Lo sguardo sulla costruzione dei percorsi di carriera, sia in campo scientifico che nei contesti della vita quotidiana, si è rivolto per molto tempo al privilegiare il senso “individuale” del percorso formativo/lavorativo delle persone in vista del proprio “successo”. La funzione dell’orientamento, di riflesso, si è concentrata sovente sul livello individuale della costruzione dei percorsi di carriera, magari inasprendo il focus sulle caratteristiche stabili delle persone e su cosa li “incastrasse bene” nei posti di lavoro (attraverso, ad esempio, il matching tra le richieste ambientali e i requisiti individuali). Recentemente la ricerca scientifica sull’argomento ha spostato il focus anche sulla sfera contestuale e comunitaria nella quale i percorsi di carriera e i loro significati si co-costruiscono nell’ottica della sostenibilità, inclusività e coesione sociale. Infatti, sin dalla “Carta Memorandum a supporto dell’orientamento e del career counseling” a cura della Società Italiana per l’Orientamento (SIO) e del La.R.I.O.S. (Università di Padova), si richiamava alla necessità di: superare modelli di orientamento focalizzati sui profili psicoattitudinali; utilizzare modelli e pratiche di orientamento marcatamente contestuali, in quanto le aspirazioni individuali sono ampiamente condizionate dall’ambiente sociale; rimuovere le barriere alla realizzazione professionale, amplificate da varie forme di vulnerabilità che spesso conducono a minori opportunità di scelta, maggiore rischio di incontrare un lavoro poco dignitoso, minori livelli di qualità della vita percepita; evidenziare i cambiamenti che i contesti formativi e lavorativi dovrebbero apportare per diventare socialmente più rilevanti,sicuri ed inclusivi; essere, come professionisti e professioniste dell’orientamento, ‘agenti di cambiamento’ nel promuovere una visione del futuro e dello sviluppo in termini disostenibilità, equità ed inclusione e nel migliorare il benessere delle persone e la qualità dei loro contesti di vita. Potremmo forse iniziare a parlare dunque di una funzione sociale e di comunità dell’orientamento che si ripropone di: ampliare il ventaglio di opportunità sentite a propria disposizione delle persone; non cedere alla facilità con cui si riproducono le disuguaglianze sociali nei percorsi di carriera; credere nel valore delle diversità e operare nella de-costruzione degli stereotipi ad esse connesse; promuovere nelle persone il riacquistare voce e possibilità di realizzazione all’interno delle proprie comunità di riferimento; contribuire allo sviluppo delle proprie comunità perché la realizzazione delle aspirazioni e dei sogni individuali (o anche il solo poterli fare, conoscere, inseguire) è inestricabilmente legato alla capacità delle comunità di fornire i luoghi dove tali aspirazioni e tali sogni possano prendere forma. Persone che aspirano e sognano, sono in grado di generare comunità capaci di aspirare e sognare, che a loro volta sviluppano persone in grado di aspirare e sognare comunità più inclusive, solidali e coese. E sono i contesti “complessi”, quelli più soggetti alle ingiustizie strutturali e più generativi di situazioni di vulnerabilità, i luoghi di intervento privilegiato che reclamano maggiormente questa funzione dell’orientamento
La funzione "sociale" dell'orientamento: supportare i percorsi di sviluppo e il benessere di persone e comunità / Lodi, E. - (2022). (Intervento presentato al convegno L’Orientamento come strumento per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 tenutosi a Università Kore di Enna nel 2 Dicembre 2022).
La funzione "sociale" dell'orientamento: supportare i percorsi di sviluppo e il benessere di persone e comunità
Lodi e
2022-01-01
Abstract
Lo sguardo sulla costruzione dei percorsi di carriera, sia in campo scientifico che nei contesti della vita quotidiana, si è rivolto per molto tempo al privilegiare il senso “individuale” del percorso formativo/lavorativo delle persone in vista del proprio “successo”. La funzione dell’orientamento, di riflesso, si è concentrata sovente sul livello individuale della costruzione dei percorsi di carriera, magari inasprendo il focus sulle caratteristiche stabili delle persone e su cosa li “incastrasse bene” nei posti di lavoro (attraverso, ad esempio, il matching tra le richieste ambientali e i requisiti individuali). Recentemente la ricerca scientifica sull’argomento ha spostato il focus anche sulla sfera contestuale e comunitaria nella quale i percorsi di carriera e i loro significati si co-costruiscono nell’ottica della sostenibilità, inclusività e coesione sociale. Infatti, sin dalla “Carta Memorandum a supporto dell’orientamento e del career counseling” a cura della Società Italiana per l’Orientamento (SIO) e del La.R.I.O.S. (Università di Padova), si richiamava alla necessità di: superare modelli di orientamento focalizzati sui profili psicoattitudinali; utilizzare modelli e pratiche di orientamento marcatamente contestuali, in quanto le aspirazioni individuali sono ampiamente condizionate dall’ambiente sociale; rimuovere le barriere alla realizzazione professionale, amplificate da varie forme di vulnerabilità che spesso conducono a minori opportunità di scelta, maggiore rischio di incontrare un lavoro poco dignitoso, minori livelli di qualità della vita percepita; evidenziare i cambiamenti che i contesti formativi e lavorativi dovrebbero apportare per diventare socialmente più rilevanti,sicuri ed inclusivi; essere, come professionisti e professioniste dell’orientamento, ‘agenti di cambiamento’ nel promuovere una visione del futuro e dello sviluppo in termini disostenibilità, equità ed inclusione e nel migliorare il benessere delle persone e la qualità dei loro contesti di vita. Potremmo forse iniziare a parlare dunque di una funzione sociale e di comunità dell’orientamento che si ripropone di: ampliare il ventaglio di opportunità sentite a propria disposizione delle persone; non cedere alla facilità con cui si riproducono le disuguaglianze sociali nei percorsi di carriera; credere nel valore delle diversità e operare nella de-costruzione degli stereotipi ad esse connesse; promuovere nelle persone il riacquistare voce e possibilità di realizzazione all’interno delle proprie comunità di riferimento; contribuire allo sviluppo delle proprie comunità perché la realizzazione delle aspirazioni e dei sogni individuali (o anche il solo poterli fare, conoscere, inseguire) è inestricabilmente legato alla capacità delle comunità di fornire i luoghi dove tali aspirazioni e tali sogni possano prendere forma. Persone che aspirano e sognano, sono in grado di generare comunità capaci di aspirare e sognare, che a loro volta sviluppano persone in grado di aspirare e sognare comunità più inclusive, solidali e coese. E sono i contesti “complessi”, quelli più soggetti alle ingiustizie strutturali e più generativi di situazioni di vulnerabilità, i luoghi di intervento privilegiato che reclamano maggiormente questa funzione dell’orientamentoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.