Mentre ancora infuria la seconda guerra mondiale, l’Università di Sassari riprende vita senza essere costretta, come quella di Cagliari, ad interrompere la sua attività né trasferire le sue sedi. Ma nel clima di rivendicazioni e di attese che nasce già nella fase finale della guerra viene posta anche la prima tessera del futuro sviluppo dell’ateneo: nel dicembre 1944 un decreto legge-omnibusdestina una serie abbastanza disparata di provvidenze a favore della Sardegna, per l’istituzione della Facoltà di Agraria presso l’Università di Sassari e della Facoltà di Scienze.Negli anni Cinquanta diventa determinante il ruolo della Regione autonoma della Sardegna che non solo garantisce il 50% del carico finanziario, ma con un’apposita legge stanzia 500 milioni, distribuiti in dieci anni, a favore dell’Università sarda. Altro aspetto da sottolineare è quello dell’assistenza agli studenti, che prenderà corpo soprattutto attraverso l’Opera universitaria e l’Ente regionale per il diritto allo studio portando alla nascita della Casa dello studente per risolvere il problema degli studenti pendolari. È nel primo quindicennio autonomistico che la Regione mette a punto le procedure e, più ancora, alcuni principi essenziali della sua politica d’intervento nello sviluppo dell’Università.Dopo le inevitabili ripercussioni sull’ateneo turritano della contestazione studentesca del Sessantotto, nell’ultimo quarantennio si delinea un’«altra» università, con un numero sempre crescente di iscritti e il conseguente aumento dell’offerta formativa tra corsi di laurea triennale e specialistica, corsi di laurea magistrale a ciclo unico, corsi di perfezionamento emastere con l’organizzazione di poli strutturali funzionalmente omogenei dislocati nella città.

Dal secondo dopoguerra ad oggi / Brigaglia, Manlio. - (2010), pp. 135-153.

Dal secondo dopoguerra ad oggi

2010-01-01

Abstract

Mentre ancora infuria la seconda guerra mondiale, l’Università di Sassari riprende vita senza essere costretta, come quella di Cagliari, ad interrompere la sua attività né trasferire le sue sedi. Ma nel clima di rivendicazioni e di attese che nasce già nella fase finale della guerra viene posta anche la prima tessera del futuro sviluppo dell’ateneo: nel dicembre 1944 un decreto legge-omnibusdestina una serie abbastanza disparata di provvidenze a favore della Sardegna, per l’istituzione della Facoltà di Agraria presso l’Università di Sassari e della Facoltà di Scienze.Negli anni Cinquanta diventa determinante il ruolo della Regione autonoma della Sardegna che non solo garantisce il 50% del carico finanziario, ma con un’apposita legge stanzia 500 milioni, distribuiti in dieci anni, a favore dell’Università sarda. Altro aspetto da sottolineare è quello dell’assistenza agli studenti, che prenderà corpo soprattutto attraverso l’Opera universitaria e l’Ente regionale per il diritto allo studio portando alla nascita della Casa dello studente per risolvere il problema degli studenti pendolari. È nel primo quindicennio autonomistico che la Regione mette a punto le procedure e, più ancora, alcuni principi essenziali della sua politica d’intervento nello sviluppo dell’Università.Dopo le inevitabili ripercussioni sull’ateneo turritano della contestazione studentesca del Sessantotto, nell’ultimo quarantennio si delinea un’«altra» università, con un numero sempre crescente di iscritti e il conseguente aumento dell’offerta formativa tra corsi di laurea triennale e specialistica, corsi di laurea magistrale a ciclo unico, corsi di perfezionamento emastere con l’organizzazione di poli strutturali funzionalmente omogenei dislocati nella città.
2010
978-88-6202-071-8
Dal secondo dopoguerra ad oggi / Brigaglia, Manlio. - (2010), pp. 135-153.
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