Refik Anadol (Istanbul, 1985) è uno dei protagonisti dell’AI Art contemporanea. Al centro della sua ricerca artistica vi sono i dati e, in particolare, la loro restituzione in forma materiale e tridimensionale sottoforma di installazioni immersive. La serie Machine Hallucinations si colloca all’intersezione di più ambiti di indagine. Abbracciando arte, architettura ed estetica computazionale, si configura come una delle esplorazioni più emblematiche del concetto di datascape, ovvero paesaggio di dati. La serie testimonia una nuova rappresentazione del paesaggio, non più mimetico e legato alle leggi dell’ottica quanto invece artificiale, generato da algoritmi, e situato in un territorio extra percettivo. In un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale e da flussi di dati, le opere di Anadol si interrogano sulla possibilità di stabilire un dialogo tra l’umano e la macchina attraverso dei paesaggi artificiali, che fondono insieme la memoria umana e il dataset in un’unica coscienza ibrida.
Anche le AI sognano paesaggi elettrici? Datascapes e allucinazioni algoritmiche nell’opera di Refik Anadol / Cattari, Antonio Ottavio. - 2:(2025), pp. 43-54.
Anche le AI sognano paesaggi elettrici? Datascapes e allucinazioni algoritmiche nell’opera di Refik Anadol
Cattari, Antonio Ottavio
2025-01-01
Abstract
Refik Anadol (Istanbul, 1985) è uno dei protagonisti dell’AI Art contemporanea. Al centro della sua ricerca artistica vi sono i dati e, in particolare, la loro restituzione in forma materiale e tridimensionale sottoforma di installazioni immersive. La serie Machine Hallucinations si colloca all’intersezione di più ambiti di indagine. Abbracciando arte, architettura ed estetica computazionale, si configura come una delle esplorazioni più emblematiche del concetto di datascape, ovvero paesaggio di dati. La serie testimonia una nuova rappresentazione del paesaggio, non più mimetico e legato alle leggi dell’ottica quanto invece artificiale, generato da algoritmi, e situato in un territorio extra percettivo. In un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale e da flussi di dati, le opere di Anadol si interrogano sulla possibilità di stabilire un dialogo tra l’umano e la macchina attraverso dei paesaggi artificiali, che fondono insieme la memoria umana e il dataset in un’unica coscienza ibrida.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


