La pluralità di attori delle politiche sociali è una complessità che può essere governata? Programmare e progettare interventi e servizi alla persona, dopo la 328/2000, significa prendere in considerazione il ruolo delle comunità locali nel welfare partecipato, soprattutto nei termini di una corresponsabilità gestionale e che qui chiamiamo programmazione condivisa. Ci si domanda se le cosiddette nuove politiche sociali siano tali perché aiutano il sistema a diventare “a misura di persona”, generativo di nuovi mondi vitali. Nelle nuove politiche sociali la persona è considerata non come il termine problematico di un intervento che rende passivi e dipendenti dalla pubblica assistenza, ma il punto di forza per creare investimenti e sollecitare potenzialità, capacitazioni, diritti di cittadinanza. A tale scopo non sono sufficienti però gli attori istituzionali (enti locali e asl) né i servizi sociali, se a questi non si affianca il ruolo degli attori comunitari (terzo settore, volontariato e cooperazione sociale) che, nei diversi territori - ma con particolare riferimento al caso sardo - affrontano un difficile percorso di condivisione: di linguaggi, visioni, pratiche, professioni.
Introduzione / Piga, Maria Lucia. - (2015), pp. 7-15.
Introduzione
maria lucia piga
2015-01-01
Abstract
La pluralità di attori delle politiche sociali è una complessità che può essere governata? Programmare e progettare interventi e servizi alla persona, dopo la 328/2000, significa prendere in considerazione il ruolo delle comunità locali nel welfare partecipato, soprattutto nei termini di una corresponsabilità gestionale e che qui chiamiamo programmazione condivisa. Ci si domanda se le cosiddette nuove politiche sociali siano tali perché aiutano il sistema a diventare “a misura di persona”, generativo di nuovi mondi vitali. Nelle nuove politiche sociali la persona è considerata non come il termine problematico di un intervento che rende passivi e dipendenti dalla pubblica assistenza, ma il punto di forza per creare investimenti e sollecitare potenzialità, capacitazioni, diritti di cittadinanza. A tale scopo non sono sufficienti però gli attori istituzionali (enti locali e asl) né i servizi sociali, se a questi non si affianca il ruolo degli attori comunitari (terzo settore, volontariato e cooperazione sociale) che, nei diversi territori - ma con particolare riferimento al caso sardo - affrontano un difficile percorso di condivisione: di linguaggi, visioni, pratiche, professioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.