Il paper esamina la penetrazione dei mobili di Ponti nel mercato americano degli anni Cinquanta attraverso la collaborazione con le ditte Singer & Sons e Altamira. Questo doppio rapporto, ricostruibile attraverso la corrispondenza con i titolari, Joseph Singer e Jan De Vroom, gioca un ruolo significativo nel consolidarsi dell’immagine americana di Ponti come figura chiave di un design italiano caldo ed estroverso, antitetico alla tradizione modernista più ortodossa; ma l’identità italiana viene declinata nei due casi con sfumature diverse, come diverse sono Singer e Altamira. La prima è una ditta con quasi settant’anni di esperienza nel settore, che proprio attraverso la collaborazione con Ponti si riposiziona nel mercato dell’arredamento moderno guardando a un pubblico medio-alto borghese e intellettuale. Il proprietario Josef Singer, con cui Ponti intreccia un’amicizia che durerà tutta la vita, gli chiede progetti relativamente semplici, adatti agli spazi ridotti delle abitazioni americane, che - osserva - rappresentano comunque un passo avanti rispetto al modernismo austero dell’International style da cui gli americani hanno appena cominciato a staccarsi. Altamira, che rivendica la missione di far conoscere negli USA il “rinascimento italiano”, è un’azienda recente, guidata da Jan de Vroom, avventuriero olandese da poco trasferitosi in America, protegé dell’eccentrica miliardaria Margaret Strong, marchesa de Cuevas, che ne finanzia l’attività. Il piglio flamboyant della cerchia de Cuevas era più in sintonia con il lato capriccioso e sofisticato di Ponti di quanto lo fosse il profilo serio e posato della Singer, mentre i principi di rispettabilità sociale e di stabilità finanziaria di Singer non coincidevano con la disinvolta prassi di Altamira. Finché quest’ultima non esce di scena, travolta dagli esiti delle mosse finanziariamente avventate di De Vroom, Ponti risolve la potenziale rivalità tra le due ditte distinguendo tra una produzione “tipica” per Singer, più contenuta nel disegno e nei materiali, e una “eccezionale” per Altamira, in cui l’architetto può dare libero sfogo alla propria ispirazione creativa. La contrapposizione non è, come può sembrare, strategia dettata dal desiderio di difendere davanti a Singer una scelta commerciale: Ponti è il primo a credere nella propria narrativa di espressione personale, anche se con Singer estremizza il carattere “pazzo” della sua produzione per Altamira, quando in realtà la differenza tra questa e quella per Singer è abbastanza sottile. La sua collaborazione con le due aziende si svolge sul filo di una negoziazione continua tra l’asciuttezza del modernismo classico e proposte più ricche, decorative e vistose, che a giudizio di Ponti fraintendono le richieste del mercato americano; anche quella parte del pubblico statunitense illuminato che aspira a qualcosa di diverso dal modernismo tradizionale si muove infatti sempre entro l’orizzonte di gusto dettato da esso.

La ditta Altamira e la “linea italiana” del design negli Stati Uniti / Cinotto, S; Crisanti, G; Cordera, P; D'Uffizi, R; Averana, M; Camarda, A; Altea, G; Solsi, M; Faggella, C; Gatti, G; Sioli, M; Bracci, M. - (2023), pp. 127-146.

La ditta Altamira e la “linea italiana” del design negli Stati Uniti

Altea, G;
2023-01-01

Abstract

Il paper esamina la penetrazione dei mobili di Ponti nel mercato americano degli anni Cinquanta attraverso la collaborazione con le ditte Singer & Sons e Altamira. Questo doppio rapporto, ricostruibile attraverso la corrispondenza con i titolari, Joseph Singer e Jan De Vroom, gioca un ruolo significativo nel consolidarsi dell’immagine americana di Ponti come figura chiave di un design italiano caldo ed estroverso, antitetico alla tradizione modernista più ortodossa; ma l’identità italiana viene declinata nei due casi con sfumature diverse, come diverse sono Singer e Altamira. La prima è una ditta con quasi settant’anni di esperienza nel settore, che proprio attraverso la collaborazione con Ponti si riposiziona nel mercato dell’arredamento moderno guardando a un pubblico medio-alto borghese e intellettuale. Il proprietario Josef Singer, con cui Ponti intreccia un’amicizia che durerà tutta la vita, gli chiede progetti relativamente semplici, adatti agli spazi ridotti delle abitazioni americane, che - osserva - rappresentano comunque un passo avanti rispetto al modernismo austero dell’International style da cui gli americani hanno appena cominciato a staccarsi. Altamira, che rivendica la missione di far conoscere negli USA il “rinascimento italiano”, è un’azienda recente, guidata da Jan de Vroom, avventuriero olandese da poco trasferitosi in America, protegé dell’eccentrica miliardaria Margaret Strong, marchesa de Cuevas, che ne finanzia l’attività. Il piglio flamboyant della cerchia de Cuevas era più in sintonia con il lato capriccioso e sofisticato di Ponti di quanto lo fosse il profilo serio e posato della Singer, mentre i principi di rispettabilità sociale e di stabilità finanziaria di Singer non coincidevano con la disinvolta prassi di Altamira. Finché quest’ultima non esce di scena, travolta dagli esiti delle mosse finanziariamente avventate di De Vroom, Ponti risolve la potenziale rivalità tra le due ditte distinguendo tra una produzione “tipica” per Singer, più contenuta nel disegno e nei materiali, e una “eccezionale” per Altamira, in cui l’architetto può dare libero sfogo alla propria ispirazione creativa. La contrapposizione non è, come può sembrare, strategia dettata dal desiderio di difendere davanti a Singer una scelta commerciale: Ponti è il primo a credere nella propria narrativa di espressione personale, anche se con Singer estremizza il carattere “pazzo” della sua produzione per Altamira, quando in realtà la differenza tra questa e quella per Singer è abbastanza sottile. La sua collaborazione con le due aziende si svolge sul filo di una negoziazione continua tra l’asciuttezza del modernismo classico e proposte più ricche, decorative e vistose, che a giudizio di Ponti fraintendono le richieste del mercato americano; anche quella parte del pubblico statunitense illuminato che aspira a qualcosa di diverso dal modernismo tradizionale si muove infatti sempre entro l’orizzonte di gusto dettato da esso.
2023
9788857598550
La ditta Altamira e la “linea italiana” del design negli Stati Uniti / Cinotto, S; Crisanti, G; Cordera, P; D'Uffizi, R; Averana, M; Camarda, A; Altea, G; Solsi, M; Faggella, C; Gatti, G; Sioli, M; Bracci, M. - (2023), pp. 127-146.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11388/309049
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