Trapani, drèpanon, la falce possiede un centro storico sottile, apparentemente privo di aree nascoste. In realtà, poco si conosce della sua storia, dei restauri e delle trasformazioni che hanno interessato i suoi monumenti. La storia della tutela in Sicilia prende le mosse da quanto fatto in età borbonica, prima dell’unità d’Italia, per i monumenti archeologici, mentre alla fine del XIX secolo ci si dedica alla riscoperta del medioevo isolano, in particolare nella capitale Palermo. Lo Stato individua nella tutela attiva, costituita dal restauro, una componente fondamentale che si alimenterà del dibattito culturale contemporaneo e formerà il campo nel quale in tutta Italia si consolida la prassi. Questa tensione comporterà una continua evoluzione della struttura ministeriale in sede centrale e periferica, e un affinamento delle norme tecniche legate alla progettazione e conduzione degli interventi di restauro anche in rapporto ad altri organi tecnici dello stato. I personaggi attorno ai quali ruotano le dinamiche principali in Sicilia sono Giuseppe Patricolo e Francesco Valenti, oggetto di approfonditi studi con particolare riferimento ai maggiori centri isolani quali Palermo, Catania, Siracusa e Messina. Ma l’isola è molto vasta e gli Uffici hanno governato a lungo un grande territorio di competenza, ricco di testimonianze del passato, ma molto difficile da presidiare. Nella Sicilia Occidentale, dipendente da Palermo, il territorio di Trapani e la sua provincia contengono alcune tra le maggiori testimonianze archeologiche (Selinunte, Segesta, Mothia, Erice), ma anche una grande quantità di monumenti, molti dei quali riferibili al medioevo, anche se pochissimi ascrivibili alla fase arabo normanna. Offre molti spunti interessanti l’analisi di questo contesto, del tutto inesplorato, nel quale si sono misurati i protagonisti del restauro isolano con progetti la cui considerazione è utile a completare il quadro delle conoscenze in riferimento al loro operato, ma anche ad approfondire i legami nazionali. Le dinamiche sono interessanti anche per la circostanza che è trapanese il ministro Nunzio Nasi a cui si deve la prima legge di tutela del 1902. Costituisce una ulteriore lettura l’analisi dei temi locali alla luce del dibattito sul restauro, dell’esercizio della tutela e della gestione di progetto e cantiere, vedendoli come un insieme unitario che ha sostanziato il grande lavoro condotto in quegli anni dagli uffici a tale scopo preposti.
Nel ventre della falce. Tutela e restauri a Trapani (1875-1939) / Billeci, Bruno. - (2025).
Nel ventre della falce. Tutela e restauri a Trapani (1875-1939)
Billeci Bruno
2025-01-01
Abstract
Trapani, drèpanon, la falce possiede un centro storico sottile, apparentemente privo di aree nascoste. In realtà, poco si conosce della sua storia, dei restauri e delle trasformazioni che hanno interessato i suoi monumenti. La storia della tutela in Sicilia prende le mosse da quanto fatto in età borbonica, prima dell’unità d’Italia, per i monumenti archeologici, mentre alla fine del XIX secolo ci si dedica alla riscoperta del medioevo isolano, in particolare nella capitale Palermo. Lo Stato individua nella tutela attiva, costituita dal restauro, una componente fondamentale che si alimenterà del dibattito culturale contemporaneo e formerà il campo nel quale in tutta Italia si consolida la prassi. Questa tensione comporterà una continua evoluzione della struttura ministeriale in sede centrale e periferica, e un affinamento delle norme tecniche legate alla progettazione e conduzione degli interventi di restauro anche in rapporto ad altri organi tecnici dello stato. I personaggi attorno ai quali ruotano le dinamiche principali in Sicilia sono Giuseppe Patricolo e Francesco Valenti, oggetto di approfonditi studi con particolare riferimento ai maggiori centri isolani quali Palermo, Catania, Siracusa e Messina. Ma l’isola è molto vasta e gli Uffici hanno governato a lungo un grande territorio di competenza, ricco di testimonianze del passato, ma molto difficile da presidiare. Nella Sicilia Occidentale, dipendente da Palermo, il territorio di Trapani e la sua provincia contengono alcune tra le maggiori testimonianze archeologiche (Selinunte, Segesta, Mothia, Erice), ma anche una grande quantità di monumenti, molti dei quali riferibili al medioevo, anche se pochissimi ascrivibili alla fase arabo normanna. Offre molti spunti interessanti l’analisi di questo contesto, del tutto inesplorato, nel quale si sono misurati i protagonisti del restauro isolano con progetti la cui considerazione è utile a completare il quadro delle conoscenze in riferimento al loro operato, ma anche ad approfondire i legami nazionali. Le dinamiche sono interessanti anche per la circostanza che è trapanese il ministro Nunzio Nasi a cui si deve la prima legge di tutela del 1902. Costituisce una ulteriore lettura l’analisi dei temi locali alla luce del dibattito sul restauro, dell’esercizio della tutela e della gestione di progetto e cantiere, vedendoli come un insieme unitario che ha sostanziato il grande lavoro condotto in quegli anni dagli uffici a tale scopo preposti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


