Una questione sicuramente nota, e che rischia persino di tediare, riguarda il fatto che ogni luogo ha sue proprie connotazioni cromatiche. Tali connotazioni cromatiche dipendono dal fatto che in ogni specifico luogo sono accaduti taluni avvenimenti, vi hanno abitato determinate popolazioni, le quali hanno pensato in un determinato modo, hanno subito, plasmato o adattato la natura, hanno configurato il loro contesto modificandolo di generazione in generazione. Dette popolazioni si sono comportate in modo diverso rispetto ad altre comunità sia contermini sia più lontane, producendo paesaggi diversi, seppure in qualche modo dotati di ampi margini di similitudine. D’altra parte le città contemporanee, ed ancor di più le metropoli, sono il frutto non certo della similitudine, ma del raduno, della vicinanza delle diversità, magmatica, instabile e in continua evoluzione. Vi è l’elevatissima probabilità che fra qualche tempo non avremo più il piacere di vedere e frequentare alcuni luoghi (così come la fortuna di veder sparire certe sgradevolezze e la sventura dell’apparire di nuove), perché i luoghi saranno modificati, naturalmente o artificialmente, per cause entropiche o antropiche. Aldo Rossi sosteneva che le città cambiano completamente nell’arco di cinquant’anni (cfr. Aldo Rossi, L’architettura della città, Clup, Milano, 1978). Stanti le attuali condizioni storiche, politiche e socioeconomiche, sicuramente dotate di un scarso grado di stabilità, si può presumere, con poco margine di errore, che al posto dei cinquant’anni, sia più indicata una durata temporale variabile fra uno e due decenni, secondo la dinamicità insita nei vari luoghi. Alcune manifestazioni internazionali, come ad esempio le esposizioni o le olimpiadi, accelerano tali cambiamenti Le mutazioni ambientali, sparse a macchia di leopardo sul territorio, tendono a produrre pochi cambiamenti nei luoghi centrali, ma aumentano esponenzialmente a mano a mano che ci si allontana dai poli consolidati. Alcuni assi cercano comunque di penetrare all’interno, direzionati verso i centri e i poli economicamente più redditizi. Un subdolo processo di penetrazione e occupazione dei luoghi viene posto in atto proprio attraverso l’uso del colore e della luce. Si tratta di un fenomeno che non è ancora stato ben codificato, ma che molti propendono nel chiamare urban screen o video installazioni o ancora video-wall. Consiste dell’introduzione e installazione in ogni dove, soprattutto nei contesti altamente urbanizzati , di pannelli e tabelloni elettronici, schermi digitali e proiezioni multimediali a scala urbana. La loro collocazione è pianificata e progettata a tavolino da società di comunicazione e di marketing che analizzano i luoghi urbani ad alta frequentazione, con una marcata denotazione di tipo turistico e/o commerciale. Quindi non la piazza del paesino di campagna, per intenderci, ma luoghi del calibro di Piazzaq Duomo a Milano, come è in effetti stato, Times Square a New York, Piazza S.marco a Venezia, e così via. In primo luogo, quindi, sono preferiti i luoghi storici delle grandi città, quelli che possono garantire un’alta percentuale di visibilità e di conseguenza un adeguato ritorno in termini economici a chi investe in questa nuova forma di pubblicità. Questa presenza non è ancora stata regolamentata, perlomeno nella realtà nazionale, ad esclusione del comune di Milano, unico e primo in Italia a dotarsi di un regolamento specifico e dedicato in occasione dell’installazione di un grande schermo digitale collocato di fianco al Duomo, di fronte al palazzo dell’Arengario, in fase di restauro. Forse una debita attenzione per questo fenomeno ormai non più solo emergente richiederebbe un’analisi di tipo sociale, architettonico e culturale approfondita perché l’installazione sempre più diffusa di questi nuovi sistemi sta condizionando sempre più violentemente le vite di qualunque cittadino, oltre che interferire visivamente con la percezione e vivibilità del paesaggio originario.

URBAN COLOR&LIGHT. PROCESSI DI CROMATIZZAZIONE DEL CONTEMPORANEO / Zennaro, P; Gasparini, K. - (2011). (Intervento presentato al convegno Giornata di studi Il colore nel costruito storico. Innovazione, sperimentazione, applicazione tenutosi a LERICI nel 16 settembre 2011).

URBAN COLOR&LIGHT. PROCESSI DI CROMATIZZAZIONE DEL CONTEMPORANEO

GASPARINI K
2011-01-01

Abstract

Una questione sicuramente nota, e che rischia persino di tediare, riguarda il fatto che ogni luogo ha sue proprie connotazioni cromatiche. Tali connotazioni cromatiche dipendono dal fatto che in ogni specifico luogo sono accaduti taluni avvenimenti, vi hanno abitato determinate popolazioni, le quali hanno pensato in un determinato modo, hanno subito, plasmato o adattato la natura, hanno configurato il loro contesto modificandolo di generazione in generazione. Dette popolazioni si sono comportate in modo diverso rispetto ad altre comunità sia contermini sia più lontane, producendo paesaggi diversi, seppure in qualche modo dotati di ampi margini di similitudine. D’altra parte le città contemporanee, ed ancor di più le metropoli, sono il frutto non certo della similitudine, ma del raduno, della vicinanza delle diversità, magmatica, instabile e in continua evoluzione. Vi è l’elevatissima probabilità che fra qualche tempo non avremo più il piacere di vedere e frequentare alcuni luoghi (così come la fortuna di veder sparire certe sgradevolezze e la sventura dell’apparire di nuove), perché i luoghi saranno modificati, naturalmente o artificialmente, per cause entropiche o antropiche. Aldo Rossi sosteneva che le città cambiano completamente nell’arco di cinquant’anni (cfr. Aldo Rossi, L’architettura della città, Clup, Milano, 1978). Stanti le attuali condizioni storiche, politiche e socioeconomiche, sicuramente dotate di un scarso grado di stabilità, si può presumere, con poco margine di errore, che al posto dei cinquant’anni, sia più indicata una durata temporale variabile fra uno e due decenni, secondo la dinamicità insita nei vari luoghi. Alcune manifestazioni internazionali, come ad esempio le esposizioni o le olimpiadi, accelerano tali cambiamenti Le mutazioni ambientali, sparse a macchia di leopardo sul territorio, tendono a produrre pochi cambiamenti nei luoghi centrali, ma aumentano esponenzialmente a mano a mano che ci si allontana dai poli consolidati. Alcuni assi cercano comunque di penetrare all’interno, direzionati verso i centri e i poli economicamente più redditizi. Un subdolo processo di penetrazione e occupazione dei luoghi viene posto in atto proprio attraverso l’uso del colore e della luce. Si tratta di un fenomeno che non è ancora stato ben codificato, ma che molti propendono nel chiamare urban screen o video installazioni o ancora video-wall. Consiste dell’introduzione e installazione in ogni dove, soprattutto nei contesti altamente urbanizzati , di pannelli e tabelloni elettronici, schermi digitali e proiezioni multimediali a scala urbana. La loro collocazione è pianificata e progettata a tavolino da società di comunicazione e di marketing che analizzano i luoghi urbani ad alta frequentazione, con una marcata denotazione di tipo turistico e/o commerciale. Quindi non la piazza del paesino di campagna, per intenderci, ma luoghi del calibro di Piazzaq Duomo a Milano, come è in effetti stato, Times Square a New York, Piazza S.marco a Venezia, e così via. In primo luogo, quindi, sono preferiti i luoghi storici delle grandi città, quelli che possono garantire un’alta percentuale di visibilità e di conseguenza un adeguato ritorno in termini economici a chi investe in questa nuova forma di pubblicità. Questa presenza non è ancora stata regolamentata, perlomeno nella realtà nazionale, ad esclusione del comune di Milano, unico e primo in Italia a dotarsi di un regolamento specifico e dedicato in occasione dell’installazione di un grande schermo digitale collocato di fianco al Duomo, di fronte al palazzo dell’Arengario, in fase di restauro. Forse una debita attenzione per questo fenomeno ormai non più solo emergente richiederebbe un’analisi di tipo sociale, architettonico e culturale approfondita perché l’installazione sempre più diffusa di questi nuovi sistemi sta condizionando sempre più violentemente le vite di qualunque cittadino, oltre che interferire visivamente con la percezione e vivibilità del paesaggio originario.
2011
978-88-548-4317-2
URBAN COLOR&LIGHT. PROCESSI DI CROMATIZZAZIONE DEL CONTEMPORANEO / Zennaro, P; Gasparini, K. - (2011). (Intervento presentato al convegno Giornata di studi Il colore nel costruito storico. Innovazione, sperimentazione, applicazione tenutosi a LERICI nel 16 settembre 2011).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11388/300225
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