Il problema del rapporto fra le genti nuragiche e "post-nuragiche" della Sardegna e il mare ha da sempre alimentato accesi dibattiti fra gli studiosi. Il primo e principale "fossile guida", indicatore di spostamenti da e per la Sardegna, è costituito dall'ossidiana del Monte Arci, che si ritrova in contesti liguri forse già in epoca preneolitica, e che si irradia a partire dal Neolitico in tutto il Centro-Nord dell'Italia e nel Midi della Francia. Si dovrà attendere la media Età del Bronzo, e soprattutto la Civiltà nuragica, per avere nuovamente tracce di sicuri contatti fra le due sponde, caratterizzate da numerosissimi oggetti (prevalentemente metallici) di produzione allogena trovati in Sardegna e, in un secondo momento (dopo il 1000 a.C.), da materiali sardi rinvenuti fuori dell'isola.L'esistenza di una marineria nuragica presuppone anche, ovviamente, la presenza di approdi più o meno attrezzati, alcuni dei quali sono stati soltanto ipotizzati, mentre per altri, di più sicura localizzazione, si è in genere preferito parlare di scali prevalentemente fenici, al più "sorvegliati" o anche gestiti dagli indigeni. La costa nei pressi di Castelsardo-Sassari (all'estremità orientale del golfo dell'Asinara) ci offre, invece, l'esempio di un approdo sicuramente controllato dalle genti nuragiche, per il quale, allo stato attuale della ricerca, non è dimostrabile un sistematico utilizzo da parte dei fenici.

Un Approdo della costa di Castelsardo, fra età nuragica e romana / Melis, Paolo. - 13.2:(2002), pp. 1331-1343. (Intervento presentato al convegno L'Africa romana: atti del 14. Convegno di studio).

Un Approdo della costa di Castelsardo, fra età nuragica e romana

Melis, Paolo
2002-01-01

Abstract

Il problema del rapporto fra le genti nuragiche e "post-nuragiche" della Sardegna e il mare ha da sempre alimentato accesi dibattiti fra gli studiosi. Il primo e principale "fossile guida", indicatore di spostamenti da e per la Sardegna, è costituito dall'ossidiana del Monte Arci, che si ritrova in contesti liguri forse già in epoca preneolitica, e che si irradia a partire dal Neolitico in tutto il Centro-Nord dell'Italia e nel Midi della Francia. Si dovrà attendere la media Età del Bronzo, e soprattutto la Civiltà nuragica, per avere nuovamente tracce di sicuri contatti fra le due sponde, caratterizzate da numerosissimi oggetti (prevalentemente metallici) di produzione allogena trovati in Sardegna e, in un secondo momento (dopo il 1000 a.C.), da materiali sardi rinvenuti fuori dell'isola.L'esistenza di una marineria nuragica presuppone anche, ovviamente, la presenza di approdi più o meno attrezzati, alcuni dei quali sono stati soltanto ipotizzati, mentre per altri, di più sicura localizzazione, si è in genere preferito parlare di scali prevalentemente fenici, al più "sorvegliati" o anche gestiti dagli indigeni. La costa nei pressi di Castelsardo-Sassari (all'estremità orientale del golfo dell'Asinara) ci offre, invece, l'esempio di un approdo sicuramente controllato dalle genti nuragiche, per il quale, allo stato attuale della ricerca, non è dimostrabile un sistematico utilizzo da parte dei fenici.
2002
88-430-2429-9
Un Approdo della costa di Castelsardo, fra età nuragica e romana / Melis, Paolo. - 13.2:(2002), pp. 1331-1343. (Intervento presentato al convegno L'Africa romana: atti del 14. Convegno di studio).
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