In the ancient societies a man was member of a definite group from his birth, he had a previously established way of life and his identity cannot be brought into question: one was hunter and member of the tribe, and that was all. In the current society the identity become more mobile, multiple and auto-reflexive and it can be subject to changes and innovations. Today the belongings are fragmented, the identities are not vanished, but they changed their dimensions and functions, becoming various. The identity is rather the result of a construction process, and a shared common memory is a fundamental aspect of the social life which can be identified as a distinguishing mark of identity. A social memory composed by knowledges, values, cultures which are the local knowledge. The question is therefore if and how the identity can be a development factor or, on the contrary, if the permanent continuity of traditions, habits, way of life and of production is an obstacle to development and growth. In this point there are two orders of issues: the transmission of traditional knowledge to the new generations and the insertion of new technologies in the traditional societies. About the first aspect, the transmission of knowledge must be through the observation and the practice: the traditional activities cannot be learned through the codified instruction. About the second aspect, it is necessary overcome the classic tripartite model which had three different subjects (searcher, technical assistant and producer) often incapable of communicativeness, because of their different education and because of the social distance. In other words, it’s necessary the overcoming the distrust between the possessor of theoretical knowledge and the possessor of practical experience

Nelle società premoderne una persona nasceva e moriva come membro di un gruppo definito con un unico percorso di vita stabilito in precedenza e l’identità non poteva essere messa in discussione: uno era cacciatore e membro della tribù, e questo era tutto. Nella società attuale l’identità diventa più mobile, multipla, personale e autoriflessiva e può essere soggetta a cambiamenti e innovazioni: oggi le appartenenze sono frammentate, le identità non sono scomparse, ma hanno cambiato dimensioni e funzioni diventando plurime. L’identità è piuttosto il risultato di un processo di costruzione, per cui una condivisa memoria collettiva appare come uno dei principali aspetti della vita sociale che può essere individuato come fattore di riconoscimento identitario. Una memoria storica di cui è componente fondamentale quell’insieme di conoscenze, di valori, di culture che possono altrimenti essere definiti col termine di saperi locali, la cui pratica e le cui manifestazioni costituiscono la base morale e materiale dell’identità di un popolo. I fattori che possono essere assunti come indicatori di identità sono infiniti, ma ciò che conta è il livello di riconoscimento e di autoriconoscimento, perché questi elementi non diventino parte di una discutibile retorica dell’identità. L’interrogativo che si pone è quindi se e in che modo l’identità, come uno stato della coscienza dei soggetti facenti parte di un gruppo, di cui è elemento fondamentale la condivisione di norme, di valori, di manifestazioni, di forme di espressione, di saperi, di pratiche possa essere fattore di sviluppo. O, al contrario, se il permanere di tradizioni, abitudini, modi di fare e di produrre sia un ostacolo allo sviluppo e alla crescita. A questo punto si pongono due ordini di problemi: quello della trasmissione dei saperi tradizionali alle nuove generazioni e quello dell’introduzione di nuove tecnologie nelle società tradizionali. Per il primo aspetto, la trasmissione dei saperi deve avvenire attraverso l’osservazione e la pratica: le attività tradizionali non si imparano attraverso l’istruzione codificata. Per il secondo aspetto è necessario superare il modello classico che vedeva tre distinte figure, ricercatore, assistente tecnico, produttore, spesso incapaci per formazione e per distanza sociale di comunicare tra di loro. In altri termini, si tratta di superare la diffidenza tra chi possiede le conoscenze teoriche e chi possiede l’esperienza pratica

Identità, saperi locali e sviluppo / Fadda, Antonio. - (2009), pp. 13-37.

Identità, saperi locali e sviluppo

FADDA, Antonio
2009-01-01

Abstract

In the ancient societies a man was member of a definite group from his birth, he had a previously established way of life and his identity cannot be brought into question: one was hunter and member of the tribe, and that was all. In the current society the identity become more mobile, multiple and auto-reflexive and it can be subject to changes and innovations. Today the belongings are fragmented, the identities are not vanished, but they changed their dimensions and functions, becoming various. The identity is rather the result of a construction process, and a shared common memory is a fundamental aspect of the social life which can be identified as a distinguishing mark of identity. A social memory composed by knowledges, values, cultures which are the local knowledge. The question is therefore if and how the identity can be a development factor or, on the contrary, if the permanent continuity of traditions, habits, way of life and of production is an obstacle to development and growth. In this point there are two orders of issues: the transmission of traditional knowledge to the new generations and the insertion of new technologies in the traditional societies. About the first aspect, the transmission of knowledge must be through the observation and the practice: the traditional activities cannot be learned through the codified instruction. About the second aspect, it is necessary overcome the classic tripartite model which had three different subjects (searcher, technical assistant and producer) often incapable of communicativeness, because of their different education and because of the social distance. In other words, it’s necessary the overcoming the distrust between the possessor of theoretical knowledge and the possessor of practical experience
2009
978-88-6025-133-6
Nelle società premoderne una persona nasceva e moriva come membro di un gruppo definito con un unico percorso di vita stabilito in precedenza e l’identità non poteva essere messa in discussione: uno era cacciatore e membro della tribù, e questo era tutto. Nella società attuale l’identità diventa più mobile, multipla, personale e autoriflessiva e può essere soggetta a cambiamenti e innovazioni: oggi le appartenenze sono frammentate, le identità non sono scomparse, ma hanno cambiato dimensioni e funzioni diventando plurime. L’identità è piuttosto il risultato di un processo di costruzione, per cui una condivisa memoria collettiva appare come uno dei principali aspetti della vita sociale che può essere individuato come fattore di riconoscimento identitario. Una memoria storica di cui è componente fondamentale quell’insieme di conoscenze, di valori, di culture che possono altrimenti essere definiti col termine di saperi locali, la cui pratica e le cui manifestazioni costituiscono la base morale e materiale dell’identità di un popolo. I fattori che possono essere assunti come indicatori di identità sono infiniti, ma ciò che conta è il livello di riconoscimento e di autoriconoscimento, perché questi elementi non diventino parte di una discutibile retorica dell’identità. L’interrogativo che si pone è quindi se e in che modo l’identità, come uno stato della coscienza dei soggetti facenti parte di un gruppo, di cui è elemento fondamentale la condivisione di norme, di valori, di manifestazioni, di forme di espressione, di saperi, di pratiche possa essere fattore di sviluppo. O, al contrario, se il permanere di tradizioni, abitudini, modi di fare e di produrre sia un ostacolo allo sviluppo e alla crescita. A questo punto si pongono due ordini di problemi: quello della trasmissione dei saperi tradizionali alle nuove generazioni e quello dell’introduzione di nuove tecnologie nelle società tradizionali. Per il primo aspetto, la trasmissione dei saperi deve avvenire attraverso l’osservazione e la pratica: le attività tradizionali non si imparano attraverso l’istruzione codificata. Per il secondo aspetto è necessario superare il modello classico che vedeva tre distinte figure, ricercatore, assistente tecnico, produttore, spesso incapaci per formazione e per distanza sociale di comunicare tra di loro. In altri termini, si tratta di superare la diffidenza tra chi possiede le conoscenze teoriche e chi possiede l’esperienza pratica
Identità, saperi locali e sviluppo / Fadda, Antonio. - (2009), pp. 13-37.
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