Obiettivo del presente studio è quello di porre l’attenzione sul ruolo della formazione, intesa nella sua accezione più ampia che riguarda non solo il trasferimento di conoscenze teoriche, ma anche di competenze tecnico/professionali, assistenza alla progettazione e/o accesso a fonti di finanziamento regionali, nazionali o europee, come strumento fondante di sviluppo economico. Il riferimento teorico più immediato è quello che affonda le radici sul capitale umano come investimento (in istruzione) cui si associa l’aspettativa di un ritorno economico (Becker, 1962, 1975; Schultz, 1960, 1975). Alla stessa stregua si colloca tutta la letteratura che sostiene la relazione tra capitale umano e capitale sociale, laddove si ravvisa l’influenza che le reti di relazione sociale, a partire dal contesto familiare, hanno sul rendimento economico e sociale del titolo di studio (Bourdieu, 1986). L’istruzione viene, dunque trattata alla stregua di risorsa produttiva, piuttosto che come bene di consumo, e l’attenzione si sposta dal capitale fisico e finanziario al capitale umano come indispensabile motore di crescita (Benedetto, 2011). La discussione del presente articolo è affrontata incentrando l’attenzione sul settore agricolo e agroalimentare, nella consapevolezza che tra livello di istruzione e reddito dell’agricoltura italiana esiste una relazione positiva (Cnel, 2004), e che la presenza/assenza di capitale sociale gioca un ruolo fondamentale nell’implementazione di politiche di sviluppo rurale incentrate sulla capacità di cooperare tra istituzioni formali e informali (Idda, Benedetto 2003). L’obiettivo è quello di creare le condizioni che favoriscano accumulo di formazione e capacità imprenditoriali nelle campagne attraverso formule rinnovate di sistemi di istruzione e veicoli di informazione che tengano conto dei cambiamenti che la società e l’economia in generale ha subito negli anni più recenti. I modelli di sviluppo di molte start up agricole italiane sono, infatti, incentrati su paradigmi nuovi e su competenze manageriali e di e-leadership avanzate che difficilmente possono essere acquisite nei percorsi di formazione professionale e tantomeno scolastica. Nuove abilità e competenze di marketing e comunicazione del brand sono divenute indispensabili per favorire l’evoluzione del tessuto imprenditoriale, prevalentemente focalizzato sugli aspetti produttivi e di qualità del prodotto. Nuove forme di education, come il mentoring , il coaching ed altri approcci formativi “esperienziali” meno convenzionali divengono centrali e permettono di valorizzare le metacompetenze e lo sviluppo personale piuttosto che le conoscenze e le professionalità tecniche (Sassu, 2016). Approcci formativi che favoriscono l’apprendimento tramite l’esperienza diretta, lo scambio e la contaminazione con esperienze imprenditoriali di successo vanno a sostituire le mere indicazioni contenute in linee programmatiche e/o teorico-pratiche suggerite dall’alto. Si ritiene fondamentale il ruolo della testimonianza diretta (“experiential learning, attraverso cui i partecipanti riflettono sulle esperienze vissute, confrontando il “mondo altro” con quello delle proprie pratiche quotidiane” (Boldizzoni, Nacamulli, 2004, p. 9) da parte di un imprenditore al fine di innescare l’effetto imitazione che è tipico della diffusione del progresso tecnico in agricoltura, dove gli imprenditori vengono classificati in innovatori, adottatori intermedi e ritardatari (De Benedictis, Cosentino, 1979). Nell’economia di un progetto formativo gli effetti sono senza dubbio maggiori rispetto alla classica lezione d’aula, e gli esempi che si potrebbero citare sono numerosi (uno per tutti l’esperienza di Mondo Rurale discussa in Benedetto, Forleo, 2021). Seguendo la metodologia del “case study”, verranno attenzionati alcuni format di formazione/informazione itinerante adottati all’interno della regione Sardegna, per valutarne l’efficacia attraverso il monitoraggio e la misurazione dell’impatto socio-economico locale e regionale. Di seguito viene richiamato il riferimento teorico ad attività di co-creazione della conoscenza nelle aree rurali, che affonda le sue radici nell’istituzione delle cattedre ambulanti; viene poi presentato brevemente l’approccio metodologico; descritti i principali esempi di progetti itineranti e/o di animazione locale parte della casistica regionale sarda ed infine prospettate alcune formule aggiuntive di sfruttamento dell’aspetto itinerante come attività immersiva volta ad una programmazione dello sviluppo rurale regionale condivisa e partecipata (innovazioni organizzative, di processo e di prodotto).
La "formazione" itinerante come strumento rinnovato a sostegno dello sviluppo rurale / Benedetto, G; Sassu, N. - (2022). (Intervento presentato al convegno Innovazione e conoscenza nei sistemi agro-alimentari e ambientali: sfide ed opportunità in un tempo di ripresa e resilienza tenutosi a Palermo nel 29-30 settembre 2022).
La "formazione" itinerante come strumento rinnovato a sostegno dello sviluppo rurale
Benedetto G
Writing – Original Draft Preparation
;
2022-01-01
Abstract
Obiettivo del presente studio è quello di porre l’attenzione sul ruolo della formazione, intesa nella sua accezione più ampia che riguarda non solo il trasferimento di conoscenze teoriche, ma anche di competenze tecnico/professionali, assistenza alla progettazione e/o accesso a fonti di finanziamento regionali, nazionali o europee, come strumento fondante di sviluppo economico. Il riferimento teorico più immediato è quello che affonda le radici sul capitale umano come investimento (in istruzione) cui si associa l’aspettativa di un ritorno economico (Becker, 1962, 1975; Schultz, 1960, 1975). Alla stessa stregua si colloca tutta la letteratura che sostiene la relazione tra capitale umano e capitale sociale, laddove si ravvisa l’influenza che le reti di relazione sociale, a partire dal contesto familiare, hanno sul rendimento economico e sociale del titolo di studio (Bourdieu, 1986). L’istruzione viene, dunque trattata alla stregua di risorsa produttiva, piuttosto che come bene di consumo, e l’attenzione si sposta dal capitale fisico e finanziario al capitale umano come indispensabile motore di crescita (Benedetto, 2011). La discussione del presente articolo è affrontata incentrando l’attenzione sul settore agricolo e agroalimentare, nella consapevolezza che tra livello di istruzione e reddito dell’agricoltura italiana esiste una relazione positiva (Cnel, 2004), e che la presenza/assenza di capitale sociale gioca un ruolo fondamentale nell’implementazione di politiche di sviluppo rurale incentrate sulla capacità di cooperare tra istituzioni formali e informali (Idda, Benedetto 2003). L’obiettivo è quello di creare le condizioni che favoriscano accumulo di formazione e capacità imprenditoriali nelle campagne attraverso formule rinnovate di sistemi di istruzione e veicoli di informazione che tengano conto dei cambiamenti che la società e l’economia in generale ha subito negli anni più recenti. I modelli di sviluppo di molte start up agricole italiane sono, infatti, incentrati su paradigmi nuovi e su competenze manageriali e di e-leadership avanzate che difficilmente possono essere acquisite nei percorsi di formazione professionale e tantomeno scolastica. Nuove abilità e competenze di marketing e comunicazione del brand sono divenute indispensabili per favorire l’evoluzione del tessuto imprenditoriale, prevalentemente focalizzato sugli aspetti produttivi e di qualità del prodotto. Nuove forme di education, come il mentoring , il coaching ed altri approcci formativi “esperienziali” meno convenzionali divengono centrali e permettono di valorizzare le metacompetenze e lo sviluppo personale piuttosto che le conoscenze e le professionalità tecniche (Sassu, 2016). Approcci formativi che favoriscono l’apprendimento tramite l’esperienza diretta, lo scambio e la contaminazione con esperienze imprenditoriali di successo vanno a sostituire le mere indicazioni contenute in linee programmatiche e/o teorico-pratiche suggerite dall’alto. Si ritiene fondamentale il ruolo della testimonianza diretta (“experiential learning, attraverso cui i partecipanti riflettono sulle esperienze vissute, confrontando il “mondo altro” con quello delle proprie pratiche quotidiane” (Boldizzoni, Nacamulli, 2004, p. 9) da parte di un imprenditore al fine di innescare l’effetto imitazione che è tipico della diffusione del progresso tecnico in agricoltura, dove gli imprenditori vengono classificati in innovatori, adottatori intermedi e ritardatari (De Benedictis, Cosentino, 1979). Nell’economia di un progetto formativo gli effetti sono senza dubbio maggiori rispetto alla classica lezione d’aula, e gli esempi che si potrebbero citare sono numerosi (uno per tutti l’esperienza di Mondo Rurale discussa in Benedetto, Forleo, 2021). Seguendo la metodologia del “case study”, verranno attenzionati alcuni format di formazione/informazione itinerante adottati all’interno della regione Sardegna, per valutarne l’efficacia attraverso il monitoraggio e la misurazione dell’impatto socio-economico locale e regionale. Di seguito viene richiamato il riferimento teorico ad attività di co-creazione della conoscenza nelle aree rurali, che affonda le sue radici nell’istituzione delle cattedre ambulanti; viene poi presentato brevemente l’approccio metodologico; descritti i principali esempi di progetti itineranti e/o di animazione locale parte della casistica regionale sarda ed infine prospettate alcune formule aggiuntive di sfruttamento dell’aspetto itinerante come attività immersiva volta ad una programmazione dello sviluppo rurale regionale condivisa e partecipata (innovazioni organizzative, di processo e di prodotto).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.