Il rapporto tra le diverse generazioni si è sempre definito in termini conflittuali, a maggior ragione nel Novecento, un secolo non solo “breve” (secondo la celebre definizione di Hobsbawm), ma anche “accelerato” (riprendendo il sottotitolo del romanzo Generazione X di Coupland), in cui la ricerca di modalità espressive autonome da quella dei genitori ha portato a ridurre sempre più l’arco cronologico in cui si inscrive una generazione. In questa prospettiva il giovane, qualunque giovane in qualunque momento del secondo Novecento, diventa il perfetto folks devil e suscita quel fenomeno ben descritto da Stanley Cohen, proprio partendo dalle sottoculture dei Mod e dei Rocker britannici, che conosciamo come panico morale (moral panic). L’intervento punta ad evidenziare come nel Novecento le sottoculture e controculture abbiano definito nuovi canoni etici ed estetici che disobbedivano al comune sentire e che progressivamente sono rientrati (in parte o in tutto) nell’alveo della cultura dominante in un susseguirsi di conflitti più o meno espliciti. La disobbedienza, quindi, diventa un modo di affermazione individuale e generazionale, uno strumento per affermare un passaggio di consegne generazionale e in questi termini, una virtù.
«Society is a hole»: la virtù della disobbedienza civile e incivile nelle controculture della seconda metà del Novecento / Piseri, Federico. - (2022), pp. 547-566.
«Society is a hole»: la virtù della disobbedienza civile e incivile nelle controculture della seconda metà del Novecento
Federico Piseri
2022-01-01
Abstract
Il rapporto tra le diverse generazioni si è sempre definito in termini conflittuali, a maggior ragione nel Novecento, un secolo non solo “breve” (secondo la celebre definizione di Hobsbawm), ma anche “accelerato” (riprendendo il sottotitolo del romanzo Generazione X di Coupland), in cui la ricerca di modalità espressive autonome da quella dei genitori ha portato a ridurre sempre più l’arco cronologico in cui si inscrive una generazione. In questa prospettiva il giovane, qualunque giovane in qualunque momento del secondo Novecento, diventa il perfetto folks devil e suscita quel fenomeno ben descritto da Stanley Cohen, proprio partendo dalle sottoculture dei Mod e dei Rocker britannici, che conosciamo come panico morale (moral panic). L’intervento punta ad evidenziare come nel Novecento le sottoculture e controculture abbiano definito nuovi canoni etici ed estetici che disobbedivano al comune sentire e che progressivamente sono rientrati (in parte o in tutto) nell’alveo della cultura dominante in un susseguirsi di conflitti più o meno espliciti. La disobbedienza, quindi, diventa un modo di affermazione individuale e generazionale, uno strumento per affermare un passaggio di consegne generazionale e in questi termini, una virtù.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.