Dagli anni Novanta del XX secolo, in Europa si è intensificata in modo significativo l’applicazione delle metodologie della ricerca archeologica anche ai resti della I Guerra Mondiale, in particolare grazie all’archeologia preventiva francese. Con una riflessione che deve molto anche a quelle esperienze, questo volume attiva uno sguardo allargato sull’archeologia della I Guerra Mondiale, sui suoi scenari europei, con particolare attenzione ai diversi approcci che in Europa sono stati riservati alle testimonianze materiali della I Guerra Mondiale e alla loro percezione individuale e collettiva, a partire dalla fine di questo stesso conflitto, fino a oggi. Il ruolo che la memoria collettiva europea assegna da sempre ai fatti della Grande Guerra ha acceso un forte interesse per il ritrovamento, controllato archeologicamente, di alcune sepolture multiple di militari caduti in Francia; similmente anche in Italia, nelle Alpi Orientali, dove i ghiacciai in alta quota, in ambienti estremi e di per sé molto conservativi, hanno permesso il mantenimento di materiali organici, in particolare il legno e la stoffa delle uniformi militari, riferibili alla cosiddetta Guerra Bianca, ovvero alle operazioni belliche durante il conflitto tra il Regno d’Italia e l’Impero Austro-Ungarico. Il volume rappresenta anche uno strumento di riflessione su come la recente, progressiva maturazione dell’approccio archeologico abbia allargato la prospettiva da quella del solo corretto recupero dei resti di caduti nei luoghi degli scontri allo studio di veri e propri paesaggi di guerra, anche con l’uso del telerilevamento e di mappe Lidar delle trasformazioni ambientali. Il passaggio decisivo e più interessante è stato segnato dalla trasformazione da un iniziale sguardo della Battlefield Archaeology (che in Europa è ancora in perenne lotta con il fenomeno dei cercatori abusivi di cimeli militari) a quello di una più matura Conflict Archaeology, capace di pensare, nelle sue strategie di ricerca, ai Landscapes of Conflicts e ai Warscapes. L’applicazione della ricerca archeologica alla conoscenza dei campi di prigionia della I Guerra Mondiale oggi è ancora da considerarsi del tutto pionieristica, anche se i campi di prigionia austro-ungarici della Grande Guerra in Italia furono realtà presenti sull’intero territorio nazionale, isole comprese, con circa un centinaio di campi di prigionia nelle differenti regioni d’Italia. I campi di prigionia dell’Asinara e di Casale di Altamura, che vengono discussi in questo volume rappresentano le prime ricerche italiane su campi di prigionia della Grande Guerra, affrontati con gli strumenti della ricerca archeologica.

L’archeologia della Prima Guerra Mondiale. Scenari, progetti, ricerche. The Archaeology of the First World War. Research backgrounds, projects, case studies / Milanese, Marco. - In: ARCHEOLOGIA POSTMEDIEVALE. - ISSN 1592-5935. - 22 (2018):(2020), pp. 1-140.

L’archeologia della Prima Guerra Mondiale. Scenari, progetti, ricerche. The Archaeology of the First World War. Research backgrounds, projects, case studies

Milanese, Marco
2020-01-01

Abstract

Dagli anni Novanta del XX secolo, in Europa si è intensificata in modo significativo l’applicazione delle metodologie della ricerca archeologica anche ai resti della I Guerra Mondiale, in particolare grazie all’archeologia preventiva francese. Con una riflessione che deve molto anche a quelle esperienze, questo volume attiva uno sguardo allargato sull’archeologia della I Guerra Mondiale, sui suoi scenari europei, con particolare attenzione ai diversi approcci che in Europa sono stati riservati alle testimonianze materiali della I Guerra Mondiale e alla loro percezione individuale e collettiva, a partire dalla fine di questo stesso conflitto, fino a oggi. Il ruolo che la memoria collettiva europea assegna da sempre ai fatti della Grande Guerra ha acceso un forte interesse per il ritrovamento, controllato archeologicamente, di alcune sepolture multiple di militari caduti in Francia; similmente anche in Italia, nelle Alpi Orientali, dove i ghiacciai in alta quota, in ambienti estremi e di per sé molto conservativi, hanno permesso il mantenimento di materiali organici, in particolare il legno e la stoffa delle uniformi militari, riferibili alla cosiddetta Guerra Bianca, ovvero alle operazioni belliche durante il conflitto tra il Regno d’Italia e l’Impero Austro-Ungarico. Il volume rappresenta anche uno strumento di riflessione su come la recente, progressiva maturazione dell’approccio archeologico abbia allargato la prospettiva da quella del solo corretto recupero dei resti di caduti nei luoghi degli scontri allo studio di veri e propri paesaggi di guerra, anche con l’uso del telerilevamento e di mappe Lidar delle trasformazioni ambientali. Il passaggio decisivo e più interessante è stato segnato dalla trasformazione da un iniziale sguardo della Battlefield Archaeology (che in Europa è ancora in perenne lotta con il fenomeno dei cercatori abusivi di cimeli militari) a quello di una più matura Conflict Archaeology, capace di pensare, nelle sue strategie di ricerca, ai Landscapes of Conflicts e ai Warscapes. L’applicazione della ricerca archeologica alla conoscenza dei campi di prigionia della I Guerra Mondiale oggi è ancora da considerarsi del tutto pionieristica, anche se i campi di prigionia austro-ungarici della Grande Guerra in Italia furono realtà presenti sull’intero territorio nazionale, isole comprese, con circa un centinaio di campi di prigionia nelle differenti regioni d’Italia. I campi di prigionia dell’Asinara e di Casale di Altamura, che vengono discussi in questo volume rappresentano le prime ricerche italiane su campi di prigionia della Grande Guerra, affrontati con gli strumenti della ricerca archeologica.
2020
978-88-7814-959-5
L’archeologia della Prima Guerra Mondiale. Scenari, progetti, ricerche. The Archaeology of the First World War. Research backgrounds, projects, case studies / Milanese, Marco. - In: ARCHEOLOGIA POSTMEDIEVALE. - ISSN 1592-5935. - 22 (2018):(2020), pp. 1-140.
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