Il saggio ripercorre l’evoluzione della giurisprudenza della Corte Suprema americana in materia di pena capitale a partire dagli anni sessanta, quando venne indetta una moratoria sulle esecuzioni grazie all’operato dei movimenti per la difesa dei diritti civili. Ripercorsi i due noti leading cases, Furman v. Georgia (1972) e l’overruling Gregg v. Georgia (1976), nonché la dottrina costituzionalistica relativa all’VIII Emendamento che sancisce il divieto di pene crudeli e inusitate, il saggio ricostruisce il ruolo della giurisprudenza costituzionale americana negli anni ottanta e novanta, una giurisprudenza caratterizzata dalla volontà di allontanarsi dall’attualità politica e dunque dalla ‘neutralità’ in tema di pena capitale, sino ai più recenti orientamenti garantisti e all’attualità, votata a sancire la legittimità dei metodi di esecuzione. Il saggio conclude constatando la mancata e non futuribile dichiarazione di incostituzionalità della pena di morte in sé alla luce dell’VIII Emendamento nella storia della giurisprudenza americana. Una grave lacuna, imputabile al conservatorismo giudiziario ormai dominante in seno alla Corte Suprema statunitense dopo il tramonto della progressista ‘Warren Court’.
La legittimità costituzionale della pena di morte nella giurisprudenza della Corte Suprema americana / Goisis, L.. - (2018), pp. 457-498.
La legittimità costituzionale della pena di morte nella giurisprudenza della Corte Suprema americana
Goisis, L.
2018-01-01
Abstract
Il saggio ripercorre l’evoluzione della giurisprudenza della Corte Suprema americana in materia di pena capitale a partire dagli anni sessanta, quando venne indetta una moratoria sulle esecuzioni grazie all’operato dei movimenti per la difesa dei diritti civili. Ripercorsi i due noti leading cases, Furman v. Georgia (1972) e l’overruling Gregg v. Georgia (1976), nonché la dottrina costituzionalistica relativa all’VIII Emendamento che sancisce il divieto di pene crudeli e inusitate, il saggio ricostruisce il ruolo della giurisprudenza costituzionale americana negli anni ottanta e novanta, una giurisprudenza caratterizzata dalla volontà di allontanarsi dall’attualità politica e dunque dalla ‘neutralità’ in tema di pena capitale, sino ai più recenti orientamenti garantisti e all’attualità, votata a sancire la legittimità dei metodi di esecuzione. Il saggio conclude constatando la mancata e non futuribile dichiarazione di incostituzionalità della pena di morte in sé alla luce dell’VIII Emendamento nella storia della giurisprudenza americana. Una grave lacuna, imputabile al conservatorismo giudiziario ormai dominante in seno alla Corte Suprema statunitense dopo il tramonto della progressista ‘Warren Court’.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.