Il romanzo Elias Portolu fu pubblicato nel 1900 sulla «Nuova Antologia». Nel 1903 vide la luce in volume con la torinese Roux e Viarengo. Nel 1917 venne ripubblicato dai fratelli Treves per essere ristampato prima nel 1920 e poi nel 1928. La presente edizione critica è il risultato di un lavoro di individuazione, rappresentazione e studio delle varianti d’autore intercorrenti fra le varie edizioni. Il vero picco variantistico si esplicò, diffusamente e con intensità di intervento, nell’edizione del 1917. La Deledda dopo quattordici anni non si limitò alla sola emendazione dei refusi ma, colta da numerosi ripensamenti, innovò in centinaia di luoghi del testo (quasi 1.500 varianti). L’importanza documentaria, filologica, linguistica e critica dell’edizione Treves, dunque, sta proprio in questa non trascurabile (e invece fino a oggi trascurata) diffusa difformità di lezione con le primitive edizioni. Gli studiosi, infatti, hanno preferito concentrare la loro attenzione principalmente sulle redazioni del 1900 e del 1903 senza tenere nella dovuta considerazione la fisionomia assestata del testo, ossia l’ultimo anello della catena genetico-evolutiva che molto rivela sull’artigianato compositivo e sul laboratorio di scrittura del Nobel sardo.
Elias Portolu / Manca, Dino Gesuino. - 1:(2017), pp. 1-244.
Elias Portolu
MANCA, Dino Gesuino
2017-01-01
Abstract
Il romanzo Elias Portolu fu pubblicato nel 1900 sulla «Nuova Antologia». Nel 1903 vide la luce in volume con la torinese Roux e Viarengo. Nel 1917 venne ripubblicato dai fratelli Treves per essere ristampato prima nel 1920 e poi nel 1928. La presente edizione critica è il risultato di un lavoro di individuazione, rappresentazione e studio delle varianti d’autore intercorrenti fra le varie edizioni. Il vero picco variantistico si esplicò, diffusamente e con intensità di intervento, nell’edizione del 1917. La Deledda dopo quattordici anni non si limitò alla sola emendazione dei refusi ma, colta da numerosi ripensamenti, innovò in centinaia di luoghi del testo (quasi 1.500 varianti). L’importanza documentaria, filologica, linguistica e critica dell’edizione Treves, dunque, sta proprio in questa non trascurabile (e invece fino a oggi trascurata) diffusa difformità di lezione con le primitive edizioni. Gli studiosi, infatti, hanno preferito concentrare la loro attenzione principalmente sulle redazioni del 1900 e del 1903 senza tenere nella dovuta considerazione la fisionomia assestata del testo, ossia l’ultimo anello della catena genetico-evolutiva che molto rivela sull’artigianato compositivo e sul laboratorio di scrittura del Nobel sardo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.