La Leandreide, poema in terzine di area veneta del secondo Trecento attribuito a Giovanni Girolamo Nadal, intreccia Ovidio a Dante strettissimamente: suoi modelli espliciti sono, da un lato, le Eroidi ovidiane per l’argomento, e dall’altro la Commedia per la forma metrica e la lingua. Ma, al di là di questo, la complessa costruzione della Leandreide ha uno dei suoi maggiori tratti di interesse nella plastica rappresentazione del canone dei poeti antichi e moderni sub specie di “bella scola” di spiriti magni radunati nell’oltretomba dantesco che l’autore-personaggio esplora guidato da Amore. E sarà proprio Amore sua guida a indicargli il poeta sommo tra tutti: non Omero, ma Dante stesso: “…Pareva grave e somma/ persona, questo, pichol di statura/ Cum densa barba et pocha et nera chiomma”. Dante, a sua volta, presenta se stesso e la folla di spiriti che lo attornia come tutti a vario titolo discepoli di Amore: nessuno, aggiunge però, lo fu più che “chotesto mio fratello”, ovvero Ovidio. La sostituzione di Dante a Omero come vertice del canone, e quella di Ovidio a Virgilio nella posizione immediatamente successiva, sovvertono un canone poetico consolidato in primis dallo stesso Dante. Inoltre, il richiamo al rapporto strettissimo – fratelli – che lo lega a Ovidio, l’enfasi sulla comune militanza amorosa, e infine il rammarico espresso dal personaggio-Dante per non aver scritto in latino a causa della morte prematura, indicano da parte dell’autore della Leandreide, una predilezione per il Dante poeta d’amore che non è contraddetta dall’adesione, ovunque evidente nel poema, al modello della Commedia.

Ovidio fratello di Dante. L'aggiornamento del canone antico e moderno nella Leandreride di Giovanni Girolamo Nadal / Prosperi, Valentina. - (2019), pp. 249-277.

Ovidio fratello di Dante. L'aggiornamento del canone antico e moderno nella Leandreride di Giovanni Girolamo Nadal

Prosperi, Valentina
2019-01-01

Abstract

La Leandreide, poema in terzine di area veneta del secondo Trecento attribuito a Giovanni Girolamo Nadal, intreccia Ovidio a Dante strettissimamente: suoi modelli espliciti sono, da un lato, le Eroidi ovidiane per l’argomento, e dall’altro la Commedia per la forma metrica e la lingua. Ma, al di là di questo, la complessa costruzione della Leandreide ha uno dei suoi maggiori tratti di interesse nella plastica rappresentazione del canone dei poeti antichi e moderni sub specie di “bella scola” di spiriti magni radunati nell’oltretomba dantesco che l’autore-personaggio esplora guidato da Amore. E sarà proprio Amore sua guida a indicargli il poeta sommo tra tutti: non Omero, ma Dante stesso: “…Pareva grave e somma/ persona, questo, pichol di statura/ Cum densa barba et pocha et nera chiomma”. Dante, a sua volta, presenta se stesso e la folla di spiriti che lo attornia come tutti a vario titolo discepoli di Amore: nessuno, aggiunge però, lo fu più che “chotesto mio fratello”, ovvero Ovidio. La sostituzione di Dante a Omero come vertice del canone, e quella di Ovidio a Virgilio nella posizione immediatamente successiva, sovvertono un canone poetico consolidato in primis dallo stesso Dante. Inoltre, il richiamo al rapporto strettissimo – fratelli – che lo lega a Ovidio, l’enfasi sulla comune militanza amorosa, e infine il rammarico espresso dal personaggio-Dante per non aver scritto in latino a causa della morte prematura, indicano da parte dell’autore della Leandreide, una predilezione per il Dante poeta d’amore che non è contraddetta dall’adesione, ovunque evidente nel poema, al modello della Commedia.
2019
9788893661126
Ovidio fratello di Dante. L'aggiornamento del canone antico e moderno nella Leandreride di Giovanni Girolamo Nadal / Prosperi, Valentina. - (2019), pp. 249-277.
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