La storiografia ha tradizionalmente attribuito un ruolo marginale alle attività degli operatori commerciali campani nel sistema degli scambi del tardo medioevo, tanto da far ipotizzare una debolezza strutturale della flotta e la dipendenza dei trasporti dalla marineria straniera. Gli studi, condizionati dalle fonti utilizzate, si erano focalizzati sull’organizzazione del grande commercio, il livello più alto della circolazione mercantile, imperniato sullo scalo di Napoli e sugli uomini d’affari delle città italiane, segnatamente toscani. In ombra rimaneva il ruolo dei mercanti e degli armatori campani le cui attività, per un cinquantennio sono ricostruibili attraverso le fonti fiscali cagliaritane. Da una prospettiva eccentrica, l’osservatorio sardo intercetta le intense attività dei campani nell’area tirrenica e apporta nuovi dati che ricompongono le reti di relazioni, i profili economici e i settori di investimento dei gruppi protagonisti di queste intense attività. Il quadro restituisce le funzioni disimpegnate dai diversi scali del regno, in relazione a Napoli e nel Mezzogiorno, oltre che la consistenza e la struttura della flotta. Emerge la fitta rete di rotte che innerva e alimenta le arterie del commercio a lunga distanza e costituisce il circuito intermedio su cui viaggia la domanda di quei beni di massa destinati ai consumi dei ceti medi, allargati dopo la crisi trecentesca, di cui i campani nel Tirreno disimpegnano una larga quota della commercializzazione, oltre che della distribuzione per conto degli operatori del Mezzogiorno e di numerosi toscani e di altra nazionalità impegnati su questi itinerari a medio raggio.

Il regno di Napoli nel Mediterraneo del Trecento / Simbula, Pinuccia Franca. - (2017), pp. 257-302.

Il regno di Napoli nel Mediterraneo del Trecento

Simbula Pinuccia Franca
2017-01-01

Abstract

La storiografia ha tradizionalmente attribuito un ruolo marginale alle attività degli operatori commerciali campani nel sistema degli scambi del tardo medioevo, tanto da far ipotizzare una debolezza strutturale della flotta e la dipendenza dei trasporti dalla marineria straniera. Gli studi, condizionati dalle fonti utilizzate, si erano focalizzati sull’organizzazione del grande commercio, il livello più alto della circolazione mercantile, imperniato sullo scalo di Napoli e sugli uomini d’affari delle città italiane, segnatamente toscani. In ombra rimaneva il ruolo dei mercanti e degli armatori campani le cui attività, per un cinquantennio sono ricostruibili attraverso le fonti fiscali cagliaritane. Da una prospettiva eccentrica, l’osservatorio sardo intercetta le intense attività dei campani nell’area tirrenica e apporta nuovi dati che ricompongono le reti di relazioni, i profili economici e i settori di investimento dei gruppi protagonisti di queste intense attività. Il quadro restituisce le funzioni disimpegnate dai diversi scali del regno, in relazione a Napoli e nel Mezzogiorno, oltre che la consistenza e la struttura della flotta. Emerge la fitta rete di rotte che innerva e alimenta le arterie del commercio a lunga distanza e costituisce il circuito intermedio su cui viaggia la domanda di quei beni di massa destinati ai consumi dei ceti medi, allargati dopo la crisi trecentesca, di cui i campani nel Tirreno disimpegnano una larga quota della commercializzazione, oltre che della distribuzione per conto degli operatori del Mezzogiorno e di numerosi toscani e di altra nazionalità impegnati su questi itinerari a medio raggio.
2017
978-88-88283-42-5
Il regno di Napoli nel Mediterraneo del Trecento / Simbula, Pinuccia Franca. - (2017), pp. 257-302.
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