11/3 è la sigla con cui viene indicato il terremoto, maremoto e incidente nucleare che hanno colpito l’area di Tohoku nel 2011. Una catastrofe di dimensioni difficili da concepire che ha segnato come quelle che l’hanno preceduta una trasformazione nelle pratiche di prevenzione e preparazione al disastro giapponesi. Il territorio giapponese è tra le aree del pianete ad elevato rischio sismico ma due eventi, quello di Kobe e quello che viene comunemente chiamato di Fukushima, hanno segnato la storia dell’approccio al rischio sismico. Il terremoto di Kobe mise a nudo la vulnerabilità delle infrastrutture e la lentezza delle misure di soccorso che combinati con l’alta densità abitativa dell’area colpita causarono ben 6.400 vittime, 40.000 feriti, 300.000 evacuati e 240.000 case danneggiate senza contare l'interruzione di servizi quali elettricità ed acqua per milioni di abitazioni nella regione. La nazione reagì con un importante piano di ridefinizione delle attività di preparazione e prevenzione che diedero i loro frutti quando nel 2004 un terremoto di magnitudo 7 colpì Niigata, i soccorsi arrivarono con rapidità e la preparazione delle squadre dei soccorritori permise un efficace aiuto alle popolazioni colpite. Il numero di vittime e di sfollati fu minore ma minore era anche la densità di popolazione dell’area. Le infrastrutture pur colpite non ebbero gli effetti devastanti sofferti a Kobe: ad esempio deragliò un treno sulla linea Shinkansen che in quel momento correva ad una velocità di 210 km/h ma i 151 passeggeri ne uscirono illesi. Purtroppo pochi anni dopo un nuovo evento doveva far emergere criticità che non avevano ancora visto luce: l' 11 marzo 2011 un sisma di magnitudo 9 con il susseguente maremoto causò danni ingenti ma lo shock peggiore fu il disastro nucleare della centrale di Fukoshima. La probabilità di un evento si misura sempre con la capacità di adottare misure di mitigazione adeguate, ma l'incidente nucleare e la sua gestione “confusa” mise in luce una criticità: non si era pensato a contromisure di mitigazione adeguate. Come risultato gli effetti del disastro perdureranno per le generazioni a venire, imponendo ad una parte della popolazione l’abbandono per sempre delle proprie case e del territorio contaminato.

Spazi duali, luoghi resilienti: una ricerca applicata in Giappone / Rizzi, Paola. - 1:(2020), pp. 225-241.

Spazi duali, luoghi resilienti: una ricerca applicata in Giappone

Rizzi, Paola
2020-01-01

Abstract

11/3 è la sigla con cui viene indicato il terremoto, maremoto e incidente nucleare che hanno colpito l’area di Tohoku nel 2011. Una catastrofe di dimensioni difficili da concepire che ha segnato come quelle che l’hanno preceduta una trasformazione nelle pratiche di prevenzione e preparazione al disastro giapponesi. Il territorio giapponese è tra le aree del pianete ad elevato rischio sismico ma due eventi, quello di Kobe e quello che viene comunemente chiamato di Fukushima, hanno segnato la storia dell’approccio al rischio sismico. Il terremoto di Kobe mise a nudo la vulnerabilità delle infrastrutture e la lentezza delle misure di soccorso che combinati con l’alta densità abitativa dell’area colpita causarono ben 6.400 vittime, 40.000 feriti, 300.000 evacuati e 240.000 case danneggiate senza contare l'interruzione di servizi quali elettricità ed acqua per milioni di abitazioni nella regione. La nazione reagì con un importante piano di ridefinizione delle attività di preparazione e prevenzione che diedero i loro frutti quando nel 2004 un terremoto di magnitudo 7 colpì Niigata, i soccorsi arrivarono con rapidità e la preparazione delle squadre dei soccorritori permise un efficace aiuto alle popolazioni colpite. Il numero di vittime e di sfollati fu minore ma minore era anche la densità di popolazione dell’area. Le infrastrutture pur colpite non ebbero gli effetti devastanti sofferti a Kobe: ad esempio deragliò un treno sulla linea Shinkansen che in quel momento correva ad una velocità di 210 km/h ma i 151 passeggeri ne uscirono illesi. Purtroppo pochi anni dopo un nuovo evento doveva far emergere criticità che non avevano ancora visto luce: l' 11 marzo 2011 un sisma di magnitudo 9 con il susseguente maremoto causò danni ingenti ma lo shock peggiore fu il disastro nucleare della centrale di Fukoshima. La probabilità di un evento si misura sempre con la capacità di adottare misure di mitigazione adeguate, ma l'incidente nucleare e la sua gestione “confusa” mise in luce una criticità: non si era pensato a contromisure di mitigazione adeguate. Come risultato gli effetti del disastro perdureranno per le generazioni a venire, imponendo ad una parte della popolazione l’abbandono per sempre delle proprie case e del territorio contaminato.
2020
9788825533620
Spazi duali, luoghi resilienti: una ricerca applicata in Giappone / Rizzi, Paola. - 1:(2020), pp. 225-241.
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