A partire dal 1990 la Missione archeologica a Nora (Pula, Cagliari) ha intrapreso campagne di scavo in diversi settori della città; l’Università degli Studi di Genova ha concentrato le proprie indagini nel quartiere settentrionale della città, prossimo al porto, in un’area compresa tra il muro perimetrale orientale dell’insulaA2 e la strada E-F (area C), nel punto in cui quest’ultima presenta un’anomalia: dopo un tratto rettilineo analogo agli altri assi stradali norensi, infatti, il selciato E-F cambia andamento, curvando verso occidente, e raddoppia la propria carreggiata.L’area C, che è risultata essere estranea all’impianto più antico della città, individuato al di sotto del Foro repubblicano, assume una funzione artigianale solamente a partire dal VI secolo a.C., quando l’abitato si espande verso nord-ovest. Ancora nel IV-III secolo a.C. il settore si presenta come uno spazio periferico occupato da un’officina a carattere polivalente. Su quest’area artigianale si impianta, verso la metà del I secolo a.C., un’abitazione che successivamente, intorno alla metà del II secolo d.C., viene interessata da un’imponente fase di ristrutturazione che vede la costruzione di una struttura in grossi blocchi di calcare conchiglifero, la cui destinazione d’uso non è chiara. Agli inizi del III secolo d.C. tutta la zona viene profondamente modificata per la realizzazione dell’insula Ae la ristrutturazione della strada E-F. L’insula, infine, rientra nella riorganizzazione dell’impianto di Nora in età severiana. Dalla parete di fondo dell’insulaun vano scala (vano A32) provvede al collegamento con il piano superiore; al momento dell’ampliamento dell’isolato la scala viene decontestualizzata e il vano, in un periodo compreso tra il III e il IV secolo d.C., viene defunzionalizzato e riempito di rifiuti, trasformandosi così in un immondezzaio. Il vano comincia ad essere colmato con un primo riempimento (US 2690), viene chiuso tamponando la porta che lo collegava con l’ambiente A25, e infine viene completamente riempito (US 2632).I due strati di riempimento dell’immondezzaio (UUSS 2690 e 2632) contengono una grande quantità di ceramica da cucina e da mensa, di vetri, di ossi lavorati, di laterizi e di resti di pasto, oltre che un numero più esiguo di litoidi, di frammenti di intonaco e di oggetti in metallo. Tale tipologia di materiali induce a ritenere che si tratti di un butto antico costituito da residui provenienti da un edificio abitativo.

Nora, Area C: problematiche e prospettive di studio sulla ceramica africana da cucina / Albanese, Luisa; De Rosa, Beatrice Alba Lidia. - 37.2:(2010), pp. 1461-1478. (Intervento presentato al convegno L'Africa romana: i luoghi e le forme dei mestieri: atti del 18. Convegno di studio).

Nora, Area C: problematiche e prospettive di studio sulla ceramica africana da cucina

De Rosa, Beatrice Alba Lidia
2010-01-01

Abstract

A partire dal 1990 la Missione archeologica a Nora (Pula, Cagliari) ha intrapreso campagne di scavo in diversi settori della città; l’Università degli Studi di Genova ha concentrato le proprie indagini nel quartiere settentrionale della città, prossimo al porto, in un’area compresa tra il muro perimetrale orientale dell’insulaA2 e la strada E-F (area C), nel punto in cui quest’ultima presenta un’anomalia: dopo un tratto rettilineo analogo agli altri assi stradali norensi, infatti, il selciato E-F cambia andamento, curvando verso occidente, e raddoppia la propria carreggiata.L’area C, che è risultata essere estranea all’impianto più antico della città, individuato al di sotto del Foro repubblicano, assume una funzione artigianale solamente a partire dal VI secolo a.C., quando l’abitato si espande verso nord-ovest. Ancora nel IV-III secolo a.C. il settore si presenta come uno spazio periferico occupato da un’officina a carattere polivalente. Su quest’area artigianale si impianta, verso la metà del I secolo a.C., un’abitazione che successivamente, intorno alla metà del II secolo d.C., viene interessata da un’imponente fase di ristrutturazione che vede la costruzione di una struttura in grossi blocchi di calcare conchiglifero, la cui destinazione d’uso non è chiara. Agli inizi del III secolo d.C. tutta la zona viene profondamente modificata per la realizzazione dell’insula Ae la ristrutturazione della strada E-F. L’insula, infine, rientra nella riorganizzazione dell’impianto di Nora in età severiana. Dalla parete di fondo dell’insulaun vano scala (vano A32) provvede al collegamento con il piano superiore; al momento dell’ampliamento dell’isolato la scala viene decontestualizzata e il vano, in un periodo compreso tra il III e il IV secolo d.C., viene defunzionalizzato e riempito di rifiuti, trasformandosi così in un immondezzaio. Il vano comincia ad essere colmato con un primo riempimento (US 2690), viene chiuso tamponando la porta che lo collegava con l’ambiente A25, e infine viene completamente riempito (US 2632).I due strati di riempimento dell’immondezzaio (UUSS 2690 e 2632) contengono una grande quantità di ceramica da cucina e da mensa, di vetri, di ossi lavorati, di laterizi e di resti di pasto, oltre che un numero più esiguo di litoidi, di frammenti di intonaco e di oggetti in metallo. Tale tipologia di materiali induce a ritenere che si tratti di un butto antico costituito da residui provenienti da un edificio abitativo.
2010
978-88-430-5491-6
Nora, Area C: problematiche e prospettive di studio sulla ceramica africana da cucina / Albanese, Luisa; De Rosa, Beatrice Alba Lidia. - 37.2:(2010), pp. 1461-1478. (Intervento presentato al convegno L'Africa romana: i luoghi e le forme dei mestieri: atti del 18. Convegno di studio).
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