Nel 1859 l’Università di Sassari viene soppressa dalla legge Casati, anche se tale soppressione risulta presto scongiurata grazie alla apposita legge di “congelamento” del 5 luglio 1860. Tuttavia, sino almeno al 1877, l’ateneo turritano si trova a lottare strenuamente per la sua stessa sopravvivenza e solo con il “pareggiamento” alle cosiddette università “secondarie” ritrova un rinnovata vitalità dopo anni di crisi. Contribuiscono alla ripresa anche il dinamismo della facoltà medica e la professionalità scientifica dei suoi componenti che saranno determinanti per la stipula della nuova convenzione per le cliniche universitarie (la seconda), firmata solo nel 1894. La “questione studentesca” acquisisce definitivamente in quel decennio una rilevanza politica con la piena rivendicazione del rapporto tra gli studenti e l’istituzione universitaria. Il “decollo” dell’Università di Sassari si delinea nell’età giolittiana soprattutto grazie all’opera del Rettore Angelo Roth, impegnato a completare la fusione più compiuta e consapevole tra mondo accademico e potere politico e ad attuare il programma di sviluppo edilizio abbozzato dai suoi predecessori, con l’obiettivo di dare vita ad una vera e propria “cittadella scientifica”. Alla vigilia del primo conflitto mondiale l’Università di Sassari presenta un quadro moderatamente positivo, tanto sotto l’aspetto dell’attività didattica (con il contenimento delle cattedre vacanti), quanto sotto quello della ricerca (con punte anche notevoli di qualità). Dopo la situazione d’emergenza dell’immediato dopoguerra, per l’ateneo si prospetta una stagione di graduale ritorno alla normalità seppur rallentato, a partire dagli ultimi anni Venti, a causa dei riflessi locali della situazione economica generale del Paese e della grande crisi successiva al 1929.
Dall’Unità alla caduta del fascismo / Fois, Giuseppa Carmela Rita. - (2010), pp. 113-133.
Dall’Unità alla caduta del fascismo
Fois, Giuseppa Carmela Rita
2010-01-01
Abstract
Nel 1859 l’Università di Sassari viene soppressa dalla legge Casati, anche se tale soppressione risulta presto scongiurata grazie alla apposita legge di “congelamento” del 5 luglio 1860. Tuttavia, sino almeno al 1877, l’ateneo turritano si trova a lottare strenuamente per la sua stessa sopravvivenza e solo con il “pareggiamento” alle cosiddette università “secondarie” ritrova un rinnovata vitalità dopo anni di crisi. Contribuiscono alla ripresa anche il dinamismo della facoltà medica e la professionalità scientifica dei suoi componenti che saranno determinanti per la stipula della nuova convenzione per le cliniche universitarie (la seconda), firmata solo nel 1894. La “questione studentesca” acquisisce definitivamente in quel decennio una rilevanza politica con la piena rivendicazione del rapporto tra gli studenti e l’istituzione universitaria. Il “decollo” dell’Università di Sassari si delinea nell’età giolittiana soprattutto grazie all’opera del Rettore Angelo Roth, impegnato a completare la fusione più compiuta e consapevole tra mondo accademico e potere politico e ad attuare il programma di sviluppo edilizio abbozzato dai suoi predecessori, con l’obiettivo di dare vita ad una vera e propria “cittadella scientifica”. Alla vigilia del primo conflitto mondiale l’Università di Sassari presenta un quadro moderatamente positivo, tanto sotto l’aspetto dell’attività didattica (con il contenimento delle cattedre vacanti), quanto sotto quello della ricerca (con punte anche notevoli di qualità). Dopo la situazione d’emergenza dell’immediato dopoguerra, per l’ateneo si prospetta una stagione di graduale ritorno alla normalità seppur rallentato, a partire dagli ultimi anni Venti, a causa dei riflessi locali della situazione economica generale del Paese e della grande crisi successiva al 1929.File | Dimensione | Formato | |
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