Innumerevoli e preziose sono, in Sardegna, le effigi di Sant’Elena Imperatrice, segno di una antica devozione verso la madre di Costantino il Grande, onorata e venerata come celeste “reyna y protectora” delle genti dell’isola, come scriveva nel 1658, Agostino Tola, vagheggiandone persino l’origine sarda, in un libello La corona de los triumphos de los santos del reyno de Serdegna, en el qual se prueva con 24 razones que santa Elena madre del Emperador San Costantino el Magno fue de Serdegna, a Bosa, nella Chiesa palatina di Regnos Altos, così meticolosamente studiata da Fernanda Poli, che Elena imperatrice appare, col volto realisticamente segnato dal tempo, nel suo ruolo di coimperatrix, accanto al figlio Costantino. Elena e Costantino, madre e figlio, appaiono così come consortes regni secondo uno schema consueto nella tradizione bizantina e tuttora diffuso nella Chiesa d’Oriente a ribadirne i complessi legami storico-culturali con la nostra isola. appare, per nulla idealizzata, anziana e indomita matriarca in trono sempre a Benetutti, la Croce come un immenso scettro nella destra e, nella sinistra protesa, i chiodi della Passione di Cristo, che diverranno essenziali per consacrare Costantino Imperatore cristiano. Così Jacopo da Varagine nella Legenda aurea: dopo il loro ritrovamento miracoloso, Elena “portò i chiodi con cui il corpo del Signore era stato appeso alla croce al figlio, che, come riporta Eusebio di Cesarea, fece con alcuni il morso del cavallo che usava in battaglia e con altri armò il suo elmo E’ grazie al morso magico, talismano potentissimo donatogli dalla madre per il suo cavallo, che Costantino Imperatore, cavaliere e soldato , può adempiere al suo destino: invincibile, invictus , trionfa dei nemici della nuova religione ma allo stesso tempo governa, guida il suo popolo saggiamente. Potere e misericordia. La Corona e il freno assieme. A Bosa, Costantino incoronato, una lunga lancia nella destra e i chiodi talismanici nella sinistra, sembra aver delegato questa sua duplice prerogativa ai due Santi cavalieri, che, non a caso, sono stati inclusi nell’affresco: il misericordioso S. Martino e l’implacabile S. Giorgio. Il morso che Atena ha creato e donato all’eroe Bellerofonte perché il caos, il male venisse sconfitto, è allora magico e protettivo quanto quello, trasfigurato in sacra reliquia cristologica, di cui Elena fa, per le stesse ragioni, dono a Costantino. Ed è in virtù di questo morso consacrato che il suo cavallo parimenti si trasfigura in un destriero provvidenziale, operatore di destino, indispensabile nella costruzione del nuovo mondo che nasceva all’ombra della Croce.

Sant'Elena Imperatrice in Sardegna / Cherchi, Gavina Luigia Giuseppina. - (2016), pp. 428-440.

Sant'Elena Imperatrice in Sardegna

CHERCHI, Gavina Luigia Giuseppina
Writing – Original Draft Preparation
2016-01-01

Abstract

Innumerevoli e preziose sono, in Sardegna, le effigi di Sant’Elena Imperatrice, segno di una antica devozione verso la madre di Costantino il Grande, onorata e venerata come celeste “reyna y protectora” delle genti dell’isola, come scriveva nel 1658, Agostino Tola, vagheggiandone persino l’origine sarda, in un libello La corona de los triumphos de los santos del reyno de Serdegna, en el qual se prueva con 24 razones que santa Elena madre del Emperador San Costantino el Magno fue de Serdegna, a Bosa, nella Chiesa palatina di Regnos Altos, così meticolosamente studiata da Fernanda Poli, che Elena imperatrice appare, col volto realisticamente segnato dal tempo, nel suo ruolo di coimperatrix, accanto al figlio Costantino. Elena e Costantino, madre e figlio, appaiono così come consortes regni secondo uno schema consueto nella tradizione bizantina e tuttora diffuso nella Chiesa d’Oriente a ribadirne i complessi legami storico-culturali con la nostra isola. appare, per nulla idealizzata, anziana e indomita matriarca in trono sempre a Benetutti, la Croce come un immenso scettro nella destra e, nella sinistra protesa, i chiodi della Passione di Cristo, che diverranno essenziali per consacrare Costantino Imperatore cristiano. Così Jacopo da Varagine nella Legenda aurea: dopo il loro ritrovamento miracoloso, Elena “portò i chiodi con cui il corpo del Signore era stato appeso alla croce al figlio, che, come riporta Eusebio di Cesarea, fece con alcuni il morso del cavallo che usava in battaglia e con altri armò il suo elmo E’ grazie al morso magico, talismano potentissimo donatogli dalla madre per il suo cavallo, che Costantino Imperatore, cavaliere e soldato , può adempiere al suo destino: invincibile, invictus , trionfa dei nemici della nuova religione ma allo stesso tempo governa, guida il suo popolo saggiamente. Potere e misericordia. La Corona e il freno assieme. A Bosa, Costantino incoronato, una lunga lancia nella destra e i chiodi talismanici nella sinistra, sembra aver delegato questa sua duplice prerogativa ai due Santi cavalieri, che, non a caso, sono stati inclusi nell’affresco: il misericordioso S. Martino e l’implacabile S. Giorgio. Il morso che Atena ha creato e donato all’eroe Bellerofonte perché il caos, il male venisse sconfitto, è allora magico e protettivo quanto quello, trasfigurato in sacra reliquia cristologica, di cui Elena fa, per le stesse ragioni, dono a Costantino. Ed è in virtù di questo morso consacrato che il suo cavallo parimenti si trasfigura in un destriero provvidenziale, operatore di destino, indispensabile nella costruzione del nuovo mondo che nasceva all’ombra della Croce.
2016
978-88-7138-913-4
Sant'Elena Imperatrice in Sardegna / Cherchi, Gavina Luigia Giuseppina. - (2016), pp. 428-440.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11388/176717
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact