“Esiste una minoranza (insegnanti, presidi, burocrazia) che stabilisce il da farsi dal punto di vista della qualità, quantità, tempo; e la grande massa (studenti) che deve soltanto fare, come, quanto e nel tempo richiesto. È evidente che così l’istruzione è una rigorosa cinghia di trasmissione del sistema”, così si esprimeva una delle molte voci raccolte nel volume simbolo della stagione della sperimentazione antiautoritaria, intitolato: L’erba voglio: pratica non autoritaria nella scuola Elvio Fachinelli, Luisa Muraro, e Giuseppe Sartori, L’erba voglio: pratica non autoritaria nella scuola (Torino: Einaudi, 1973), 272.. L’uscita di questo libro dava anche avvio ad una rivista omonima pubblicata tra il 1971 e il 1977. La mia presentazione si baserà su una indagine, condotta prevalentemente sullo spoglio di materiali del decennio 1968-1978; essa mirerà a mettere in evidenza come il tema del tempo, e il suo diverso uso in educazione (tempo pieno, sperimentazione di pratiche non autoritarie, rinuncia all’uso di calendari e orari strutturati), costituisca un elemento che segnò oggettivamente il cambiamento di un’epoca. Dalla fine degli anni Sessanta si discusse e si misero in atto strategie volte a riappropriarsi dei dispositivi temporali nell’educazione. Ciò implicava uno scontro con il potere che si esercitava, da sempre, nella scuola attraverso un meticoloso controllo del tempo e dello spazio. Il rifiuto del tempo/spazio scolastico in cui, nelle istituzioni scolastiche tradizionali, veniva agito il rapporto maestro allievo, costituiva non solo una “reazione alla passività istituzionalizzata”, e quindi una riappropriazione della possibilità di imparare e insegnare, ma anche una risposta di inclusione tra soggetti che operavano dentro le istituzioni educative e coloro che ne era esclusi Fachinelli, Muraro, e Sartori, 19.. Il mio intervento intende mettere in luce come queste intuizioni, sperimentate praticamente a partire dal 1968, portarono risultati di teorici di grande rilievo nei decenni successivi, come si può evincere dagli studi di Elvio Fachinelli Elvio Fachinelli, Il Bambino Dalle Uova D’oro (Feltrinelli Editore, 1974); Elvio Fachinelli, La freccia ferma: tre tentativi di annullare il tempo (Ed. L’Erba Voglio, 1979); Elvio Fachinelli, Claustrofilia: saggio sull’orologio telepatico in psicanalisi (Adelphi, 1983). tesi a mostrare come la questione dell’uso del tempo e il perenne conflitto tra “il tempo della tartaruga” della natura umana e quello veloce della storia, fosse essenziale per impostare su basi nuove modelli pedagogici, terapeutici e sociali.

Dispositivi temporali come pratica antiautoritaria in educazione dopo il 1968 / Pruneri, Fabio. - (2020), pp. 311-321.

Dispositivi temporali come pratica antiautoritaria in educazione dopo il 1968

Fabio Pruneri
Writing – Original Draft Preparation
2020-01-01

Abstract

“Esiste una minoranza (insegnanti, presidi, burocrazia) che stabilisce il da farsi dal punto di vista della qualità, quantità, tempo; e la grande massa (studenti) che deve soltanto fare, come, quanto e nel tempo richiesto. È evidente che così l’istruzione è una rigorosa cinghia di trasmissione del sistema”, così si esprimeva una delle molte voci raccolte nel volume simbolo della stagione della sperimentazione antiautoritaria, intitolato: L’erba voglio: pratica non autoritaria nella scuola Elvio Fachinelli, Luisa Muraro, e Giuseppe Sartori, L’erba voglio: pratica non autoritaria nella scuola (Torino: Einaudi, 1973), 272.. L’uscita di questo libro dava anche avvio ad una rivista omonima pubblicata tra il 1971 e il 1977. La mia presentazione si baserà su una indagine, condotta prevalentemente sullo spoglio di materiali del decennio 1968-1978; essa mirerà a mettere in evidenza come il tema del tempo, e il suo diverso uso in educazione (tempo pieno, sperimentazione di pratiche non autoritarie, rinuncia all’uso di calendari e orari strutturati), costituisca un elemento che segnò oggettivamente il cambiamento di un’epoca. Dalla fine degli anni Sessanta si discusse e si misero in atto strategie volte a riappropriarsi dei dispositivi temporali nell’educazione. Ciò implicava uno scontro con il potere che si esercitava, da sempre, nella scuola attraverso un meticoloso controllo del tempo e dello spazio. Il rifiuto del tempo/spazio scolastico in cui, nelle istituzioni scolastiche tradizionali, veniva agito il rapporto maestro allievo, costituiva non solo una “reazione alla passività istituzionalizzata”, e quindi una riappropriazione della possibilità di imparare e insegnare, ma anche una risposta di inclusione tra soggetti che operavano dentro le istituzioni educative e coloro che ne era esclusi Fachinelli, Muraro, e Sartori, 19.. Il mio intervento intende mettere in luce come queste intuizioni, sperimentate praticamente a partire dal 1968, portarono risultati di teorici di grande rilievo nei decenni successivi, come si può evincere dagli studi di Elvio Fachinelli Elvio Fachinelli, Il Bambino Dalle Uova D’oro (Feltrinelli Editore, 1974); Elvio Fachinelli, La freccia ferma: tre tentativi di annullare il tempo (Ed. L’Erba Voglio, 1979); Elvio Fachinelli, Claustrofilia: saggio sull’orologio telepatico in psicanalisi (Adelphi, 1983). tesi a mostrare come la questione dell’uso del tempo e il perenne conflitto tra “il tempo della tartaruga” della natura umana e quello veloce della storia, fosse essenziale per impostare su basi nuove modelli pedagogici, terapeutici e sociali.
2020
978-88-255-3255-5
Dispositivi temporali come pratica antiautoritaria in educazione dopo il 1968 / Pruneri, Fabio. - (2020), pp. 311-321.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11388/234709
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