Il «sistema europeo di contabilità» (SEC95), tra l’altro, accogliendo il principio di «competenza economica», ha proposto ai Governi il tema dell’impiego della contabilità economica a fondamento dei sistemi contabili pubblici. Questione ancora aperta in un Paese come l’Italia che, tuttora, vede permanere nelle pubbliche amministrazioni il tradizionale impianto di rilevazioni autorizzatorie di contabilità finanziaria. In ultimo, si svolgono riflessioni su questo tema, inquadrandole nel più ampio contesto delle prospettive di armonizzazione contabile sul piano interno e comunitario dischiuse dall’emanazione, da parte dell’International public sector accounting standards board dell’International federation of accountants (Ifac), dei principi contabili interna-zionali per il settore pubblico (Ipsas).

I modelli contabili pubblici nel processo di integrazione europea / Giovanelli, Lucia. - (2005), pp. 1-193.

I modelli contabili pubblici nel processo di integrazione europea

GIOVANELLI, Lucia
2005-01-01

Abstract

Lo studio ha l’obiettivo di evidenziare le linee del cambiamento dei modelli contabili pubblici, originate, in particolare, dal duplice orientamento all’integrazione in ambito europeo e al federalismo sul piano interno che si è affermato negli anni novanta. Lo Stato, in questo nuovo scenario, è chiamato preliminarmente a pianificare la propria gestione e a regolare il funzionamento del sistema pubblico ed economico per orientarlo al rispetto di precisi parametri comunitari. L’integrazione europea determina, inoltre, l’esigenza di strumenti di rendicontazione da parte dei Paesi, che consentano, congiuntamente, il controllo degli andamenti di finanza pubblica ed una migliore comunicazione con i cittadini europei. Parallelamente, in ambito nazionale l’applicazione del principio di sussidiarietà ed il trasferimento di poteri e funzioni ad una plularità di soggetti istituzionali snelliscono le competenze centrali, accrescendo, nell’ambito della finanza pubblica, il peso di una pluralità di unità pubbliche. Il lavoro, dopo una breve premessa in merito all’evoluzione della contabilità pubblica che si è accompagnata alle trasformazioni nelle forme di Stato in Italia, si concentra nell’analisi del «modello contabile» che si è reso indispensabile nel contesto unitario europeo. Al riguardo, è da dire che in fase di formazione dell’Unione europea le unità pubbliche dei Paesi membri presentavano sistemi contabili così difformi da far sì che, per il controllo comunitario dei «conti pubblici», non esistessero alternative alle rilevazioni statistiche di «contabilità economica nazionale», ormai consolidate a livello internazionale. In sede comunitaria, di conseguenza, la rendicontazione da parte dei Paesi è di natura statistica e, ancora oggi, è regolata da «principi e metodi contabili», applicati dai competenti istituti nazionali coordinati da Eurostat (SEC95). Per contro, in ambito nazionale l’attività gestionale delle unità pubbliche viene rilevata attraverso sistemi contabili di natura aziendale, fondati su principi e metodologie difformi nei diversi Paesi e, nell’ambito di ciascun Paese, sovente differenti nelle singole unità del settore pubblico. L’indagine, pertanto, si sofferma sui cambiamenti provocati nei modelli contabili pubblici italiani dagli obblighi assunti in ambito comunitario, focalizzando il momento prospettico, quello concomitante e la fase consuntiva. Al riguardo, vengono evidenziate le problematiche di consolidamento amministrativo e statistico delle risultanze contabili relative alle unità del «settore delle amministrazioni pubbliche» e la necessità di una progressiva armonizzazione dei modelli contabili destinati a rilevare la gestione delle diverse unità del «gruppo» pubblico. Il «sistema europeo di contabilità» (SEC95), tra l’altro, accogliendo il principio di «competenza economica», ha proposto ai Governi il tema dell’impiego della contabilità economica a fondamento dei sistemi contabili pubblici. Questione ancora aperta in un Paese come l’Italia che, tuttora, vede permanere nelle pubbliche amministrazioni il tradizionale impianto di rilevazioni autorizzatorie di contabilità finanziaria. In ultimo, si svolgono riflessioni su questo tema, inquadrandole nel più ampio contesto delle prospettive di armonizzazione contabile sul piano interno e comunitario dischiuse dall’emanazione, da parte dell’International public sector accounting standards board dell’International federation of accountants (Ifac), dei principi contabili interna-zionali per il settore pubblico (Ipsas).
2005
8814118744
I modelli contabili pubblici nel processo di integrazione europea / Giovanelli, Lucia. - (2005), pp. 1-193.
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