Il saggio, nel far riferimento ad una esperienza realizzata a Mamoiada, un piccolo comune della Sardegna centrale, intende mostrare come sia possibile attivare un cantiere di conoscenza collettiva attraverso cui risvegliare un senso di riconoscimento e di cura dei patrimoni territoriali legati all’uso dell’acqua. L’idea di sperimentare questo particolare dispositivo di conoscenza nasce dalla constatazione che mentre nel passato le società instauravano con questo elemento un intenso rapporto non solo pratico, ma anche simbolico, veicolando, attraverso la memoria orale, tecniche e saperi riguardanti l’uso dell’acqua e insieme tramandando una mappa mentale simbolica e condivisa della sua presenza che marcava di significati l'intero territorio, oggi questo bagaglio è scomparso. Nella mentalità contemporanea l’acqua è infatti solo H2O. Un semplice composto chimico, che possiamo utilizzare senza fatica. Tutto questo ha alimentato una cultura dello spreco che ci ha portato a credere che l’acqua sia un bene illimitato. Lavorare nell’ottica della sostenibilità significa dunque in primo luogo ripartire dalla costruzione di nuovi dispositivi di conoscenza che ci aiutino a riconoscere il valore di questa risorsa e a comprendere come attorno al suo uso si siano generati patrimoni materiali e immateriali che plasmano l’identità stessa dei nostri territori, di cui dobbiamo ritornare a prenderci cura.
Mondi d’acqua: sperimentare dispositivi e strumenti di conoscenza collettiva / Decandia, Lidia. - (2020), pp. 1509-1517. (Intervento presentato al convegno XXII Conferenza Nazionale SIU, L’Urbanistica italiana di fronte all’agenda 2030. Portare territori e comunità sulla strada della resilienza tenutosi a Matera Bari nel 5-6-7 Giugno 2019).
Mondi d’acqua: sperimentare dispositivi e strumenti di conoscenza collettiva
Lidia Decandia
2020-01-01
Abstract
Il saggio, nel far riferimento ad una esperienza realizzata a Mamoiada, un piccolo comune della Sardegna centrale, intende mostrare come sia possibile attivare un cantiere di conoscenza collettiva attraverso cui risvegliare un senso di riconoscimento e di cura dei patrimoni territoriali legati all’uso dell’acqua. L’idea di sperimentare questo particolare dispositivo di conoscenza nasce dalla constatazione che mentre nel passato le società instauravano con questo elemento un intenso rapporto non solo pratico, ma anche simbolico, veicolando, attraverso la memoria orale, tecniche e saperi riguardanti l’uso dell’acqua e insieme tramandando una mappa mentale simbolica e condivisa della sua presenza che marcava di significati l'intero territorio, oggi questo bagaglio è scomparso. Nella mentalità contemporanea l’acqua è infatti solo H2O. Un semplice composto chimico, che possiamo utilizzare senza fatica. Tutto questo ha alimentato una cultura dello spreco che ci ha portato a credere che l’acqua sia un bene illimitato. Lavorare nell’ottica della sostenibilità significa dunque in primo luogo ripartire dalla costruzione di nuovi dispositivi di conoscenza che ci aiutino a riconoscere il valore di questa risorsa e a comprendere come attorno al suo uso si siano generati patrimoni materiali e immateriali che plasmano l’identità stessa dei nostri territori, di cui dobbiamo ritornare a prenderci cura.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.