La tematica dell’agente undercover – oggetto di numerosi studi nell’ambito sostanziale – è stata affrontata sotto il meno esplorato profilo del suo inquadramento nelle dinamiche processuali, al fine di verificare la legittimità del ricorso al tale strumento, i limiti operativi dello stesso nonché il suo apporto gnoseologico alla fase dibattimentale. A tale fine, si è proceduto attraverso una iniziale ricognizione evolutiva dell’istituto partendo dalle prime ricostruzioni dottrinali dell’ottocento sino alla normativa attuale. Gli aspetti di maggiore interesse procedimentale hanno avuto ad oggetto, innanzitutto, il tentativo di chiarire i dubbi ermeneutici relativi alla sua classificazione come attività di prevenzione, ovvero come vera e propria ricerca della prova, in funzione repressiva, all’interno di un procedimento penale regolarmente instaurato. Inoltre, si è proceduto all’analisi delle diverse normativa speciali – relative, tutte, a reati di particolare gravità o allarme sociale – che sotto la vigenza del nuovo codice hanno provveduto ad introdurre la possibilità di ricorrere all’agente undercover e, nel dettaglio, a verificare quali siano i rapporti fra i diversi soggetti protagonisti delle indagini preliminari alla luce del necessario inquadramento della disciplina speciale nell’ordinario ambito codicistico di svolgimento delle investigazioni stesse. Un altro importante aspetto della ricerca riguarda la posizione processuale che l’agente sotto copertura, una volta esaurita la sua attività mascherata, viene ad assumere. In tal senso si sono registrate le diverse ricostruzioni dottrinali e giurisprudenziali da un lato orientate al principio del cosiddetto “recupero del sapere investigativo” e dall’altro rivolte a non limitare il diritto di difesa e, ancor di più, il principio del contraddittorio nella formazione della prova, senza dimenticare i fisiologici problemi relativi alla tutela dell’identità dell’agente sotto copertura e della propria incolumità. Tali problematiche sono state affrontate al fine di porre in luce quali siano i riflessi sull’aspetto che indubbiamente suscita il maggior interesse per la sua capacità di influenzare la decisione: l’utilizzazione probatoria dell’attività undercover. Si è infine concluso con una indagine comparatistica degli ordinamenti continentali e di common law al fine di trarne utili indicazioni per apporti normativi anche de iure condendo.
Le operazioni sotto copertura / Barrocu, Giovanni. - 1:(2011), pp. 1-241.
Le operazioni sotto copertura
BARROCU, Giovanni
2011-01-01
Abstract
La tematica dell’agente undercover – oggetto di numerosi studi nell’ambito sostanziale – è stata affrontata sotto il meno esplorato profilo del suo inquadramento nelle dinamiche processuali, al fine di verificare la legittimità del ricorso al tale strumento, i limiti operativi dello stesso nonché il suo apporto gnoseologico alla fase dibattimentale. A tale fine, si è proceduto attraverso una iniziale ricognizione evolutiva dell’istituto partendo dalle prime ricostruzioni dottrinali dell’ottocento sino alla normativa attuale. Gli aspetti di maggiore interesse procedimentale hanno avuto ad oggetto, innanzitutto, il tentativo di chiarire i dubbi ermeneutici relativi alla sua classificazione come attività di prevenzione, ovvero come vera e propria ricerca della prova, in funzione repressiva, all’interno di un procedimento penale regolarmente instaurato. Inoltre, si è proceduto all’analisi delle diverse normativa speciali – relative, tutte, a reati di particolare gravità o allarme sociale – che sotto la vigenza del nuovo codice hanno provveduto ad introdurre la possibilità di ricorrere all’agente undercover e, nel dettaglio, a verificare quali siano i rapporti fra i diversi soggetti protagonisti delle indagini preliminari alla luce del necessario inquadramento della disciplina speciale nell’ordinario ambito codicistico di svolgimento delle investigazioni stesse. Un altro importante aspetto della ricerca riguarda la posizione processuale che l’agente sotto copertura, una volta esaurita la sua attività mascherata, viene ad assumere. In tal senso si sono registrate le diverse ricostruzioni dottrinali e giurisprudenziali da un lato orientate al principio del cosiddetto “recupero del sapere investigativo” e dall’altro rivolte a non limitare il diritto di difesa e, ancor di più, il principio del contraddittorio nella formazione della prova, senza dimenticare i fisiologici problemi relativi alla tutela dell’identità dell’agente sotto copertura e della propria incolumità. Tali problematiche sono state affrontate al fine di porre in luce quali siano i riflessi sull’aspetto che indubbiamente suscita il maggior interesse per la sua capacità di influenzare la decisione: l’utilizzazione probatoria dell’attività undercover. Si è infine concluso con una indagine comparatistica degli ordinamenti continentali e di common law al fine di trarne utili indicazioni per apporti normativi anche de iure condendo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.