Fin dall’Ottocento la Sardegna è stata considerata una regione a «criminalità particolare», in ragione dell’elevata presenza di reati contro la persona estremamente gravi e violenti . A partire dall’Unità d’Italia, tale peculiarità è stata oggetto di numerosi tentativi di interpretazione. In particolare, a cavallo degli anni Settanta, i lavori della Commissione d’Inchiesta sul Fenomeno del Banditismo in Sardegna (1972) e le riflessioni degli studiosi, sembravano convergere su un punto. Le ragioni profonde della criminalità violenta e del banditismo sardo andavano ricercate nel rapporto tra una cultura democratica che faticava ad affermarsi e una cultura tradizionale, sorretta dalla struttura economica agricolo-pastorale. Gli studi realizzati negli ultimi 15 anni dall’Osservatorio sociale sulla criminalità in Sardegna (OSCRIM) tendono ad allontanare l’idea che la persistenza della criminalità vada ricercata nelle forme tradizionali, evidenziando, invece, l’esistenza di alcuni fattori socio-culturali che ne sostengono la presenza: la debolezza del passaggio dalla modernità alla post-modernità; la pervasiva diffusione delle armi; l’omertà, intesa sia in termini di indifferenza che di solidarietà con gli autori. A partire da queste analisi, l’intervento concentra l’attenzione su due elementi particolarmente rilevanti per comprendere la criminalità nella Sardegna contemporanea: gli omicidi, reati contro la persona gravi e violenti che hanno caratterizzato le vicende criminali dell’Isola negli ultimi due secoli, che rappresentano il fenomeno di maggiore gravità; il fenomeno delle coltivazioni illegali di cannabis che rappresenta una delle nuove tendenze della criminalità nell'Isola in termini di usi illegali del territorio.

Alcune tendenze della criminalità in Sardegna: omicidi e coltivazioni di cannabis / Pulino, Daniele; Spanu, Sara. - (2020), pp. 99-104.

Alcune tendenze della criminalità in Sardegna: omicidi e coltivazioni di cannabis

Daniele Pulino;Sara Spanu
2020-01-01

Abstract

Fin dall’Ottocento la Sardegna è stata considerata una regione a «criminalità particolare», in ragione dell’elevata presenza di reati contro la persona estremamente gravi e violenti . A partire dall’Unità d’Italia, tale peculiarità è stata oggetto di numerosi tentativi di interpretazione. In particolare, a cavallo degli anni Settanta, i lavori della Commissione d’Inchiesta sul Fenomeno del Banditismo in Sardegna (1972) e le riflessioni degli studiosi, sembravano convergere su un punto. Le ragioni profonde della criminalità violenta e del banditismo sardo andavano ricercate nel rapporto tra una cultura democratica che faticava ad affermarsi e una cultura tradizionale, sorretta dalla struttura economica agricolo-pastorale. Gli studi realizzati negli ultimi 15 anni dall’Osservatorio sociale sulla criminalità in Sardegna (OSCRIM) tendono ad allontanare l’idea che la persistenza della criminalità vada ricercata nelle forme tradizionali, evidenziando, invece, l’esistenza di alcuni fattori socio-culturali che ne sostengono la presenza: la debolezza del passaggio dalla modernità alla post-modernità; la pervasiva diffusione delle armi; l’omertà, intesa sia in termini di indifferenza che di solidarietà con gli autori. A partire da queste analisi, l’intervento concentra l’attenzione su due elementi particolarmente rilevanti per comprendere la criminalità nella Sardegna contemporanea: gli omicidi, reati contro la persona gravi e violenti che hanno caratterizzato le vicende criminali dell’Isola negli ultimi due secoli, che rappresentano il fenomeno di maggiore gravità; il fenomeno delle coltivazioni illegali di cannabis che rappresenta una delle nuove tendenze della criminalità nell'Isola in termini di usi illegali del territorio.
2020
978-88-243-2649-0
Alcune tendenze della criminalità in Sardegna: omicidi e coltivazioni di cannabis / Pulino, Daniele; Spanu, Sara. - (2020), pp. 99-104.
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